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Si può parlare di Surrealismo italiano? La mostra alla Fondazione Magnani-Rocca prova a fare luce sul rapporto tra Surrealismo e Italia

Sono tante le iniziative internazionali che nell’anno 2024 si sono succedute per celebrare il centenario del Surrealismo, a partire dalla grande retrospettiva itinerante che fino al 2026 viaggerà tra Bruxelles, Parigi, Amburgo, Madrid e Philadelphia. Anche in Italia lo stato degli studi sull’avanguardia è stato indagato da numerosi eventi specialistici e convegni, ma solo la Fondazione Magnani-Rocca ha ospitato una densa mostra retrospettiva dall’impianto storico, che prova ad aprire al grande pubblico alcuni aspetti a lungo dibattuti dalla critica.

“Il Surrealismo e l’Italia”, veduta della mostra presso Fondazione Magnani-Rocca, Mamiano di Traversetolo, Parma © kreativehouse, courtesy Fondazione Magnani-Rocca, Mamiano di Traversetolo (Parma)

Il Surrealismo e l’Italia raccoglie più di 150 opere per lo più provenienti da musei pubblici e fondazioni private con sede in Italia, provando a restituire tutta la complessità della relazione tra il nostro paese e uno dei più longevi movimenti del Novecento, coprendo cronologicamente un arco temporale che va dagli anni Venti fino alla fine degli anni Sessanta. Un taglio che non solo esalta gli artisti che hanno ripensato la lezione del Surrealismo, ma che guarda con interesse ad aspetti troppo spesso ritenuti secondari, quali il collezionismo e le produzioni editoriali, che al contrario forniscono un’immagine nitida della penetrazione, assai peculiare, dell’avanguardia nello stivale. Aspetti implementati e doviziosamente approfonditi anche dal corposo catalogo che accompagna la mostra, che si costituisce come aggiornatissima relazione sulla configurazione e sulla specificità dell’avanguardia nella sua variante italiana.

Leonor Fini, “Le crépuscule du matin”, 1979, olio su tela © Leonor Fini, by SIAE 2024, courtesy Fondazione Magnani-Rocca, Mamiano di Traversetolo (Parma)

Il percorso della mostra, curata da Alice Ensabella, Alessandro Nigro, Stefano Roffi, procede attraverso la presentazione dei tanti artisti internazionali che hanno partecipato al Surrealismo (da Magritte a Dalí, da Man Ray a Ernst, da Masson a Matta), con attenzione a rappresentare il grande catalogo di possibilità di espressione e media connesso all’avanguardia, come pittura (figurativa e di astrazione), fotografia, collage, scultura etc. Parallelamente, grazie a un’oculata scelta di documenti, viene chiarito come nell’alveo della diffusione internazionale del movimento l’Italia rappresenti un’eccezione, visto l’ostracismo del Fascismo che ne ostacolò la ricezione, pur sfatando l’opinione che vi fosse una scarsa conoscenza dell’arte e della letteratura surrealista.

Enrico Baj, “Generale”, 1975, acrilici e collage su tavola, courtesy Fondazione Magnani-Rocca, Mamiano di Traversetolo (Parma)

A conferma di questa lettura, le sale successive ospitano alcuni esempi provenienti dalle più importanti collezioni sul suolo italiano, da quella di Peggy Guggenheim, presentata alla Biennale di Venezia del 1948, a quella del gallerista e critico Arturo Schwarz; da quella di Lucien Bilinelli caratterizzata dal corposo gruppo di opere della corrente belga del movimento; a quella dell’imprenditore/collezionista Enrico Lucci (successivamente donata al Museo del Territorio Biellese) da cui proviene uno dei pezzi più pregiati in esposizione, il dipinto di Magritte, L’epouvre du sommeil, del 1926. In questa sezione spicca per temi e complessità di diramazioni la sala dedicata alle raccolte di Enrico Baj e Antonio Passarè. Il primo, non solo autore di una personale rielaborazione del Surrealismo, fu anche importante collezionista capace di porre ancora una volta in dialogo dadaismo (pregevoli i ready made duchampiani) e l’avanguardia bretoniana; mentre la raccolta del medico milanese proponeva un cortocircuito tra oggetti etnografici e opere di E.L.T. Mesens, Wilfredo Lam e Roberto Matta, come ben rappresentato in mostra.

René Magritte, “L’épreuve du sommeil”, 1926, olio su tela © René Magritte, by SIAE 2024, courtesy Fondazione Magnani-Rocca, Mamiano di Traversetolo (Parma)

L’ultima sala, infine, tratteggia i contorni di una ricezione italiana del movimento, individuando due declinazioni: da una parte gli “Italian Surrealist” come definiti dal primo numero del 1946 della rivista “View”, ovvero Leonor Fini, Fabrizio Clerici, Stanislao Lepri etc., rappresentanti di un filone visionario, fantastico e neo-romantico;  dall’altra la presenza vitale del Surrealismo nelle poetiche dell’Informale e delle neoavanguardie in quel momento di ricostruzione dell’identità artistica italiana del dopoguerra, tra laceranti conflitti ideologici e audaci esplorazioni. In questa sezione, forse troppo piccola per ospitare tutte le diverse declinazioni dell’influsso dell’avanguardia, spiccano sicuramente gli affondi dedicati alle artiste Leonor Fini e Bona Tibertelli De Pisis De Mandiargues, che grazie a opere popolate di figure metamorfiche e fiabesche esplorano una visione del femminile quanto mai intrigante e attuale.

Info:

AA.VV. Il Surrealismo e l’Italia
14/09/2024 – 15/12/2024
Fondazione Magnani-Rocca
Via Fondazione Magnani Rocca, 4, Mamiano di Traversetolo (Parma)
www.magnanirocca.it


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