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Sonneck, Sander, Cristiani: a LABS Contemporary Ar...

Sonneck, Sander, Cristiani: a LABS Contemporary Art tre artisti interpretano la fragilità

In che modo si può interpretare l’esperienza umana con un linguaggio che arrivi nel profondo? In che modo si può far percepire la fragilità del tutto, dell’universo a cui apparteniamo? Temi così aperti e fecondi possono essere affrontati solo spingendosi oltre la logica, oltre il pensiero razionale, lasciandosi influenzare dalla realtà e da ciò che ci circonda. Questo è il processo alla base della mostra People I Know, presso LABS Contemporary Art di Bologna, dove in uno spazio unico, diversi linguaggi utilizzati da personalità molto differenti tra loro coabitano e dialogano circondando lo spettatore.

1.AA.VV., “People I Know”, 2025, installation view at Labs Contemporary Art, ph. courtesy LABS Contemporary Art

AA.VV., “People I Know”, 2025, installation view at Labs Contemporary Art, ph. courtesy LABS Contemporary Art

In una mostra che è al tempo stesso un’installazione, una performance e una scultura, si può percepire un forte legame con la realtà. Questa viene interpretata con linguaggi differenti. L’artista tedesca Elisabeth Sonneck, per esempio, collega radicalmente le sue opere non solo con il luogo espositivo, creando installazioni site specific, ma le fonde anche con il territorio a cui appartiene. Si possono infatti vedere in mostra oggetti intimamente legati all’estetica bolognese, direttamente prelevati dalla città, come i mattoni rossi in terracotta. L’idea di creare un contatto con il reale e di non forzare la creazione è uno dei più importanti ed essenziali valori che l’artista osserva. Le sue opere, realizzate con stesure precise e accurate di colore ad olio, sebbene siano così lineari da sembrare fatte in maniera meccanica, sono in realtà metodicamente create a mano libera. Il fattore vivo e umano lo si può notare dalle piccolissime imperfezioni che corrono lungo i bordi delle lunghe pennellate, dettagli visibili solo se si presta grande attenzione. Il gesto lega l’artista al supporto cartaceo su cui lavora e con il quale crea un dialogo, lo stesso che si può percepire tra i fogli dipinti e i prelievi bolognesi. Questi ultimi, nell’opera Scrollpainting144, fanno da perfetto contrappeso regalando alla composizione un equilibrio oltre che concettuale, anche visivo. Di quest’artista si può inoltre osservare, proiettata, la sua prima opera video che ritrae in modo semplice e non costruito gli elementi floreali di un cimitero: delicatezza, cura e intimità del reale sono i temi ricorrenti che vengono osservati attraverso le sue opere.

4.Finja Sander, “passiv agressiv IX”, 2024, cassetta da trasporto, ghirlanda di vetro, ruote, 50 x 60 x 40 cm ph. courtesy LABS Contemporary Art

Finja Sander, “Passiv Agressiv IX”, 2024, cassetta da trasporto, ghirlanda di vetro, ruote, 50 x 60 x 40 cm ph. courtesy LABS Contemporary Art

Tematiche affini sono studiate anche da Finja Sander. Molte delle sue creazioni ragionano sul passato della Germania, suo paese di origine, investigando sul senso comune e sul ruolo della memoria. L’artista attribuisce grande importanza anche all’azione del prendersi cura di questo lascito e di far rivivere i legami con esso. Essendo molto legata alla pratica performativa, i lavori esposti in mostra richiamano questo linguaggio, come nel caso di Schutzwall: un’opera che unisce al medium fotografico elementi che rimandano a quello performativo, creando una sintesi che va ad aprirsi a nuovi significati. L’atto di prendersi cura è ancora più evidente nell’opera Passiv Aggressiv IX, creata dal riassemblaggio di una lastra di vetro fatta a pezzi. In questo caso il vetro spezzato e ricomposto, che potrebbe sembrare il contrario della delicatezza, in realtà nasconde una grandissima precisione e accuratezza, senza la quale la lastra si sarebbe disintegrata. La forma a corona richiama un’atmosfera di sacralità resa ancora più evidente dall’interesse ricorrente verso i segni e i graffi che questo oggetto lascia sul contenitore di plastica. Queste tracce esaltate e reinterpretate in altre opere parlano del prendersi cura, del proteggere e del custodire.

1. Lucia Cristiani, “Mud Bath”, 2025, alghe brune oceaniche, cenere, sapone, sfere di acciaio, 84 x 54 x 3,5 cm, ph. courtesy LABS Contemporary Art

Lucia Cristiani, “Mud Bath”, 2025, alghe brune oceaniche, cenere, sapone, sfere di acciaio, 84 x 54 x 3,5 cm, ph. courtesy LABS Contemporary Art

Lucia Cristiani è di sicuro non meno interessata a tali argomenti. Con il suo linguaggio questi vengono interpretati con grande poesia, unendo la materia organica a quella non organica e creando sintesi nelle quali la vita diventa eterna. Nell’opera Mud Bath la cenere e il sapone si fondono intimamente con alghe e sfere di metallo, componendo un paesaggio nel quale la luce, riflettendo un po’ sulle bolle solidificate e un po’ sui piccoli elementi metallici, rimanda a visioni di suoli lunari o galassie (ancora più evidenti nella versione fatta con l’aggiunta carbone sempre esposta in mostra). Un’opera che è invece più legata alla sfera del sacrificio è Spugna Persa. In questo caso il bronzo colato sulla spugna non crea solo un calco di questa, ma ne assorbe l’essenza, privando la vita dall’oggetto organico e donando eternità. Essenziale in questo caso l’idea del prendersi cura e del rendere eterno l’oggetto organico richiamando ad un legame col tutto.

1.AA.VV., “People I Know”, 2025, installation view at Labs Contemporary Art, ph. courtesy LABS Contemporary Art

AA.VV., “People I Know”, 2025, installation view at Labs Contemporary Art, ph. courtesy LABS Contemporary Art

Memoria, corpo e natura sono le parole chiave di questa mostra, che ci spinge a osservare la fragilità dell’universo e dell’uomo utilizzando il corpo come mezzo di relazione con la materia: sia che lo si utilizzi per stendere meticolosamente lunghe pennellate di colore, sia che sia lo si usi per spezzare con grande attenzione piccole schegge di vetro. Il corpo rimane il mezzo più diretto che abbiamo per avere un contatto con il reale ed è tramite questo che è possibile creare una sintesi che richiami l’infinito e che ci spinga ad osservarlo.

Samuel Tonelli

Info:

Lucia Cristiani – Finja Sander – Elisabeth Sonneck. People I Know
Testo a cura di Giulia Marchi
27/09/2025 -1/11/2025
Labs Contemporary Art
Via Santo Stefano 38, Bologna
www.labsgallery.it


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