La storia di uno spazio d’arte potrebbe essere pensata come la storia del concetto di luogo. Sebbene la differenza tra i due termini sia davvero inavvertibile, il primo è in riferimento a un’estensione fisica, mentre il secondo ha una stretta relazione con le entità socioculturali di cui vive, attraverso un senso di libertà ideativa rispetto a ciò che è comune e non singolare. La vera forza vitale di quei territori, dove trovano spazio studi d’artista e sale espositive, è nella comune volontà di fare arte, pertanto, qualsiasi progetto venga ideato non è nell’intenzione di ciò che si può fare, bensì di ciò che si vuole fare. In particolare, l’offerta culturale di Palermo necessita di essere scoperta e raccontata più di ogni altra città, in quanto dagli anni Duemila a oggi è registrabile una crescente mutazione e sviluppo. Pertanto, risulta ancora poco descritta la sostanziale differenza rispetto alle altre città italiane, in quanto a Palermo, gli artisti e i loro spazi espositivi non lavorano per particolari fini, non hanno in vista alcuna meta da raggiungere, se non la ricerca e il potenziamento di crescita in quanto gruppo. Nonostante ogni artista abbia uno sviluppo autonomo, questi esiste e cresce nello spazio grazie a progetti condivisi come risposta di integrazione a ciò che vive quotidianamente. Da qui la domanda più immediata: perché gli artisti hanno voluto aggregarsi in questi luoghi? Spesso emerge l’esigenza pratica di possedere uno spazio al di fuori dall’Accademie di Belle Arti e dalla propria abitazione per operare, imponendosi allo stesso tempo la necessità di sviluppare non semplici contatti, bensì solide relazioni. È percepibile il bisogno di trovare un sito dove esprimersi liberamente, in cui l’agire come scelta, ceda al fare come produzione dei risultati concatenanti. Così, quanto si intende far emergere da questa raccolta di luoghi di Palermo è un’arte intesa come un’attività condivisa e reale, inscritta nella vita della città e immanente a essa, in un tessuto sociale e culturale fortemente dissimile.

Maria Tindara Azzaro, “Con il sole al tramonto”, 2025, installation view La Siringe, courtesy l’artista & La Siringe, Palermo
Sin dalla metà dell’Ottocento, quando gli artisti iniziarono a unirsi in gruppi indipendenti, il sistema dell’arte ufficiale fu segnato da una felice incrinatura che permise maggiore libertà e visibilità anche a chi era esterno a tale circuito. Sebbene sia passato molto tempo, oggi è comunque necessario chiedersi quanto la realtà urbana composta da musei, fondazioni, gallerie, spazi espositivi e collezionisti voglia e riesca a raccontare la profondità e la varietà della città. Tutti i luoghi di seguito citati presentano obbiettivi e programmazioni espositive differenti e, pur non insiti nella rete espositiva ufficiale, possiedono una marcata incisività nel panorama artistico di Palermo. A questo punto è necessario domandarsi se la ricchezza di tale canale alternativo può contribuire alla variazione e formazione del gusto collettivo e se esista davvero un pubblico pronto ad accoglierlo. Quest’ultimo aspetto non è affatto secondario, poiché i nuovi orientamenti necessitano per natura una costante relazione che non è mai univoca, bensì plurima. Cosicché le forze del gruppo sono sodali, mirate a far rete, non solo tra i fondatori, ma ulteriormente intese a creare occasioni di confronto e reale sviluppo ospitando progetti nazionali ed esteri. Ogni artista ragiona in maniera collettiva e poi individuale, ed è proprio questa la forza propulsiva di Palermo che manca alle altre città del nord e centro Italia: una felice alchimia che induce le differenze a vivere con armonia senza mai annullarsi e contrastarsi. Per cui tutto ciò che appartiene alla visione comune e al dialogo è ben accetto, proprio questa rara e particolare spinta ai comuni legami è motivata dalla città in cui l’arte si manifesta ovunque: nella ricca stratificazione culturale, nel modo di vivere, nella scelta dei vocaboli, nel cibo di cui si nutre, così è consequenziale che anche gli artisti presentino una rara sensibilità che permette loro di leggere, cambiare e interpretare il territorio in cui vivono.

Maria Tindara Azzaro, “Con il sole al tramonto”, 2025, installation view La Siringe, courtesy l’artista & La Siringe, Palermo
Tra gli spazi che verranno raccontati è comune la scelta del nome che prefigura la necessità di identificarsi nella storia del luogo e quindi in un credo. La Siringe è stata fondata nel 2021 da Enzo Calò, Gabriele Massaro, Davide Mineo, a cui si aggiunge la collaborazione di Carlo Corona. L’ambiente di piccole dimensioni, presenta dei pannelli fonoassorbenti sul soffitto in quanto lo spazio era adibito a sala prove e studio di registrazione. Inoltre, la denominazione del luogo si collega alla vita quotidiana dove sorge (via Merlo 28) che rimanda alla siringe, un organo vocale presente negli uccelli. Di particolare rilevanza è l’ambiente logoro, un elemento con cui gli artisti devono necessariamente misurarsi. Quanto esposto da Maria Tindara Azzaro (S. Agata di Militello, Catania, 1999) nella mostra Con il sole al tramonto, è un’installazione scultorea che sembra ricalcare i profili delle catene montuose che circondano la città. Ogni piega di tessuto realizzata in popeline di cotone si dispone in una fluida soluzione di continuità, un ordinato precipizio di pieghe tessili che lasciano emergere conformazioni continue. Come in una poesia, piegata tono su tono, le forme raccontano un falso processo geologico, sembrando piuttosto intente a fissare la perfetta interruzione dell’instante del tramonto, verosimilmente una stasi in divenire dei monti visti dalla pianura della Conca d’Oro su cui è adagiata Palermo.

“New Generation flag “, installation view, 2025, courtesy Parentesi Tonde, Palermo
In via Discesa dei Candelai 21 ha sede )( artist run space, lo spazio è stato fondato nel 2022 dagli artisti Roberto Orlando, Alberto Orilia, Rossella Poidomani, Francesca Baglieri, Antonio La Ferlita, e la curatrice Ilaria Cascino. Basato sulla libertà d’azione, anche in relazione al nome che tende ad aprirsi verso molteplici letture interpretative, il luogo è campo d’incontro e libera operazione artistica e di pensiero. L’ambiente, già macelleria nei primi del Novecento, poi negozio di ortofrutta e magazzino, oggi ospita progetti ideati da artisti italiani ed esteri. La mostra New Generations flag, a cui hanno partecipato tutti i fondatori, è imperniata sul simbolo della bandiera, non come elemento divisorio e di appartenenza, bensì quale occasione per una felice interpretazione di memorie intime. Così il dispositivo è stato decostruito in un semplice segnale, trasformato in un grande manifesto fotografico, altrimenti chiamato a raccogliere frammenti del passato e il rito iconico di una cara memoria. )( artist run space, come lascia intendere il nome, è una punteggiatura che racchiude un inciso, un isolamento rispetto a un contesto, ma è anche una felice pretesa volitiva per vivere lo spazio attraverso progetti, strumenti culturali privi di uno scopo specifico bensì ricchi di funzioni correlate.

Vanessa Traum y Los Perros, “Infinite Jest, io sono la tua insonnia”, 2025, installation view ALL, courtesy l’artista & ALL, Palermo
Una realtà altrettanto strutturata è All – fondata nel 2024 da Cristina Giarnecchia e Adriano La Licata, situato in via Chiavettieri 29 – ove artisti nazionali e internazionali lavorano con metodiche programmazioni espositive. Il ‘tutto’ a cui allude il nome è inteso come totalità mai indivisa e unita in un particolare equilibrio tra arte, vita e territorio cittadino. Così, in quel laboratorio attraverso naturali procedimenti di riuscite inclusioni, si organizzano mostre che uniscono la folle irrequietezza del pensiero, la sua sofferenza e il suo imprevedibile moto di spirito. In occasione della mostra Infinite Jest, io sono la tua insonnia di Vanessa Traum y Los Perros, meglio nota come Vanessa Alessi (Palermo, 1979), lo spazio si è trasformato in un luogo surreale in cui attraverso profondi collegamenti formali, linguistici, semantici e visivi si tracciano infinite possibilità di lettura. Alla stregua di un sogno, o forse piuttosto di un sereno incubo, emerge la follia visionaria di un’artista espressa tramite complessi rapporti formali, diversi automatismi, che anziché porre ordine, giocano sulla variazione del disordine e del suo infinito sistema di varianti.

Studio Topo, installation view degli studi, 2025, courtesy gli artisti & Studio Topo, Palermo
Si caratterizza di altrettanta pretesa di visionarietà lo Studio Topo, situato in un ex magazzino in via Giovanni Dotto 21, fondato nel 2024 dagli artisti Arianna Li Volsi, Claudia Boatta, Roberta Russo e Manfredi Di Piazza. Lo spazio nasce per offrire agli artisti un riferimento dove lavorare e confrontarsi. Quel che più colpisce rispetto agli altri spazi è l’invito all’apertura di fervidi confronti quali motivi di dialogo: un sentimento di radicale complementarità generato dalla consapevolezza di abbandonare un’arte ‘normativa’, per aprirsi a una condizione di verità artistica sentita e coinvolgente. Così tutte le opere, nel loro insieme sono caratterizzate da elementi estremamente dissimili, disegni, pitture, sculture dalla natura installativa che si trasformano in suggestive performance. Nel complesso l’insieme degli spazi descritti assicurano un ampio gruppo di ricerche pensieri, parole e visioni che restituiscono le immagini di una Palermo viva, lievitante di presenze visionarie che solo l’arte libera senza alcun timore.

Maria Vittoria Pinotti (1986, San Benedetto del Tronto) è storica dell’arte, autrice e critica indipendente. Attualmente è coordinatrice dell’Archivio fotografico di Claudio Abate e Manager presso lo Studio di Elena Bellantoni. Dal 2016 al 2023 ha rivestito il ruolo di Gallery Manager in una galleria nel centro storico di Roma. Ha lavorato con uffici ministeriali, quali il Segretariato Generale del Ministero della Cultura e l’Archivio Centrale dello Stato. Attualmente collabora con riviste del settore culturale concentrandosi su approfondimenti tematici dedicati all’arte moderna e contemporanea.
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