Un oggetto alterato nella forma in cosa si trasforma? Come si mescola lo spazio circostante con quello dell’oggetto stesso? In fondo, forma e spazio sono concetti analoghi, che si intrecciano reciprocamente; il primo veicola una visione definita, mentre il secondo rimanda verso la vastità sconfinata, ma nonostante questo sono due nozioni che definiscono ambedue una dimensione. Applicate in una meditazione in ambito artistico, esse si relazionano sia con l’oggetto in sé, sia con il contenuto manifestandosi in uno scambio continuo.

Sacha Kanah, “Grex”, installation view, curated by PROGETTO LUDOVICO, Fondazione ICA Milano, Milano. Ph. Michela Pedranti, Courtesy Fondazione ICA Milano and the artist
Il nuovo progetto artistico Grex di Sacha Kanah (Milano, 1981) allestito nella project room di Fondazione ICA Milano, a cura di PROGETTO LUDOVICO, prosegue sulla strada intrapresa dall’artista che indaga la materia, ma soprattutto lo spazio in relazione con la stessa opera d’arte. In Grex le opere esposte sono delle cisterne industriali provenienti da una tintoria, che l’artista ha accuratamente ripulito all’esterno – così candide e immacolate da sfiorare la trasparenza – e dalle quali ha espulso tutta l’aria. Gli strumenti industriali mutano in sculture sottovuoto bianche e opalescenti come nuvole, in un atto dissacrante in cui l’oggetto viene “distrutto” e allo stesso tempo riformato e reso alieno. L’artista governa questo processo di deformazione attraverso uno studio costante di sostanze chimiche e materiali plastici finalizzato al raggiungimento di un risultato, ovvero strutture astratte lattiginose che contengono nebulose sagome. L’effetto è lo stesso di guardare un oggetto attraverso un vetro satinato, dove la trasparenza gioca un ruolo fondamentale nel liberare l’immaginazione dell’osservatore lasciando intravedere silhouette morbide e vaporose.

Sacha Kanah, “Grex”, installation view, curated by PROGETTO LUDOVICO, Fondazione ICA Milano, Milano. Ph. Michela Pedranti, Courtesy Fondazione ICA Milano and the artist
Nelle sculture sottovuoto il “prosciugare l’aria” – un’azione interpretata come una privazione che altera la dimensione o lo spazio – è un espediente che mette in discussione la distanza tra contenitore e contenuto. La trasformazione della materia e della forma muta la nostra percezione; questa dualità tra ciò che è fisicamente visibile e ciò che è invisibile rende percettibile la mancanza, il vuoto. In questo modo, l’oggetto non è più solo un composto concreto e materiale, ma si trasforma anche nel soggetto di un processo di semantizzazione della forma. L’atto di rimuovere l’aria nelle opere di Sacha Kanah trasporta riflessioni sulla forma e sulla funzione dell’oggetto: se l’oggetto è privato della sua forma originaria, essa diventa implicita alla sua funzione. Che cambiamento avviene quando il senso di ciò che siamo abituati a vedere viene stravolto? Questo è il quesito di partenza necessario per avviare uno scambio tra osservatore e opere. Ma il progetto di Sacha Kanah non si limita a questo aspetto, infatti la sua ricerca si eleva analizzando il suo ruolo nel processo di lavorazione di un’opera. L’autonomia di queste sculture che “si fanno da sole” propone il ragionamento rispetto alla tradizionale idea dell’arte come prodotto esclusivo di un artista; inoltre, suggerisce che il processo di creazione artistica giunga a un punto in cui l’opera non sia più soltanto il risultato di una volontà esterna (quella dell’autore), ma frutto di forze interne, libere e organiche. L’artista accetta l’auto-manifestarsi dello spazio dell’opera, oltre a essere intimamente conquistato come prova sia di uno sbilanciamento sia di un equilibrio tra spazio e vuoto. La vera ibridazione sta nel reciproco assorbimento dell’uno e dell’altro.

Sacha Kanah, “Grex”, installation view, curated by PROGETTO LUDOVICO, Fondazione ICA Milano, Milano. Ph. Michela Pedranti, Courtesy Fondazione ICA Milano and the artist
Le sculture e il loro allestimento nello spazio di Fondazione ICA sono veicolati alla perfezione dalla parola “grex” (titolo della mostra), che in biologia indica un ammasso formato da organismi unicellulari raccolti in un unicum. Un “grex” è quindi un corpo collettivo, un’entità che abita lo spazio in una forma aggregativa. La definizione implica che le singole sculture costituiscano piuttosto uno spazio collettivo che mostra un’armonia di trasformazione e fusione biologica. Il concetto di trasformazione suggerisce una visione dell’opera non come qualcosa di separato dallo spazio, ma come parte di esso che influenza e viene influenzato.
Irene Follador
Info:
Sacha Kanah, Grex
a cura di PROGETTO LUDOVICO
13/02 – 15/03/2025
Fondazione ICA
Via Orobia, 26, 20139, Milano
ICA Milano | ICA Milano

Irene Follador (Venezia, 1997) è una critica e curatrice emergente. Laureata prima in Storia dell’Arte all’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha conseguito la laurea specialistica alla NABA – Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. Collabora con Juliet Art Magazine da tempo e, parallelamente, porta avanti la propria pratica curatoriale indipendente; la sua ricerca e il suo interesse tende principalmente alle opere di immagini in movimento e nuovi Media all’interno del sistema artistico contemporaneo.
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