Sappiamo che l’espressione artistica in numerosi periodi storici ha avuto non solo un significato estetico o decorativo, ma anche di rappresentanza diplomatica o di affermazione del potere. Le opere venivano donate a conferma di un’alleanza politica tra paesi; gli artisti venivano dati in prestito dai vari principi o papi per ragioni di stato; i palazzi e le chiese sfidavano con la loro mole lo skyline cittadino e competevano in altezza e sfarzo con le città contermini. Taiwan, alla fine, isola negletta della storia contemporanea, priva di una rappresentanza in sede ONU, sempre con il terrore di intromissioni e colpi di mano da parte del suo ingombrante e inquietante vicino (leggasi Repubblica Popolare Cinese) ha trovato nell’arte non solo una via di elevazione spirituale, ma anche una via di affermazione e visibilità a livello mondiale.

Thomas Demand, “Folders”, 2017, C-Print/Diasec, 125 x 195 cm © Thomas Demand, VG Bild-Kunst, Bonn. Ph courtesy dell’Artista e Taipei Fine Arts Museum
In primo luogo va sottolineata l’eroica e pluridecennale partecipazione di Taiwan alla Biennale di Venezia (Palazzo delle Prigioni è la sede storica del suo padiglione), in secondo luogo dobbiamo oggi ricordare l’encomiabile attività del TFAM che sa ben dosare le testimonianze della sua storia locale con quelle di caratura internazionale o per dirla meglio, riferibili alla cultura occidentale. A questo proposito, il programma per il 2025 è molto ricco di spunti e di curiosità.

Thomas Demand, “Labor / Laboratory”, 2000, C-Print/Diasec, 180 x 268 cm © Thomas Demand, VG Bild-Kunst, Bonn. Ph courtesy dell’Artista e Taipei Fine Arts Museum
Gli eventi principali del Taipei Fine Arts Museum, per il 2025, includono una mostra commemorativa di Ni Chiang-Huai (1894-1943), due grandi mostre di artisti di fama mondiale, sei mostre personali di artisti taiwanesi di varie generazioni, una mostra di immagini contemporanee e la 14a Biennale di Taipei. Il primo appuntamento di caratura internazionale è con la mostra dedicata a Thomas Demand, artista tedesco nato a Monaco nel 1964, e che sarà ospitata dal 18 gennaio all’11 maggio 2025 (1° piano, gallerie 1A e 1B). Demand è rinomato per le sue fotografie di grandi dimensioni. Per creare le sue opere, l’artista prende ispirazione da immagini di cronaca o film che descrivono importanti eventi storici o sociali, ricostruendo poi in maniera meticolosa queste scene con il cartone, garantendo proporzioni realistiche, prima di catturarle attraverso attente angolazioni di ripresa e composizione. Una volta scattate le fotografie, distrugge tutti i modelli, conservando solo le fotografie per sfidare la percezione della verità. La sua scelta della carta come mezzo evidenzia il suo ruolo nel trasmettere immagini e ricordi e la sua natura fragile, riflettendo la vita quotidiana e il peso della storia.

Olafur Eliasson, “Beauty”, 1993, spotlight, acqua, ugelli, legno, tubo flessibile, pompa. Dimensioni variabili. Vista dell’installazione: “Olafur Eliasson: Your curious journey”, SAM al Tanjong Pagar Distripark, Singapore, 2024. Ph Joseph Nair, Memphis West Pictures | Singapore Art Museum. Courtesy dell’Artista; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles. © 1993 Olafur Eliasson
La mostra “Thomas Demand: The Stutter of History” presenterà quasi settanta opere delle sue quattro serie principali, consentendo al pubblico di acquisire una comprensione approfondita dell’esplorazione della relazione da parte di Demand tra immagini fotografiche e realtà, insieme al suo esame dell’inerzia culturale e dei paradossi epistemici nella società contemporanea.

Olafur Eliasson, “Beauty”, 1993, spotlight, acqua, ugelli, legno, tubo flessibile, pompa. Dimensioni variabili. Vista dell’installazione: “Olafur Eliasson: Your curious journey”, SAM al Tanjong Pagar Distripark, Singapore, 2024. Ph Joseph Nair, Memphis West Pictures | Singapore Art Museum. Courtesy dell’Artista; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles. © 1993 Olafur Eliasson
Il secondo appuntamento di livello internazionale è con Olafur Eliasson che presenterà la sua mostra itinerante nel sud-est asiatico intitolata “Olafur Eliasson: Your curious journey”. La mostra è incentrata sulle sue pratiche artistiche degli ultimi trent’anni, tra cui installazioni, dipinti, sculture, fotografie e video (dal 21 giugno al 21 settembre 2025, 1° piano, gallerie 1A e 1B). Presentando una vasta gamma di opere d’arte che utilizzano elementi naturali, luce, colore e movimento, la mostra inviterà i visitatori a esplorare la percezione e le condizioni culturali che la modellano. Una sorta di interazione multipla che reca con sé una miscela di intenzioni, interpretazioni e contesti. Quando il pubblico porta le proprie associazioni alle opere d’arte, il loro significato si espande ancora di più. Molte opere d’arte, infatti, dipendono interamente dall’impegno visivo, cognitivo o fisico dello spettatore e prendono vita stimolando il corpo e i sensi. “Your curious journey” incoraggerà il pubblico a riconcepire gli elementi immateriali che compongono l’esistenza, riesaminando la percezione di sé stessi, del museo e del mondo.

Jun T. Lai, “Homage to Richard Lin”, 1984-2013, acrilico e sabbia su legno, 243 x 234 x 184 cm. Proprietà dell’artista. Vista dell’installazione: “Women Adventurers: Five Eras of Taiwanese Art, 1930-1983” (2013), Taipei Fine Arts Museum. Ph courtesy Taipei Fine Arts Museum
Inoltre, TFAM proporrà sei mostre dedicate ad altrettanti artisti taiwanesi: Jun T. Lai (dal 1° marzo al 25 maggio 2025, 2° piano, gallerie 2A e 2B + atrio 102); Steph Huang (dal 29 marzo al 22 giugno 2025, seminterrato, galleria E); e Lee Tzu-Tung, Ko Liang-Chih, Hsu Jui-Chien, Peng Hung-Chih (dal 9 agosto al 2 novembre 2025, 3° piano, gallerie 3A e 3B).

Steph Huang, “Out of Order”, 2023, acciaio dolce, stagno, acciaio dolce stampato, carta, 64 x 192.5 x17 cm. Ph courtesy dell’Artista, Public Gallery, London, e Taipei Fine Arts Museum
A fine anno (dal 1° novembre 2025 al 29 marzo 2026, seminterrato, 1° e 2° piano), sarà poi la volta della 14a Biennale di Taipei, che sarà curata da Sam Bardaouil e Till Fellrath, direttori di Hamburger Bahnhof – Galleria Nazionale d’Arte Contemporanea. Con competenze che spaziano dalla storia dell’arte, al teatro, all’economia e alla politica, Bardaouil e Fellrath sono noti per aver esplorato lo stretto legame tra le mostre d’arte e il loro contesto urbano, nonché il potenziale della storia locale e del dialogo internazionale, creando connessioni significative con le comunità locali attraverso programmi pubblici innovativi, e, nell’ambito della loro piattaforma curatoriale “Art Reoriented”, hanno inoltre collaborato con più di settanta musei in tutto il mondo. Questa biennale approfondirà le sedimentazioni della storia taiwanese, basandosi su mostre, performance, progetti site-specific e dibattiti, con lo scopo di illuminare i legami profondi tra le memorie personali e la coscienza collettiva, rimodellando in definitiva il nostro rapporto con il mondo attraverso idee plasmate dalla sensibilità.
Bruno Sain
Info:
TFAM
Taipei Fine Arts Museum
www.tfam.museum
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