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Titina Maselli: l’occhio rosso della pittrice

Titina Maselli: l’occhio rosso della pittrice

Gilles Deleuze, nella lezione che tenne all’università sperimentale di Vincennes il 31 marzo 1981, ragionando sul valore della catastrofe in quanto unico atto capace di generare pittura, si interrogava sul funzionamento dell’occhio del pittore. Tanto da affermare in maniera audace che quest’occhio, nell’atto di sforzarsi di tradurre anche a mente l’immagine, si può arrossare divenendo motivo di percezione di un caos ottico che non permette di avere una veduta limpida.[1]

Titina Maselli solo show, installation view, MLAC - Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, courtesy MLAC, Roma, ph. credit Rachele Sesana

Titina Maselli solo show, installation view, MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, courtesy MLAC, Roma, ph. credit Rachele Sesana

In queste circostanze l’opera pittorica emergente da tale sforzo fisico-visivo, il più delle volte, risulta composta da uno scheletro spaziale di forme geometriche ben definite, conformazioni di armature i cui piani si intersecano e cadono in perfetto equilibrio verticale. Potrebbe sembrare azzardato e alquanto rischioso, ma certamente stimolante, credere che l’occhio rosso ordinante il caos per spazio, tempo e colore lo abbia posseduto anche Titina Maselli (Roma, 1924 – 2005). La pittrice è attualmente protagonista a Roma di un progetto di ricerca scientifica ed espositiva che intende stimolare un nuovo flusso di visitatori attraverso particolari connessioni e nuovi itinerari culturali. Difatti, quanto dedicato a Maselli è parte di due mostre, l’una presso il Casino dei Principi di Villa Torlonia e l’altra al MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea di Roma, entrambe visitabili fino al 21 aprile 2025. I progetti, considerando la ricchezza delle opere esposte e la struttura critica che offrono, sono correlati ma anche usufruibili in modo autonomo.

Titina Maselli solo show, installation view, MLAC - Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, courtesy MLAC, Roma, ph. credit Rachele Sesana

Titina Maselli solo show, installation view, MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, courtesy MLAC, Roma, ph. credit Rachele Sesana

Quanto viene proposto dal MLAC è a cura di un gruppo di storici dell’arte, ricercatori e docenti universitari quali Claudio Crescentini, Federica Pirani, Ilaria Schiaffini, Claudia Terenzi, Giulia Tulino e annovera importanti prestiti da istituzioni museali e privati. A ciò si aggiunge il materiale d’archivio utile a ricostruire il lavoro svolto in campo scenico della pittrice con maquette scultoree delle quinte teatrali da lei ideate assieme alla documentazione fotografica di Monica Biancardi e l’impegnato apparato critico e storico ricostruito con i cataloghi originali provenienti dall’Archivio della Quadriennale di Roma, dall’Archivio Lionello Venturi e dq quello di Enrico Crispolti. Inoltre, la mostra si pone come catalizzatore non solo di opere, ma anche di eventi, poiché a gennaio 2025 si è svolta la giornata di studi dedicata a Titina Maselli, contribuendo così a definire la figura storica e la ricerca della pittrice non meno di quanto di quanto lo stia facendo il progetto nel concreto. In particolare, il gruppo di lavori esposti al MLAC delinea un percorso breve ma efficace in quanto capace di illustrare il lavoro di Maselli, che sarebbe troppo riduttivo da circoscrivere nell’esperienza della pittura sensibile a dinamismi del Futurismo e alla cultura pittorica Pop, momenti riferibili nel contesto delle sue partecipazioni alle Biennali dagli anni Cinquanta.

Titina Maselli solo show, installation view, MLAC - Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, courtesy MLAC, Roma, ph. credit Rachele Sesana

Titina Maselli solo show, installation view, MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, courtesy MLAC, Roma, ph. credit Rachele Sesana

Difatti, dalla mostra emerge una salda e specifica identità dell’artista segnata senza dubbio dal particolare interesse verso l’energia del movimento, nella necessità di bloccare un’azione nel suo svolgimento con le sue particolari tensioni ambientali e dimensionali. Del resto, in Maselli, la vita si srotola nella specifica domanda stimolata dall’interpretazione di Deleuze: a cosa serve l’occhio rosso del pittore se non a bloccare istanti di caos emergenti da un ambiente urbano e cittadino o nel contesto di un evento sportivo? Sebbene le armature spaziali siano tracciate sulla tela in assenza di disegni preparatori, in tutti i casi sono strutturate sia per contenere il caos generato dall’esplosione dall’energia di una determinata forma in movimento sia per racchiudere con elegante armonia, quanto l’occhio dell’artista in questo disordine riesce a decifrare.

Titina Maselli, “Calciatori in corsa”, 2002, acrilico su tela, 99,5 x 200 cm, courtesy Collezione Brai-Maselli

Titina Maselli, “Calciatori in corsa”, 2002, acrilico su tela, 99,5 x 200 cm, courtesy Collezione Brai-Maselli

Adoperando l’immagine composta per via di un rumore visuale, ovverosia una pittura basata sulla sovrapposizione e alternanza di strati spaziali ariosi e profondi, visualizzati attraverso imbuti prospettici, come se fossero proiettati da un cinematografo, l’artista mantiene una volontaria generalizzazione circa le architetture e le identità dei corpi. Così, l’immaginario della pittrice per una specifica volontà, a esclusione di quando raffigura il volto seducente e languido di Greta Garbo, non viene definito affinché ciò che vediamo rappresenti qualcos’altro rispetto a ciò che non è più, perché sta per essere spazzato via sotto i nostri occhi in un instante. In particolare, concentrandosi sugli equilibri e squilibri delle superfici di cieli aperti, caratterizzati da un tratto tanto pesante quanto fluido, l’omogeneità del tono nero cupo, vivacemente arancione e intensamente azzurro, trasmette un particolare senso di pesantezza tonale appena alleggerito dalla presenza di fulmini di luce.

Titina Maselli, “Le Plongeon”, 1971, acrilico su tela, 200 x 200 cm, courtesy Galleria Massimo Minini

Titina Maselli, “Le Plongeon”, 1971, acrilico su tela, 200 x 200 cm, courtesy Galleria Massimo Minini

Inoltre, Maselli lavora sul tema della composizione intesa come insieme di architetture affatto salde, bensì perennemente in bilico, pronte da un momento all’altro a disgregarsi, come se le strutture fossero fissate un attimo prima della loro imminente caduta. Eppure anche qui ritorna, come in un necessario e caratterizzante espediente tecnico della sua pittura, la presenza di sottili e spinosi elementi geometrici che si intersecano definendo diverse armature in un consistente tessuto a trama, a saia e raso, cosicché alternativamente l’immagine primaria si intreccia alla secondaria in secondo piano. In questo modo Maselli affronta la questione dei segni e di come riescano a fissare l’azione nello spazio, partendo da un corpo che assume una particolare posa, riuscendo altresì ad arrestare l’energia che emana, dimostrandosi capace di ritrarre le forze più invisibili che si esercitano nell’impatto immediato di contraccolpo. Così, lo spettatore è invitato a leggere l’immagine di un flash visivo che fissa l’azione di boxeur o la volata di un ciclista, movimenti di brevissima durata, tutti catturati nella voracità dello sguardo di un occhio in rotazione.

Titina Maselli, “Grande cielo”, 1967, acrilico su tela, 150 x 200 cm, courtesy Galleria Massimo Minini

Titina Maselli, “Grande cielo”, 1967, acrilico su tela, 150 x 200 cm, courtesy Galleria Massimo Minini

Questo interrompere una coinvolgente energia a partire da un’azione è frutto di una lettura di Maselli eseguita attraverso una particolare soluzione tecnica della pittura che lavora per analogia e rottura di somiglianze. In particolare, nelle opere in mostra il soggetto viene figurato in analogia a come verrebbe trattata una scena cinematografica, alla pari della veduta da una finestra oppure di quanto trasmesso su uno schermo televisivo, affinché tale modalità venga drasticamente riprodotta attraverso un radicale zoom d’osservatore che rompe qualsivoglia equilibrio visuale. Pertanto l’artista, riuscendo appieno a cogliere una peculiare impostazione visiva della scena, dà corpo a un’opera finale basata sulla rottura di somiglianze poiché non intende ragionare sugli equilibri architettonici, su determinate esili iconografie della cultura popolare dell’epoca né sui personaggi né sullo sviluppo di narrazioni, quanto piuttosto trasmettere una sequenza di dinamici gesti e rotture spaziali. È evidente che Maselli voglia stimolare un suggestivo dubbio: quale segreto si cela effettivamente nell’atto del pitturare le forze e le energie più semplici e rudimentali che si concretizzazione agli occhi. Immagini quest’ultime di difficile interpretazione visiva, in quanto solo l’occhio colorito di rosso riesce a catturare quel caos che si confonde nel motore invisibile dell’energia e dell’accadimento.

[1] Gilles Deleuze, Sulla pittura, corsi marzo-giugno 1981, a cura di David Lapoujade, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino, 2024, p. 19.

Info:

Titina Maselli
12/12/2024 – 21/04/2025
Orari di apertura: dal lunedì al sabato dalle 12.00 alle 19.00
MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea
Città Universitaria, Sapienza Università di Roma
Piazzale Aldo Moro, 5 – 00185, Roma
www.museolaboratorioartecontemporanea.it


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