READING

Tra amici: miart compie 29 anni e continua a cresc...

Tra amici: miart compie 29 anni e continua a crescere

Among friends è il titolo della 29esima edizione di miart che, quest’anno, ha presentato 179 gallerie di 31 paesi e 5 continenti. Gli organizzatori hanno sfidato l’egoismo e si sono proposti come alfieri del messaggio collaborativo di Robert Rauschenberg, che ha dato il titolo a questa edizione, sollecitando uno spirito fatto di legami e relazioni da intessere e rafforzare. Noi ci siamo stati e abbiamo portato a casa 13 riflessioni che, necessariamente, sono soggettive e non esaustive di tutto ciò che di interessante questa multilingue fiera ha esposto nel cuore dell’Allianz Mico di Milano.

Lettera collettiva al Governo esposta in tutti gli stand in fiera, ph. Giovanni Crotti

Lettera collettiva al Governo esposta in tutti gli stand in fiera, ph. Giovanni Crotti

La prima riflessione non è un contributo critico, bensì un’evidenza: in tantissimi stand italiani (forse tutti, ma non sempre era in una collocazione preminente) campeggiava il grido d’allarme in beige di centinaia di artisti che hanno sottoscritto l’appello, destinato all’attuale governo, per introdurre misure in grado di favorire la diffusione dell’arte anche attraverso un adeguamento tariffario ai paesi europei più sensibili sul tema. Nell’appello si parla di rischio desertificazione culturale e fa venire i brividi pensare alla chiusura e alla perdita di importanti realtà private, lungo tutta la penisola, che hanno fatto e continuano a fare l’arte in Italia.

Martha Rosler, “Prospect for Today,” from the series “House Beautiful: Bringing the War Home, New Series”, 2008, fotomontaggio, 76,2 × 259,1 cm; 78,5 × 263 × 3,8 cm framed, © Martha Rosler courtesy of the artist, Galleria Raffaella Cortese, Milan – Albisola

Martha Rosler, “Prospect for Today,” from the series “House Beautiful: Bringing the War Home, New Series”, 2008, fotomontaggio, 76,2 × 259,1 cm; 78,5 × 263 × 3,8 cm framed, © Martha Rosler courtesy of the artist, Galleria Raffaella Cortese, Milan – Albisola

Entrando nel merito della proposta artistica, iniziamo dalla milanese (con sede anche ad Albisola) Raffaella Cortese e da una fotografa statunitense ottuagenaria capace di puntare l’obiettivo sull’ingiustizia e la sofferenza. Di Martha Rosler troviamo infatti una grande fotografia che unendo sfera pubblica e privata, conduce l’osservatore nel cuore di una ordinaria follia: sullo sfondo scene di guerra, in primo piano, sulla destra, un distributore di benzina da leggere come totem che ha causato la guerra, e lì vicino gli ex militari con le gambe amputate o le donne che piangono i morti. Prospect for Today (2008) è un’immagine che sconvolge nel mostrare due veterani di guerra sullo sfondo di tipiche icone consumistiche statunitensi come il frigorifero e il distributore di benzina. Le due figure militari sono un afroamericano e un caucasico alle prese con le protesi metalliche che hanno preso il posto di una delle gambe: siamo di fronte a collage e fotomontaggio e la sensazione che deriva da immagini così disturbanti (la quotidianità borghese e la guerra) è una salutare frustata alle nostre comode rassicurazioni.

Jacopo Benassi, “Bas-relief”, fine art photo print, artist frames, wooden clips, strap, 136 × 106 cm, courtesy Galleria Francesca Minini

Jacopo Benassi, “Bas-relief”, fine art photo print, artist frames, wooden clips, strap, 136 × 106 cm, courtesy Galleria Francesca Minini

È invece una fotografia che si spinge al di là dei propri confini quella dello spezzino 55enne Jacopo Benassi proposto dalla doppia galleria familiare Minini di Brescia e Milano. L’opera che ci ha colpito, Sharol (2024) è infatti un notevole ibrido che è sì fotografia, un busto nudo di donna, ma anche una stampa fotografica che sembra provenire da un cantiere edile, incastrata a un piccolo bassorilievo e ad altri oggetti artistici. Benassi trasmette un grande senso di frantumazione: frantumazione dei corpi e frantumazione fotografica che l’artista ama contaminare con delle strutture portanti.

Richard Zinon, “Untitled 1”, oil on canvas, 160 x 200 cm, © Richard Zinon, courtesy Cadogan Gallery

Richard Zinon, “Untitled 1”, oil on canvas, 160 x 200 cm, © Richard Zinon, courtesy Cadogan Gallery

Londinese (e anche milanese) è la Cagodan Gallery che, tra gli altri, propone Richard Zinon, artista quarantenne di Manchester. Zinon invita sempre l’osservatore ad avere una iniziale reazione emotiva per poi farla seguire da una comprensione intellettuale. Le opere viste in fiera sono grandi quadri con ampie pennellate caratterizzate da una robusta gestualità. L’effetto sull’osservatore richiama elementi della natura e calligrafici, e l’ampio spazio bianco su tela disorienta positivamente lo sguardo. Zinon ci rimanda a un flusso vitale che esprime bene il magma interiore dell’artista e ci fa entrare in connessione diretta con questa profondità.

Nazzarena Poli Maramotti, “Prima dell'eclissi”, 2024, mixed media on canvas, 160 x 120 cm, courtesy z2o Sara Zanin gallery

Nazzarena Poli Maramotti, “Prima dell’eclissi”, 2024, mixed media on canvas, 160 x 120 cm, courtesy z2o Sara Zanin gallery

La proposta artistica selezionata negli spazi della galleria romana z2o Sara Zanin è la pittura della reggiana poco più che 45enne Nazzarena Poli Maramotti. Ci ha impressionato l’espressività astratta dell’artista, che si materializza quasi come un’epifania di tonalità e sfumature: ciò che è impresso su tela è vorticoso, richiama gli elementi della natura, le porzioni cromatiche si ampliano, si contraggono, si combinano in forme irreali eppure riconoscibili. Nelle sue opere in mostra, sembra prevalere il nero notturno e, invece, con una superba capacità di riscaldare, erompono altri colori meno freddi e lo sguardo si perde piacevolmente in queste campiture a volte robuste a volte tenui.

Monia Ben Hamouda, “Rage moving through generations”, 2024, ph. Giulio Boem, courtesy of the artist and ChertLüdde, Berlino

Monia Ben Hamouda, “Rage moving through generations”, 2024, ph. Giulio Boem, courtesy of the artist and ChertLüdde, Berlino

Quasi trentacinquenne e ponte tra due culture è la pittrice italo-tunisina Monia Ben Hamouda. Vista in fiera negli spazi della galleria berlinese Chertlüdde, l’artista propone in maniera superba la tradizione calligrafica del padre e, come detto donna tra due mondi, si muove al confine tra il gesto energico del pennello e la rappresentazione di elementi fondanti la cultura magrebina, mashreqina e indiana come l’henné, con quel colore anch’esso al confine tra due tonalità, il rosso e l’arancione. Ad esempio Rage moving through generations (2024) è un’opera realizzata a carboncino e pastello su carta d’avorio. Non siamo di fronte a un lavoro classificabile come studio, bensì stiamo osservando un’opera che traduce un rituale, con i segni artistici che sembrano espandersi nello spazio di supporto. Si torna a un artista affermato con la Andrew Kreps Gallery di New York: l’afrodiscendente Raymond Saunders (novant’anni già superati) entusiasma con i suoi fiori accennati e fluttuanti ad acquerello, acrilico e matita su carta (progetto tematico del decennio 2000-2010). La matita accompagna queste pigmentazioni cariche e se, come dice espressamente l’artista, «il colore è il mezzo e non il fine», guardiamo oltre le macchie cromatiche: vedremo delle raffigurazioni intime, molto sobrie sullo spazio della carta, fiori che nascono da un “giardino nero” (altra serie tematica di Saunders) per connettere la tematica sociale con la rappresentazione artistica.

Elio Mariani, "Abbraccio", early 70s, collage on photography, 18 x 24 cm, courtesy Galleria Clivio

Elio Mariani, “Abbraccio”, early 70s, collage on photography, 18 x 24 cm, courtesy Galleria Clivio

Capace di disorientare e riorientare è invece l’arte fotografica di Elio Mariani, proposto dalla galleria parmigiana (e milanese) Clivio. I corpi di una coppia nuda che si abbraccia (Abbraccio è anche il titolo del progetto tematico risalente agli inizi degli anni ‘70), mutilati della testa, sullo sfondo di paesaggi oscillanti tra la celebrità della superficie della luna e la quotidianità della réclame di una marca di bibite, rappresentano un punto molto vibrante del percorso fotografico di Mariani, portando in questo caso all’apice l’idea di una fotografia che, ristrutturandosi e riorganizzandosi, diventa una entità nuova e indipendente da ciò che l’ha determinata.

Emilio Vedova, “Di umano ‘83 – I”, 1983, courtesy Galleria dello Scudo

Emilio Vedova, “Di umano ‘83 – I”, 1983, courtesy Galleria dello Scudo

È sempre un’incredibile sferzata emotiva la visione di un quadro di Emilio Vedova. Si passeggia nei corridoi tra uno stand e l’altro, ed ecco che lo sguardo si sofferma sulle pennellate vibranti dell’artista veneziano. Forse perché da queste opere trapela l’indignazione umana e sociale dell’artista; forse perché dietro quella potenza gestuale si visualizza il genio ribelle, fatto anche di tanto impegno pubblico, del più grande dei nostri informali. In questo caso, l’epifania vedoviana giunge dalla veronese Galleria dello Scudo: è un continuum di compenetrazioni tra l’artista e l’uomo, tra il gesto del creativo e l’indignazione dell’essere umano, tra la forza della materia e la forza del messaggio. Le sue opere d’arte rifiutano il realismo pittorico, ma ugualmente ci mostrano la realtà attraverso queste poderose pennellate che sono il segno (pittorico) del malessere della società e allo stesso tempo la consapevolezza dell’artista di aprire nuove strade, creative, espressive e sociali.

Arthur Duff, “Black Stars Fragment_M69 – 2017”, polyester rope on steel frame, 140 x 140 x 9 cm, courtesy Galleria Antonio Verolino

Arthur Duff, “Black Stars Fragment_M69 – 2017”, polyester rope on steel frame, 140 x 140 x 9 cm, courtesy Galleria Antonio Verolino

Opera magnificente è quella del quarantacinquenne tedesco, vicentino d’adozione, Arthur Duff, proposto dalla galleria modenese Antonio Verolino. Magnificente perché le sue elaborazioni geometriche, realizzate in corda su telaio, sono magnifiche immersioni visive nell’infinito dell’intelaiatura meccanica. Siamo molto lontani da un’arte di facile consumo commerciale e l’effetto dell’opera, concepita in modo analogico, è una quello di una tessitura di immagini ipnotiche, dinamiche, apparentemente gravitanti attorno a un punto centrale che amplifica lo spazio visivo, grazie alla sua poderosa realizzazione materiale e fisica.

Artworks by Mats Bergquist, installation view, ph. Sarah Indiriolo, courtesy Atipografia

Artworks by Mats Bergquist, installation view, ph. Sarah Indiriolo, courtesy Atipografia

Concettuale e spirituale è l’opera dello svedese, classe 1960 (anch’egli vicentino d’adozione), Mats Bergquist, proposto dall’Atipografia di Arzignano. Poetiche e molto minimali, le sue opere celano sempre un corpus di significati davvero intenso: ne è prova la serie tematica, ispirata alla Gaia scienza nietzschiana, delle icone quadrate consunte dai baci dei fedeli al punto da cancellare nel tempo la figura sacra. L’effetto su chi osserva è di grande rigore, forse persino freddezza, ma la freddezza positiva di chi è riuscito a declinare con personalità il senso e il rituale della fede dando forma all’assoluto e mettendoci in dialogo con esso.

Artworks by Franco Guerzoni, installation view, courtesy Galleria Marcorossi contemporanea

Artworks by Franco Guerzoni, installation view, courtesy Galleria Marcorossi contemporanea

La milanese Marcorossi contemporanea (con sedi anche a Pietrasanta, Roma, Torino e Verona) fa esplodere i sensi con le grandi opere a parete in scagliola, pigmenti, gesso e polvere di Franco Guerzoni (modenese, classe 1948). Materia e memoria sono il fulcro attorno al quale ruota la poetica di questo artista, capace di farci vedere frammenti di archeologia, muri scrostati dal tempo, ovvero dall’elemento che ci permette di capire la realtà. La parete dimenticata. Opere dal 1990 al 2015 è infatti il progetto concepito dall’artista che scava nella superficie della materia per mostrarci quanto l’arte sia capace di rigenerarsi.

Info:

www.miart.it


RELATED POST

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

By using this form you agree with the storage and handling of your data by this website.