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Tra simbolo e territorio: la residenza come pratic...

Tra simbolo e territorio: la residenza come pratica di attenzione nella ricerca di Francesca Baglieri

Arrivando sulla più alta delle tre colline su cui sorge Ficarra, comune siciliano di 1275 abitanti localizzato nell’area della città metropolitana di Messina, si cammina tra i resti dell’antico convento dei Frati Minori Osservanti di San Francesco, chiamato anche Convento dei Cento Archi. Tale nome richiama l’architettura originaria dell’edificio, al tempo circondato da venticinque archi a tutto sesto per lato, costruito nel XI secolo da un ordine di monaci basiliani e, dalla sua ricostruzione avvenuta nel 1522 fino alla confisca di beni ecclesiastici operata dai Savoia nel 1866, seconda biblioteca della Sicilia dopo quella di Palermo. Ad oggi, rimangono le mura perimetrali, il portale, l’abside e uno degli antichi archi a tutto sesto dall’adiacente chiesa di Santa Maria del Gesù.

Francesca Baglieri, “Il passaggio dell'oro (tondo)”, 2025, acrilico su sansa e legno, 50 x 50cm, courtesy dell’artista

Francesca Baglieri, “Il passaggio dell’oro (tondo)”, 2025, acrilico su sansa e legno, 50 x 50 cm, courtesy dell’artista

Proprio questo arco, simbolo che oggi si presenta come cornice architettonica, sopravvivenza formale e deposito di stratificazione di tempi, può diventare una coordinata per raccontare la ricerca di Francesca Baglieri (Modica, 1997) e la sua residenza in questo territorio antico e complesso. Il progetto, a cura di Mario Bronzino, si inserisce nel programma di residenze d’artista intrapreso dalla direzione di Palazzo Milio, volto ad accogliere e materializzare, avendo come epicentro la “Stanza della Seta” al secondo piano, inedite esperienze di questa terra sfumata: una geografia naturale e umana di pratiche in cui una certa dimensione arcaica dell’esistenza evade dall’idillio pastorale e arcadico, concretizzandosi invece nelle pieghe del lavoro, della vita quotidiana e dell’esistenza comunitaria. La ricerca di Baglieri si muove proprio in questo tessuto di tempi e di durate, dando forma a quelle sottili persistenze di gesti, forme e pratiche che permangono in una certa costellazione territoriale. Quello dell’artista è infatti sempre uno sguardo situato, scevro da qualsiasi pre-impostazione, poroso nel suo attivarsi nel dialogo e nella relazione, in un contatto quasi osmotico con ciò che contempla.

Francesca Baglieri, “Il passaggio dell'oro (cerimoniale con tondo)”, 2025, acrilico su sansa, resina e legno, 350 x 244cm, installazione site specific (dettaglio), courtesy dell’artista

Francesca Baglieri, “Il passaggio dell’oro (cerimoniale con tondo)”, 2025, acrilico su sansa, resina e legno, 350 x 244 cm, installazione site specific (dettaglio), courtesy dell’artista

La residenza di Ficarra si inserisce a pieno in questa postura esistenziale e poetica che Baglieri assume verso la realtà circostante, concepita come rete di processi, materie e saperi tramandati di generazione in generazione: una matassa costruitasi nel tempo, lentamente e ostinatamente, da cui è possibile trarre, con attenzione e delicatezza, alcune immagini, forme e simboli nati come dal contatto con il loro ‘supporto’ naturale e umano di riferimento, in questo caso la comunità di Ficarra. Quest’ultima si lega per la maggior parte intorno all’oliva minuta, impiantata in più del 90% degli uliveti presenti sul massiccio dei Nebrodi: si tratta di un prodotto territoriale unico, lavorato annualmente a partire dai mesi di ottobre e novembre, raccolto a mano e macinato a freddo nei mesi successivi. Baglieri entra nella trama di questo procedimento, che non si esplicita nel suo valore economico (l’olio prodotto viene utilizzato per sussistenza familiare) ma nel suo essere centro di gravità di relazioni, trasmissioni orali, antiche tecniche di lavorazione, e di un “rapporto quasi parentale” con la natura – così riporta l’artista ricordando una sua conversazione con Giampiero Raffaele, falegname con cui ha collaborato durante tutte le fasi della residenza, durata tre mesi, in cui è stata fondamentale anche la relazione con il frantoio Lenzo, gestito dall’omonima famiglia.

Francesca Baglieri, “Il passaggio dell'oro (su due tondi)”, 2025, legno e acrilico su sansa, 200 x 180 cm (dettaglio), courtesy dell’artista

Francesca Baglieri, “Il passaggio dell’oro (su due tondi)”, 2025, legno e acrilico su sansa, 200 x 180 cm (dettaglio), courtesy dell’artista

Ma più di tutto l’oliva minuta, con la sua forma piccola e la conseguente attenzione affidata alla macinatura, è il simbolo di un vincolo strutturale con i ritmi territoriali stagionali, e di conseguenza simbolo vissuto (lavorato) di una temporalità ciclica, arcaica. Ritornano ancora la forma del cerchio, le sue curvature e le sue circonvoluzioni su sé stesso, ricordando anche il movimento ininterrotto delle antiche macine circolari (riattivarle in seguito a una sospensione avrebbe dei costi, quindi le famiglie provvedono con una turnazione per seguire costantemente l’andamento del lavoro), e i dischi di sansa — la pasta formata dagli scarti compressi della lavorazione, prima filtrati e poi pressati da dischi di iuta dalle forme organiche e leggermente irregolari. Proprio tali dischi diventano la matrice dell’operazione artistica di Baglieri, che con la sansa realizza dei tondi poi integrati con interventi in acrilico e apposti su un supporto in legno. Guardando questo corpus, che detta la trama simbolica anche della mostra di restituzione della residenza, intitolata “Il paesaggio dell’oro” (inaugurata il 2 febbraio 2025 e visibile fino al 31 maggio 2025), si rimane colpiti dai capricci irregolari delle circonferenze di sansa, direttamente formatesi nella contingenza della pressione ad opera della iuta. Non è un cerchio perfetto, perché è un cerchio vissuto, nato da azioni umane, tecnologiche, tradizionali, arcaiche, fino a flettersi di nuovo su sé stesso per diventare simbolo di questo tessuto antropologico che ne è la base. Baglieri allora lavora in questa flessione: la rende possibile con gesti altrettanto sfumati, come l’ossatura in acrilico che rinforza il ritmo del cerchio, o il supporto in legno che crea corpo e volume a ciò che quotidianamente si dissolve in un processo più stratificato.

Francesca Baglieri, “Il passaggio dell'oro (cerimoniale con tondo)”, 2025, acrilico su sansa, resina e legno, 350 x 244 cm, site specific (dettaglio), courtesy dell’artista

Francesca Baglieri, “Il passaggio dell’oro (cerimoniale con tondo)”, 2025, acrilico su sansa, resina e legno, 350 x 244 cm, site specific (dettaglio), courtesy dell’artista

Quello dell’artista potrebbe dirsi metaforicamente un gesto alchemico; la distillazione simbolica di un territorio: processo lento, attento e contemplativo, entro cui creare spazi sfasati di sensibilità che tuttavia rimangono ancorati alla loro matrice umana e naturale, senza alcun distacco demiurgico e nessuna tabula rasa di partenza. Sulla scia di questa amplificazione situata Baglieri realizza anche due archi a tutto sesto, sempre in legno, installando il più grande nell’area del Convento dei Cento Archi, mentre il più piccolo si trova all’interno del Museo dell’Olio di Ficarra: anche in questo caso l’artista opera uno sfasamento dell’originaria funzione architettonica, per addensare in queste forme tutto il deposito di simboli vissuti dalla comunità del paese.

Francesca Baglieri, “Il passaggio dell'oro (su due tondi)”, 2025, legno e acrilico su sansa, 200 x 180 cm, courtesy dell’artista

Francesca Baglieri, “Il passaggio dell’oro (su due tondi)”, 2025, legno e acrilico su sansa, 200 x 180 cm, courtesy dell’artista

Non è un caso che i tondi di sansa sopracitati, oltre ad essere esposti nella vetrina del Museo dell’Olio, si innestino anche sulla superficie e alla base degli archi – direttamente nella geografia vissuta del paese – come a dimostrare un’intima continuità tra le durate, ma anche tra architettura e simboli, persistenza e processo, contemplazione e lavoro, con ogni elemento che ritrova sé stesso in nome di una condivisa circolarità, curvatura, e costante ritorno. Alla luce di tutto questo, la residenza di Francesca Baglieri si configura come una pratica di attenzione, basata sull’esplorazione delle potenzialità insite nell’atto di restare, o meglio, re-stare: stare di nuovo, sempre, continuamente, nei simboli, nel lavoro e nelle continuità di un certo territorio.

Info:

Francesca Baglieri. Il passaggio dell’oro
A cura di Mario Bronzino
02.02.2025 – 31.05.2025
Museo Palazzo Milio
Via Vittorio Emanuele, 2, Ficarra (ME)
museopalazzomilio@gmail.com
Instagram: @museopalazzomilio


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