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Un ermafroditismo iniziale. Surrogati all’Os...

Un ermafroditismo iniziale. Surrogati all’Osservatorio Prada

All’Osservatorio Prada in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, la mostra Surrogati. Un amore ideale, curata da Melissia Harris, ci presenta quarantadue opere fotografiche delle americane Jamie Diamond ed Elena Dorfman. Entrambi i progetti, che dell’osservatorio occupano i due piani, riflettono attorno al concetto di surrogato associandolo ad erotismo e maternità; due temi cari, questi, all’arte contemporanea per il loro indice scabroso e polisemico, e per questo mai quanto complesso qualora lo si volesse restituire, considerando i rischi di una retorica zuccherosa.

Straordinaria in questo senso, per aver sostenuto con complessità e autorevolezza scientifica i nuovi modelli di femminilità dal 1900 in poi, la mostra milanese La Grande Madre, curata nel 2015 da Massimiliano Gioni, che di Harald Szeemann concretizzava le intenzioni/ossessioni, laddove maternità ed erotismo si davano la mano nel configurarsi come una scossa tellurica con l’intenzione di demolire il millenario edificio del patriarcato.
Non propriamente così quando si voglia tornare a considerare le serie fotografiche che la mostra all’Osservatorio ci propone.

Al primo piano si viene introdotti ai due soggetti prediletti dalle ricerche delle due artiste: da una parte i bambolotti-neonati di Jamie Diamond, effettivamente perturbanti non foss’altro che per l’imponenza visiva delle stampe cromogeniche, dall’altra le bambole-manichino, tagliate a mezzo busto e dalle espressioni altamente erotiche, di Elena Dorfman. Ma a proposito di complessità, già a questo punto della mostra si potrebbe avere l’impressione d’essere stati catapultati in un mondo che per quanto proscritto vuole essere forzatamente declinato al femminile, senza peraltro che alcuna donna “reale” ci venga ancora presentata scopertamente. Una femminilità che per adesso si concretizza in attribuzioni tradizionali e avamposti artificiali.

Le prime impressioni vengono confermate quando si sale al secondo piano. Ci troviamo di fronte ad uno sviluppo quasi narrativo di entrambi i progetti. Still lovers, realizzato da Dorfman tra il 2001 e il 2005, incentrato su persone – uomini e donne – che hanno deciso di condividere la loro vita con le proprie bambole-manichino, per altro cariche di imperfezioni, forse nel tentativo di rendere maggiormente l’intento realistico o, al contrario, grottesco (e si pensi al primo piano delle caviglie gonfie, si direbbe mostruose, di una di queste) e Forever Mothers (2012-2018), nonché Nine Months of Reborning (2014) di Jamie Diamond. In questi casi l’artista segue la vita della comunità americana delle Reborners, di cui essa stessa entrerà a far parte (I Promise to Be a Good Mother), ovvero di donne che fanno realizzare, anche a caro prezzo (circa 15.000 dollari per surrogato) bambolotti iperrealistici con cui interagiscono per esaudire il desiderio di maternità, anche nel caso di figli ormai cresciuti che hanno abbandonato il nido famigliare.
Le pochissime figure adulte maschili risultano essere pleonastiche e d’altronde non ci si ritrova certo davanti al gioco d’implicazioni sottilissime messo in atto dai corpi isterici dell’artisticità di Cindy Sherman, che dissolve i confini tradizionali dei generi sessuali pur usando protesi posticce associandole alla maternità.

Sembra che, in questo caso, l’immagine della donna venga piuttosto complicata in una sorta di ermafroditismo iniziale, essere creaturale autosufficiente e dalle implicazioni quasi cabbalistiche, tale da farmi tornare in mente la fotografia dell’Ermafrodito dormiente di Mariella Bettineschi, esposta di recente al Miart dalla galleria londinese Richard Saltoun; certo, ques’ultima, bellissima nella sua algida sensualità che s’offriva alla contemplazione in un ambiente asfittico, senza possibilità di movimento, e dalle connotazioni quasi sadiche. Nel caso di Surrogati, sembra, però, che in entrambe le serie fotografiche l’approccio documentaristico, che pure è nelle intenzioni delle artiste, senza peraltro che la regola aurea dell’osservazione partecipante venga rispettata, stemperi gli effetti più propriamente disturbanti.

 

Info:

Surrogati. Un amore ideale
Artisti: Jamie Diamond (Brooklyn, USA, 1983) ed Elena Dorfman (Boston, USA, 1965)
21 febbraio – 22 luglio 2019
a cura di Melissa Harris
Osservatorio Prada
Largo Isarco 2 Milano

Surrogati. Un amore ideale installation view at Osservatorio Fondazione Prada. ph credits: Mattia Balsamini

Surrogati. Un amore ideale installation view at Osservatorio Fondazione Prada. ph credits: Mattia Balsamini

Surrogati. Un amore ideale installation view at Osservatorio Fondazione Prada. ph credits: Mattia Balsamini

Surrogati. Un amore ideale installation view at Osservatorio Fondazione Prada. ph credits: Dario Bassi


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