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VENTIVENTUNO: il video oltre lo schermo di Daniele Puppi

Dopo FATICA N. 17, del 2002, e BLAST, risalente al 2013, Daniele Puppi torna da Magazzino, galleria romana, con la personale VENTIVENTUNO. L’evento, a cura di Valentino Catricalà e accompagnato da un contributo a firma del curatore e di Barbara London (utile a contestualizzare la ricerca di Puppi su scala internazionale), vede la presentazione di quattro videoinstallazioni inedite, tutte realizzate fra il 2020 e il 2021; anni – come arcinoto – problematici e sottesi già nella titolazione.

La mostra, inaugurata lo scorso quattordici maggio, è scandita dal ritmo degli ambienti della galleria, dove ogni area è adibita a ospitare un’opera, sulla base delle relative necessità di fruizione, che prevedono sempre un serrato rapporto con l’architettura. Accortezza, quest’ultima, che appare opportuna per la corretta lettura delle quattro operazioni qui proposte. Difatti, complessivamente, è proprio lo spazio a rivestire centralità nel modo di trattare il video da parte dell’artista, il quale, nella sua pluriennale ricerca, sovverte qualsivoglia convenzione percettiva e strumento didascalico, riconfigurando, dai fondamenti, i modi dell’esperienza visiva. “Una delle cifre caratteristiche del lavoro di Puppi” – come scrive il curatore – “è la realizzazione di installazioni video site-specific che intrecciano lo spazio architettonico, le immagini e il suono in un’esperienza sensoriale drastica e dirompente”.

Ciò equivale a una riformulazione radicale degli elementi della canonica narrazione video, come il tempo dell’aneddoto, la correlazione fra eventi e la distribuzione interna allo schermo. Tale aspetto, sotto forme differenti, fra interferenze e contaminazioni di vario ordine, ricorre nelle quattro videoinstallazioni che sostanziano il percorso di visita, facendo emergere, così, il tratto predominante della pratica dell’artista, riconoscibile nell’abilità del porre in crisi il logocentrismo tipico del racconto filmico tradizionale, conferendo rilievo a caratteristiche che, solitamente, si muovono a latere della trama.

Fra i principali, si registra la modalità scultorea con cui li video viene lavorato in Les Voyageurs, dove la stessa immagine è trasmessa specularmente e in rotazione su due schermi adiacenti, restituendo l’impressione della tridimensionalità. In Menocchio, che riproduce un soggetto dalle ambigue fattezze antropomorfe, le dimensioni dello spazio e del tempo implodono in sé stesse, poiché l’azione è come interrotta e reiterata all’infinito, senza soluzione d’estinzione.

Con Master Blaster, invece, ad essere ribaltato, intervenendo su immagine e suono, è la percezione narrativa del film comico di Buster Keaton La palla n° 13, che, al contrario, è reso dall’artista inquietante e straniante. Infine, la sensibilità dell’autore cambia lessico in Notturno, dove l’inquadratura statica di un paesaggio attraversato da una tempesta elettromagnetica definisce una condizione d’osservazione contemplativa, i cui plausibili riferimenti storico-artistici vanno da Giorgione al Romanticismo.

Quattro opere diverse ma efficaci al contempo, che manifestano tutta la trasversalità della creatività di Daniele Puppi, il quale, pur veicolando suggestioni ora più perturbanti e ora più distensive, mantiene costanti il confronto con lo spazio, un’elevata forza espressiva – che nasce dalla profonda conoscenza degli espedienti impiegati – e una considerazione decisamente estesa del mezzo video, in grado di estenderne il dominio anche a quanto sussiste fuori dallo schermo. VENTIVENTUNO è aperta al pubblico fino al 30 giugno.

Info:

Daniele Puppi. Ventiventuno
a cura di Valentino Catricalà
14/05/2021 – 30/06/2021
Magazzino
Via dei Prefetti, 17
Roma
www.magazzinoartemoderna.com

Daniele Puppi, Fantastic Voyage, 2021, courtesy Magazzino, Roma

Daniele Puppi, Menocchio, 2021, courtesy Magazzino, Roma

Daniele Puppi, Master Blaster, 2020, courtesy Magazzino, Roma


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