Alla JulietRoom di Muggia, spazio promozionale dell’Associazione Juliet, sabato 12 aprile 2025, alle ore 18.00, si inaugura la personale del fotografo sloveno Vukašin Šobot. La mostra, composta da circa venticinque fotografie, sarà introdotta da Elisabetta Bacci.

Vukašin Šobot, immagine dal progetto “De Profundis”, stampa fotografica, work in progress
L’avvicinamento di Vukašin Šobot al mondo della fotografia è stato lento e progressivo. Inizialmente si è dedicato alla gestione di progetti informatici e solo dopo il 1990 ha affiancato al suo lavoro per un quotidiano sloveno l’attività di fotografo freelance. Da quel momento ha compreso che la fotografia era qualcosa che meritava di essere sviluppato a livello professionale e così, dopo aver completato la sua formazione da un punto di vista tecnico, ha iniziato a collaborare con diverse testate nazionali e internazionali. Al lavoro di fotografo ha poi affiancato quello di videogiornalista, soprattutto per realtà locali oltre che a produrre film documentari. Tuttavia, non avvertendo una piena soddisfazione per il suo lavoro e notando una mancanza di dibattito culturale, nel comprensorio di Zagorje dove risiede, nel 2018, affiancato dalla moglie Tina, ha aperto l’Istituto Noire, finalizzato alla promozione della fotografia e del video, e qualche anno dopo ha avviato l’attività della Galerija f 2,8 che si dedica, in via esclusiva, alla promozione del discorso fotografico.

Vukašin Šobot, immagine dal progetto “De Profundis”, stampa fotografica, work in progress
In sintesi possiamo quindi affermare che Vukašin Šobot è fotografo, cameraman e regista indipendente con oltre vent’anni di esperienza nel campo della fotografia e quindici anni nella produzione video. L’apice della sua espressione viene però toccato con la fotografia documentaristica e giornalistica. Nel suo curriculum vanta la partecipazione a oltre quaranta mostre collettive e ha realizzato una decina di mostre personali. La fotografia ha molti volti e vive molteplici mondi espressivi, ma come dichiara l’autore: “Sono più o meno un fotografo documentarista e non riesco a immaginare un’immagine senza un essere vivente. Eppure, la fotografia contemporanea combinata con generi diversi o generi con una loro specificità è qualcosa che ha completato, completa e completerà la nostra memoria collettiva. Come sappiamo è più facile ricordare le immagini piuttosto che le parole scritte. Non fa alcuna differenza se le immagini sono catturate su pellicola, con una macchina fotografica digitale o uno smartphone, ma fa una grande differenza se l’immagine ha una storia alle spalle ed è supportata da quelle che sono le basi dell’arte fotografica. Le forme e il linguaggio sono in continuo sviluppo ma la vera espressione sta sempre nelle mani del fotografo. In generale, la decisione di optare per il mercato o fare fotografia come contributo culturale alla società è qualcosa di molto personale”.

Vukašin Šobot, immagine dal progetto “De Profundis”, stampa fotografica, work in progress
In particolare, il progetto “De Profundis” che verrà presentato alla JulietRoom, va considerato come un work in progress i cui esiti non sono ancora definiti. La mostra è composta da foto dove il focus sta nei soggetti ripresi nell’atto di fumare e collocati all’interno di un contesto culturale oltre che nella normalità della vita quotidiana. Ogni singolo ritratto ferma il momento in cui si manifesta il piacere che i fumatori provano in ciò che stanno facendo, senza particolari segni di preoccupazione per la loro salute. Le foto non vengono incorniciate affinché il fumo possa trovare anche un piccolo foro per scivolare via o debordare dai perimetri di ogni singola immagine. Nella sequenza di questi scatti, la centralità della narrazione risiede nella capacità da parte dell’autore di tradurre la percezione ottica del singolo soggetto, per trasformare il semplice sguardo sulla realtà, in rappresentazione. Nel giocare, per esempio, nei dettagli espressivi su un volto o sulle nuvole di fumo, queste fotografie divengono allora processo di conoscenza per l’autore e per chi le guarda, in una tensione di rimandi e di richiami di responsabilità.

Vukašin Šobot, immagine dal progetto “De Profundis”, stampa fotografica, work in progress
Non so quanti collezionisti dediti alla fotografia ci siano oggi in Slovenia e nemmeno so quanti siano i fotografi che possano vivere di questa professione, ma ricordando che prima della caduta della Jugoslavia un certo Marino Cettina (morto prematuramente nel 1998) ebbe il coraggio (e la forza economica) di esporre a Umago le foto di Andres Serrano, credo di poter affermare che oggi i fotografi sloveni possono senza dubbio sostenere il confronto con gli autori stranieri, e che Vukašin Šobot rientra a pieno titolo in questa categoria, e che non ci deve essere alcuna remora a cercare dei punti di confronto.
Fabio Fabris
Info:
Vukašin Šobot, De Profundis
12/04/2025 – 30/06/2025
JulietRoom, via Battisti 19/a, Muggia TS
a cura di Elisabetta Bacci
www.noire.si

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