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We did it! attraversa l’Italia: in dialogo con Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi

Arriva il tour di We did it! di Ateliersì ideato da Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi. Nel futuro prossimo in cui è ambientato We did it! la figura in scena ci accompagna lungo i sentieri che ha percorso con i suoi contemporanei per superare alcune delle crisi che oggi compromettono la permanenza della vita sulla Terra. Giocando sulle interferenze tra fatti realmente accaduti, possibilità attuabili ed esperienze finora solo concepibili, lo spettacolo si fa documentario ipotetico per sgretolare il Paradigma TINA (There Is No Alternative) condividendo scenari in cui le persone hanno sviluppato relazioni più armoniche tra loro e con le altre entità che vivono sul pianeta. In un futuro tenuto in scacco dal presente, We did it! attraversa i mutamenti nei quali siamo immersi, dagli sconvolgimenti climatici a quelli bellici, proponendo il racconto di alcuni processi che potrebbero germogliare evolvendo gli schemi culturali che sono alla base del nostro vivere attuale. Con il supporto della misura PNRR per la Transizione Ecologica degli Organismi Culturali e Creativi finanziata dall’Unione Europea – Next Generation EU. Per saperne di più, in occasione del debutto a Bologna dell’8 e del 9 maggio 2025 abbiamo deciso di incontrare Fiorenza e Andrea.

“We did it!” di Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi, ph. Margherita Caprilli, courtesy Ateliersi

“We did it!” di Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi, ph. Margherita Caprilli, courtesy Ateliersì

Sara Papini: Vi andrebbe di parlarci di TINA?
Andrea Mochi Sismondi: Il paradigma “There Is Not Alternative” è stato usato per decenni da politici ed economisti per giustificare l’individualismo come vocazione umana e il capitalismo predatorio come sistema di sviluppo “naturale”. Ripetuto come un mantra dalla destra neoliberista occidentale, a partire da Margaret Thatcher negli anni ‘80, è stato coniato nella prima metà dell’Ottocento dai sostenitori del darwinismo sociale, ovvero da coloro che hanno distorto le intuizioni di quel magnifico e dirompente osservatore che è stato Darwin per legittimare gli abusi del potere coloniale, razziale e di classe. Oggi siamo nel mezzo di un ulteriore passaggio: se negli scorsi decenni TINA era usato per affossare ogni alternativa allo sviluppo della globalizzazione capitalistica, in questo momento di scelte nazionalistiche e protezionistiche viene assunto come slogan per giustificare l’uso della forza e la brutalità come strumenti privilegiati per l’esercizio del potere e la gestione delle relazioni. I nuovi governi autoritari ci dicono che non ci sono alternative allo sfruttamento delle risorse naturali fino alla devastazione ambientale, alla compressione dei diritti (se non all’eliminazione della vita) dei più deboli per le esigenze di sviluppo economico e di armonia sociale, alla contrapposizione muscolare e di conseguenza al riarmo e alla guerra. Ecco, noi nello spettacolo lavoriamo a partire dalle tante alternative possibili, prefigurandone l’applicazione in un prossimo futuro che immaginiamo – insieme al pubblico – diverso. Un futuro più luminoso in cui le tante esperienze che oggi navigano in direzione contraria – e che su piccola scala dimostrano di poter funzionare – sono state assunte a nuovi paradigmi dell’esistenza.

“We did it!” di Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi, ph. Margherita Caprilli, courtesy Ateliersi

“We did it!” di Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi, ph. Margherita Caprilli, courtesy Ateliersì

Come è nata l’idea dello spettacolo We did it! e come si è sviluppata la sua preparazione?
Fiorenza Menni: Di fronte alle frizioni del presente, più volte negli anni mi è tornata in mente l’idea di fare un documentario ambientato in un futuro in cui le cose “vanno bene”. Era un pensiero ricorrente: sarebbe stato interessante portare in giro nuove visioni capaci di superare lo scacco del presente, e per farlo pensavo a una sorta di carovana che unisse passato e futuro attraverso il gesto performativo. Ne abbiamo parlato insieme e due anni fa Andrea mi ha proposto di usare l’occasione di un bando che finanziava le intersezioni tra arte e transizione verde per realizzare un mezzo prototipale con cui viaggiare con un nuovo spettacolo senza inquinare e consumare energia, anzi producendola. L’idea di We did it! ha preso forma e parallelamente allo sviluppo del prototipo è partita la ricerca drammaturgica, che come sempre abbiamo condotto insieme attraverso una molteplicità di fonti: dalla letteratura scientifica all’analisi sociologica, dai documentari divulgativi alla filosofia politica, dal confronto diretto con gli esperti, gli artisti e i progettisti, alle cronache di giornale e alla critica d’arte, alla ricerca di una contaminazione tra scienza e poesia che potesse coagulare consapevolezza e frenesia d’azione intorno a possibili esperienze di vita futura. Quella che vedete in scena non è un’utopia – perché è composta di passaggi tutti realizzabili – ma l’evocazione di un futuro ipotetico che rifugge dalla didascalia e mette lo spettatore di fronte a fatti concreti condivisi attraverso una ricerca sul linguaggio che rifiuta l’appiattimento linguistico sulle parole d’ordine delle politiche per la sostenibilità trovando nuovi modi di esprimersi più immaginifici e radicali.

“We did it!” di Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi, ph. Margherita Caprilli, courtesy Ateliersi

“We did it!” di Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi, ph. Margherita Caprilli, courtesy Ateliersì

Vorrei riflettere sull’idea di “teatro viaggiante”: cosa significa tornare a ragionare su uno spettacolo di questo tipo?
Andrea Mochi Sismondi: È innanzitutto un gesto politico: di fronte all’ingessatura del sistema culturale – che sempre più si sta dirigendo verso l’accentramento della produzione e della programmazione nelle grandi strutture gestite in modo verticistico – rilanciare il policentrismo distributivo, oltre che quello produttivo, ci sembra fondamentale. La capillarità che ci permette il tour di We did it! grazie alla sua leggerezza di allestimento e al desiderio di incontro delle comunità locali che guida ogni sua tappa (e che spesso si concretizza negli intensi incontri dopo lo spettacolo, frutto della relazione progettuale instaurata con ogni singolo organismo ospitante) ci porta a fare spettacolo nei teatri così come teatri, nelle piazze, nei giardini dei musei così come nei parchi e sulle rive dei fiumi, nelle città e nei piccoli paesi delle aree interne. Lavorare sull’accessibilità dell’arte per noi è anche raggiungere luoghi insoliti e conoscere persone diverse da quelle che si incontrano abitualmente nei foyer dei teatri delle grandi città: ci diverte creare occasioni di incontro con i linguaggi del contemporaneo più ampie possibili; è un reciproco darsi e ricevere.
Fiorenza Menni: Tutto ciò si inserisce anche in un momento particolare della nostra vita artistica, professionale e personale. Nostro figlio ha ormai quasi vent’anni e per tanto tempo – oltre che a lui – abbiamo dedicato una cura costante e quotidiana alla crescita dell’Ateliersì, il nostro teatro a Bologna che insieme alle nostre compagne e i nostri compagni abbiamo trasformato in un laboratorio di elaborazione di nuovi linguaggi scenici aperto all’ospitalità di altre artiste e pensatori e dove si sviluppano ormai una miriade di percorsi preziosi. Ora è il tempo in cui possiamo rimetterci in viaggio, con la grazia che il nostro carro elettrico permette e con il desiderio di immaginare un altro futuro insieme alle persone che ogni volta incontriamo.

Info:

Le serate dell’8 e del 9 maggio 2025 sono composte di due spettacoli:
alle 19.00 Radio Tunnel di Eterea Noise
alle 20.30 We did it! di Ateliersì
biglietti: www.ateliersi.it


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