Fugacità e calma, industria e natura, spregiudicatezza e intelligenza. Questi sono gli ideali avversari che Yto Barrada (nata a Parigi nel 1971, vive tra New York e Tangeri) fa scontrare sul proprio terreno di produzione artistica, un terreno fedele alla naturalità dell’esistenza e al contempo toccato dai ritmi convulsi della contemporaneità.

YtoBarrada, “Deadhead”, installation view at Fondazione Merz, Torino, ph. Andrea Guermani courtesy Fondazione Merz
La riflessione sul tempo, scandita da un’indagine multimaterica del colore, orienta la personale che Fondazione Merz dedica all’artista cosmopolita, vincitrice del Mario Merz Prize 2024. Lungi dal volersi interrogare sulla scansione cronologica degli avvenimenti, Yto costruisce un linguaggio visivo inedito basato sul tempo della presenza, di cui passato e futuro non sono che assonanti rimandi. Esempio perfetto ne è Continental drift, un montaggio di diari e filmati di scarto raccolti durante otto anni tra l’Antartide, l’America e il Marocco, in cui attraverso filtri cromatici differenti le tre temporalità vengono invertite, compenetrate, azzerate. Da questo azzeramento del tempo cronologico emerge da una parte l’esperienza di pura presenza della fruizione (la spettatorialità è qui e ora) e dall’altra la riflessione su un tema assai caro alla cosmopolita, il rapporto tra appartenenza e sradicamento, approfondito in tutta l’esposizione. È il caso, per esempio, di Lit-ras-d’eau, un letto-zattera che riempie l’enorme e angosciante spazio vuoto della prima sala con una provocazione sulla vita del migrante, fondata – e dunque non fondata – su instabilità e casualità.

YtoBarrada, “Deadhead”, installation view at Fondazione Merz, Torino, ph. Andrea Guermani courtesy Fondazione Merz
Come incerto e peregrino è il destino dello sradicato apolide del mare, così anche le opere di Barrada sono il frutto di un viaggio complesso attraverso luoghi e tempi sperimentali. After the Parade è la perfetta sintesi di questa peregrinazione fisica e simbolica. Costituita da una maschera da bambino a forma di onda trovata abbandonata su una strada newyorkese, dopo una manifestazione per il clima, l’opera-scarto viaggia dalla critica sociale al gioco e dall’America all’Europa di Fondazione Merz. Così l’oggetto, sempre di fattura artigianale, si fa parola del racconto che l’artista compone sulla vita del mondo contemporaneo, un mondo in cui troppo spesso si è annichiliti dalla logica del profitto e si è gettati contro natura in un tempo di accelerazione consumistica, che arriva a rendere spazzatura (la maschera lasciata per strada) ciò che fino all’attimo precedente era veicolo della voce del popolo.

YtoBarrada, “Deadhead”, installation view at Fondazione Merz, Torino, ph. Andrea Guermani courtesy Fondazione Merz
Quella a Fondazione Merz non è una mostra innocente. In un serissimo gioco di materia e colore, Barrada ci mette di fronte alle gabbie della nostra epoca, dalla globalizzazione alla marginalità e dall’ipertrofia produttiva alla crisi ecologica. Gabbie per granchi, alcune lasciate aperte nella speranza che vi sia ancora una fuga possibile, compongono non a caso la grande Tangier Island, un muro di trappole per la libertà politica, economica, collettiva. La mostra prosegue trasportando lo spettatore in un tempo “poetico”, cioè costruito su un perfetto equilibrio tra astrazione, immaginazione e mistero, lontano dal ritmo spastico e nevrotico dei nostri giorni. Yto, così come ritaglia cartoni di cereali e pezzi di stoffa per farne giochi cromatici, con la sua pratica artistica ritaglia uno spazio sicuro in cui coltivare il tempo della presenza e recidere i fiori appassiti del mondo che abitiamo, un’operazione che in ambito orticolo viene appunto definita “deadhead”.

Yto Barrada, “A Day is Not A Day”, 2022, 2-channel film installation, 16mm film, color, sound; 18 min., film still, courtesy the artist and Fondazione Merz
Incarnazione di quel tempo poetico sono le opere esposte che, in quanto prodotti artigianali, manifestano l’invisibile schema creativo dell’artista e rinviano a una materialità originaria. Con “originaria” qui bisogna intendere la naturalità sia della materia, essendo preindustriali i colori utilizzati, sia dell’ideazione, che non segue una linea razionale e analitica ma di pure affiliazioni e rimandi. Infatti, come dichiara il curatore Davide Quadrio, l’unico modo per avere accesso all’arte di Yto Barrada è «cogliere l’attimo delle assonanze e lasciare che sia sufficiente».
Info:
Yto Barrada. DEADHEAD
20.02.2025 – 18.05.2025
Fondazione Merz
Via Limone 24, 10141 – Torino
www.fondazionemerz.org

Laureata magistrale in Filosofia all’Università degli Studi di Milano, città dove tuttora vive, si è specializzata in estetica e critica del contemporaneo. Frequentatrice del mondo dell’arte e dedita alla ricerca, crede nel potenziale dello sguardo interdisciplinare, che intreccia il pensiero critico, tipico della formazione filosofica, e il potere comunicativo dell’arte di dare forma all’identità in divenire del proprio tempo.
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