Data / Ora
Date(s) - 13/08/2023
7:00 pm - 9:00 pm
Luogo
Ex Chiesa della Sciabica
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Mi chiedo perché la mente perseguiti il tempo, non riesco a capirlo. Quando dico perseguiti intendo più cose insieme: accanirsi, torturarsi, inseguire…
La vita scorre nel tempo, la vita è il trascorrere del tempo da un punto x ad un punto y. E’ ciò che sappiamo e di cui siamo convinti. Il nostro corpo si trasforma lungo il tempo. Cambiano le sembianze, si trasforma il corpo fino alla fine e oltre la fine finché non ne rimane che polvere.
Cosa ci sia dopo la morte non so. Se esiste l’anima e cosa ci sia prima della nascita mi è altrettanto ignoto.
Il tempo e la vita sono inscindibili, sono la stessa cosa, direi. Non c’è vita senza tempo. Non so se la proposizione possa risultare vera invertendo i termini: non c’è tempo senza vita.
L’opera più conosciuta di Heiddeger è Essere e tempo.
Eppure qualcosa non mi quadra. Non sono convinto che Cronos sia il dio primigenio.
Brecce è il titolo che quest’anno abbiamo voluto dare alla nostra mostra d’Agosto. Inoltrarmi a spiegare il perché è inutile, a parte le contingenze che ci hanno sospinto a sceglierlo: i nostri soliti incontri a casa di Giuseppe Armenia.
Ho fatto un salto: sono passato da Tempo-Vita a Brecce. Il perché non è importante, lo è il colmarlo, metterci qualcosa in mezzo, qualche materiale di riempimento che tenga in piedi il tutto.
Ieri sera delle immagini mi vagavano una dietro l’altra. Immagini di spazi aperti. Visioni che mi davano contemporaneamente sensazioni di libertà. Essere libero nello spazio. Ogni movimento del corpo, ho pensato, durante l’intera vita dovrebbe segnare lo spazio come una danza.
Ho letto Brecce di Henri Michaux. Dicevo a qualcuno, non importa chi, quali sono i brani del libro che mi hanno più colpito. Non dico quali, o almeno non dico tutti quelli che ho riferito. Uno me ne serve per quel materiale di riempimento di cui parlavo prima: Spoliazione mediante lo spazio. Consiglio di leggerlo. Mi limito a citarne due parti:
“Donandomi spoliazione, lo spazio si era concesso. Spoliazione: attraverso questa breccia misteriosamente aperta lo spazio irrompeva a me. E io in lui.
Misteriosa interpenetrazione. Azioni opposte, che si rispondevano senza escludersi.”_ _ _ “Di nuovo all’inverso degli oggetti, delle cose, degli animali… la distanza, per quanto cresca, non diventa mai mostruosa, soltanto si fa più puramente se stessa. Il suo ingrandirsi avviene senza danno per colui che la medita e la sente; mentre perfino la luce, il calore, il suono, diventano penosamente eccessivi, non essendo in pari grado «adatti per l’infinito». Perciò la distanza (con l’impressione stessa di estensione) è una via privilegiata di liberazione.”
Direi che non serve aggiungere altro. Riempito il salto dovrei adesso chiudere. Mi viene da aggiungere che alcune minime esperienze di tal genere le ho vissute in passato, non necessariamente sotto l’effetto di certe sostanze. Credo che ognuno di noi involontariamente si sia trovato a vivere momenti di estrema libertà e che tutte le volte che casualmente o intenzionalmente sia successo qualcosa del genere, una breccia si sia aperta e ci abbia fatto entrare in una dimensione parallela, dove… il tempo finisce.
Ci torno: quel che non riesco a capire è perché la mente perseguiti il tempo. Mi pare che il tempo sia relativo alla compressione, deformazione, espansione – dello spazio. Il tenente Karl Schwarschild ne ebbe un’estrema visione.
“Per espugnare una fortezza bisogna aprire una breccia. “ – disse un generale. Il linguaggio militare ci rende la metafora. Qui non c’è da entrare nella fortezza, ma di uscirne. L’uscita per l’entrata. Come in uno specchio. Attraverso cui Alice entra… dove? In un’altra dimensione. Eh già… dimensione… spazio.
Anche «Il signore dei sogni, il grande Isachar, sedeva davanti allo specchio, la schiena aderente alla sua superficie, con la testa tutta reclinata all’indietro e profondamente immersa nello specchio. Allora apparve Hermana, la signora del crepuscolo, e si dissolse nel petto di Isachar, finché non vi svanì del tutto.» (Questo l’ho preso da Solenoide di Mircea Cărtărescu che a sua volta lo prende da Kafka. Credo da Frammenti da quaderni e fogli sparsi.)
Ora, queste dimensioni sono infilate l’una dentro l’altra, un uovo nell’uovo, nell’uovo…
Aldo Taranto
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