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Correnti IV – Sublimare | Niamh O\’Mal...

Correnti IV – Sublimare | Niamh O\’Malley, Namsal Siedlecki, Alessandro Vizzini | 18/05/2023-15/09/2023 |

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Data / Ora
Date(s) - 18/05/2023 - 15/09/2023
3:00 pm - 7:00 pm

Luogo
RITA URSO artopiagallery

Categorie


RITA URSO artopiagallery è lieta di presentare Correnti IV – Sublimare, una mostra collettiva degli artisti Niamh O’Malley (1975, Irlanda), Namsal Siedlecki (1986, USA) e Alessandro Vizzini (1985, Italia), a cura di Roberto Lacarbonara.
Correnti IV nasce come quarto atto espositivo all’interno del progetto Correnti – ideato da Giulia Bortoluzzi – che da settembre 2022 ha visto coinvolte le artiste Ella Littwitz ed Elena Mazzi nella mostra Correnti I – Animalia (settembre-novembre 2022), Marzena Nowak nella personale Correnti II – Blue (dicembre 2022-febbraio 2023) e gli artisti Eva L’Hoest e Mario Sironi nel dialogo Correnti III – Techne (marzo-maggio 2023).
Il titolo di questo ultimo episodio della rassegna, Sublimare, declina il concetto delle correnti in senso psichico, percettivo ed energetico. Cambiamenti di stato, trasfigurazioni e metamorfosi, salti linguistici e migrazioni visive, sensibili, formali: sono tutti i fenomeni e gli aspetti di una sublimazione, termine che, nella doppia accezione della fisica e della psicoanalisi, definisce un modello di
trasformazione della materia e dello spirito.
Nei lavori dei tre artisti in mostra, ogni elemento scultoreo e oggettuale è colto nel suo “stato evolutivo”, nel suo processo di rinnovamento. Assistiamo a momenti di passaggio, a cambiamenti: quando le cose e le storie cessano di esistere per divenire pura forma, presenza solida, sintesi visibile di forze invisibili.
Le Sorgenti (2021) di Alessandro Vizzini sono architetture concepite a partire dallo spazio cavo, negativo e vuoto che scorre tra i layers verticali della scultura. Un’idea di passaggio d’aria che alimenta e agita dall’interno gli spazi, come anima che attraversa la materia e la vivifica. Sono invece i processi ottico-percettivi a lasciare che elementi del paesaggio naturale trovino una sosta formale, una configurazione plastica in oggetti scultorei elaborati ora con materie e tecniche primarie – legno, terra, argilla – ora con soluzioni del design – poliuretano, resine, vernici.
Da contesti urbani e industriali provengono gli objets trouvés con cui Niamh O’Malley lavora ai suoi assemblaggi scultorei. L’artista irlandese indaga gli scarti percettivi che i materiali impongono a un’osservazione lenta e ravvicinata. Il vetro, in particolare, è la materia privilegiata delle sue nature morte tridimensionali e contribuisce ad attivare differenti modalità della visione: opaco, trasparente o riflettente, esso predispone chi osserva a dirigere l’attenzione al di sopra della superficie oppure oltre il suo filtro
luminoso, cromatico, plastico.
Una finestra arcaica, concepita da Namsal Siedlecki a partire dalla fusione di vetro e ceneri di lupo, diventa il dispositivo-soglia che, agendo come Limes (2017), definisce il confine tra soggetto e oggetto, tra natura e cultura, tra uomo e animale, in quell’esile interstizio trasparente in cui si gioca il rapporto di inclusione ed esclusione alla base di ogni civiltà (come quella romana cui l’opera allude). Ma questo scambio, questo scorrere tra i confini, è anche un atto che crea e disfa la materia dei corpi, come accade nella coppia dei Viandanti (2020), calchi di due ex voto fusi in zinco e sottoposti a un incessante processo di scambio elettrolitico; o come in Deposizione (2020), laddove i sedimenti di calcite che inglobano una tela, lungamente lasciata nell’acqua di una
“fontana pietrificante”, sembrano accomunare la genesi della scultura ai fenomeni millenari della geologia.


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