Artist portrait: Dickon Drury

Avere una propria visione del mondo e la capacità espressiva di tradurla sulla tela sono due condizioni spesso ricondotte, nei pittori, a quella fase compiuta della crescita artistica chiamata “maturità”. Dickon Drury (Salisbury, 1986), giovane pittore britannico recentemente graduato alla Slade School of Art, all’etá di 31 anni sembra dimostrare entrambe con la disinvoltura di chi possiede un grande talento naturale.

Una mano leggera e decisa, senza ripensamenti, libera e allegra traccia i confini di un mondo fiabesco, a cavallo tra l’irreale e il caricaturale. Una realtà personale, non mediata, non artificiosa, che scaturisce direttamente dalla naturalezza del suo stile e dalla genuinità della sua visione; le sue opere non tradiscono sforzo, né calcolata rielaborazione.

Le tele di Dickon si propongono di ritrarre, come suggerisce l’artista, un reame immaginario, estraneo a contaminazioni di moderna civilizzazione. Meraviglioso, spensierato e senza tempo come ogni tempo mitico. È infatti proprio un mito medievale quello da cui Drury prende spunto per la passata mostra da Frutta Gallery “If the sea was whiskey”; già dipinto da Pieter Bruegel il Vecchio, “The Land of Cocaigne”, ovvero il paese della cuccagna, è un luogo ideale, ricordato in molti testi di diverse epoche, dove il benessere e l’abbondanza sono alla portata di tutti.

L’artista inglese ci narra dunque il folclore di questo straordinario mondo pittoresco, dove una natura traboccante di stranezze si fonde con la sua fantasia. Come visti da una serratura, gli animali selvatici vengono colti nel mezzo delle loro attività. Orizzonti montuosi e vulcani in eruzione, notti stellate e giornate assolate sono il paesaggio che abitano personaggi di ogni sorta: silhouette misteriose che fanno della natura il loro giaciglio, mentre oggetti animati popolano ambienti domestici, tra interni, tavole imbandite e angoli di lettura.

Il quotidiano diventa, come in Tall Tales (2016), oggetto di libere associazioni, di scherno e di assurdità. I colori tendono alla saturazione, al sogno. Le forme sono un gioco.

Ceste di viveri di ogni sorta, composte di uccelli e torte macabre sono le portate dei pasti rocamboleschi che si consumano avidamente, lasciandosi dietro avanzi di quieta barbarie e dissimulata bestialità. Una cena di Gala alla Salvador Dalì, dove il reale lascia il posto alla finzione, e il gusto al disgusto.

In A case of you un coacervo di animali viene compresso in una teca, la cui appartenenza slitta tra un museo di anatomia comparata e un museo di storia naturale. Qui, come altrove, Dickon introduce un effetto di mise en scene, dove la cornice gioca elemento di rappresentazione e contenuto.

I colori caldi di una terra assolata e accogliente lasciano invece spazio, nell’ultima personale alla galleria Opdahl, al candore di un inverno freddo e nevischioso. Holed up trasforma il paesaggio rigoglioso in una candida distesa e una abbondante nevicata, spesso in dialogo con il conforto degli scorci domestici. Anche qui, la fiaba e l’ironia intervengono a smussare i contorni di una potenziale avversità, trasformando l’inverno scandinavo in un pretesto per affrontare nuovi soggetti o per rielaborare temi ormai al pittore familiari, come le piccole vedute d’interno, luoghi di studio, di piacere o lavoro. Osservando la produzione dell’artista si notano infatti prospettive ricorrenti, forme e oggetti che stimolano l’osservatore a un gioco di riconoscimento. Workbench with attitude (2018) ripropone un’inclassificabile fenomenologia di stravaganti oggetti fuoriposto, una piccola collezione di utensili a muro, fai da te di mestieri curiosi o, più probabilmente, spunti di riflessione per lo scrittore appostato alla scrivania. Anche qui la seducente trasparenza mimetica lascia col tempo intravedere, a prima vista inavvertito, il trucco di un dispositivo, in un gioco di caparbietà pittorica che confonde forme e campiture.

Improbabili piante fiorite ricordano, ai lati della macchina da scrivere, come sulle mensole del dipinto “Leda and maquettes”, raduni di farfalle violacee e svolazzanti, riprese nelle ombre e, di nuovo, nei riquadri a parete. Le apparenti scene di natura morta sono in realtà, a ben guardare, scenette di genere, scorci rubati a una vita in movimento, dove la stasi lascia spazio a un principio di narrazione. Conviviali strette di mano, schizzi di disegno, momenti di ristoro: sembra, ancora una volta, di intrufolarsi non invitati in una dimensione privata, e di assistere celati a stravaganti aneddoti di vita quotidiana.

Con una tavolozza dagli accesi colori mediterranei e uno stile che ricorda Matisse, il pittore inglese piega gli spunti di matrice fauvista agli ordini della fantasia e dell’immaginazione. Lo spettatore è invitato, tela dopo tela, a immergersi nel tempo sospeso della pittura, tra sogno dell’immaginario e incanto della rappresentazione.

Rappresentato da Koppe Astner, Dickon Drury ha esposto in italia da Frutta Gallery e in Norvegia alla galleria Opdahl.

Edoardo De Cobelli

Info:

http://www.dickondrury.com
http://www.fruttagallery.com/programme/dickon-drury/
http://www.galleriopdahl.no

Dickon Drury, Double Bill, 2017, Oil on Linen Flax, 90 × 70 × 3.5 cm courtesy Frutta Gallery

Dickon Drury, Bait Ball, 2017, Oil on Linen Flax, 200 × 150 × 3.5 cm Frutta Gallery

Dickon Drury, Evening Brew, 2017, Oil on Linen Flax, 200 × 150 × 3.5 cm Frutta Gallery


Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

By using this form you agree with the storage and handling of your data by this website.