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Di quando Elena Bellantoni e Maria Grazia Chiuri fecero trionfare l’arte e il femminismo in passerella

NOT HER, il nuovo progetto artistico di Elena Bellantoni, è stato creato per la sfilata di Dior Prêt-à-porter Primavera-Estate 2024 e presentato in anteprima a Parigi il 26 settembre 2023. Quello alla quale abbiamo assistito è stata “una grande videoinstallazione” come è stata definita da Elena stessa durante il nostro incontro “un racconto verbo-visivo che di snoda e prende forma nel paradosso, nello sconfinamento, nella sovrabbondanza e nell’accumulo d’immagini e frasi che ci bombardano continuamente” e continua “quello che ho realizzato è un progetto site specific per Dior, ma ha radice ben più profonde, nasce infatti da una mia ricerca che è partita nel 2015. Dal quel momento fino a oggi ho raccolto circa 400 immagini, che raccontano la pubblicità sessista dagli anni ‘40 agli anni duemila. Ho progettato, così, 24 pubblicità con i claim relativi con in più altrettante 24 frasi, come fossero le risposte linguistiche alle immagini che ho prodotto”.

Elena Bellantoni, NOT HER, 2023, ph credits @laurasciacovelli

Un lavoro, quello creato per Maria Grazia Chiuri, totalmente in linea con l’estetica e la ricerca artistica di Elena Bellantoni, che da anni ormai lavora ragionando con e su il corpo, il linguaggio, la performatività e le tematiche femministe. Alcuni dei lavori emblematici in questo senso possono essere il penultimo realizzato per la fondazione Dino Zoli, Se ci fosse luce sarebbe bellissimo o il progetto On the Breadline dove entrambi combinano ricerca, documentazione video e performance. “Il mio punto di innesto su questo tipo di lavori solitamente indaga il corpo e il linguaggio e nello specifico, in questo caso, mi soffermo sul corpo della donna e di quanto questo corpo sia stato ingabbiato in una specifica grigia semantica, dalla quale ci dobbiamo liberare”. La donna, è da sempre, nella società patriarcale, proposta come “secondo sesso” come direbbe Simone de Beauvoir o “soggetto altro”, come direbbe Irigaray. Nelle pubblicità e attraverso i media la donna, dagli anni ‘40 a oggi, è stata veicolata come mero oggetto sessuale. Un corpo oggetto, come direbbe Lorella Zanardo nel suo documentario del 2009: “La donna proposta nelle pubblicità sembra accontentare e assecondare il presunto desiderio maschile sotto ogni aspetto, abdicando completamente alla possibilità di essere l’altro. Ridotta e autoridotta a oggetto sessuale e impegnata in una gara contro il tempo che la costringe a deformazioni mostruose, costretta a cornice muta”. Le pubblicità ideate da Elena Bellantoni sono dei collage con un’estetica ben definita che si rifà alle ricerche verbo-visive di artiste attive negli anni Settanta come Ketty La Rocca (in particolare vedi il collage del 1965, Sana come il Pane) e Lucia Marcucci.

Elena Bellantoni, NOT HER, 2023, 48 mixed media artworks in paper format and digital collage.
Video animation for the installation. All works conceived for the House of Dior installation, Jardin des Tuileries, Paris, Ph credits @adriendirand

“Io ho potuto riscrivere questi slogan perché esiste un codice, o meglio un alfabeto ben strutturato che ha contaminato le pubblicità sessiste fino a oggi”. Il lavoro dell’artista, tenta in questo modo di rivendicare il corpo della donna, ponendo il focus sulla visione di una donna che rifiuta gli stereotipi imposti e che diventa finalmente soggetto all’interno della società. Inoltre, la parte visual si accompagna in questo modo alla collezione di Maria Grazie Chiuri, interamente giocata sulla concezione della donna strega e non solo, una donna che uccide il vecchio paradigma vigente. Quello alla quale assistiamo diventa quindi arte a più livelli; dall’opera di Elena (visual) che si amalgama alla collezione di Maria Grazia Chiuri, arrivando alla performatività delle modelle che indossano e interpretano gli abiti della collezione. Quello che vedi, inoltre, è decisamente pop. Lo si capisce dai colori, che sono sempre tratti dal mio lavoro del 2015 The Highlighter che colpì molto Maria Chiara Chiuri durante il nostro primo incontro”. In questo lavoro, Elena Bellantoni, infatti, aveva fotocopiato alcune pubblicità sessiste portandole al bianco e nero e avrebbe poi utilizzato degli evidenziatori gialli e fuxia per evidenziare alcune parti e portare alla luce “ciò che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno”. Un sessismo alla quale il nostro occhio si è abituato, e che ha ormai purtroppo interiorizzato.  “Ho rifatto poi, dopo i primi mesi di studio sull’archivio, il setting di tutte le pubblicità che avevo scelto e così ci sono io con il mio corpo che performo attivamente, anche se spesso non mi riconosci. Il corpo è mio, il viso è mio ma io sono tutte e nessuna di quelle donne, perché ovviamente sono stata modificata in post-produzione seguendo il modello dominante e i canoni di bellezza ormai imposti sul corpo della donna, andando a ritoccare alcune parti del mio corpo, come il seno, lo sguardo, le labbra”. Elena mi fa anche notare come i modelli di stereotipo sulla donna siano cambiati durante gli anni: “Se ci fai caso, durante gli anni ‘40 il modello era quello della donna casalinga, the cute housewife che stira bene, poi negli anni ‘70 c’è un tentativo di emancipazione del ruolo della donna, ma che comunque rimane sessualizzato e mercificato.  Dagli anni ‘80 e ‘90 in poi, invece, la donna viene spogliata sempre di più”.

Elena Bellantoni, NOT HER, 2023, 48 mixed media artworks in paper format and digital collage.
Video animation for the installation. All works conceived for the House of Dior installation, Jardin des Tuileries, Paris, Ph credits @adriendirand

Gli uomini che appaiono poi all’interno di queste rivisitazioni di pubblicità della Bellantoni sono invece rappresentati come dei cartoon, degli sketch appena sviluppati. In questa ottica, sono gli uomini a essere soggetto altro e non la donna. Ci troviamo quindi di fronte a un mondo finto il mondo fake delle pubblicità. “Ho utilizzato lo stesso linguaggio delle pubblicità martellanti, con questa valanga di immagini che vanno una dietro l’altra durante la sfilata ma poi c’è un cambio di paradigma, a ogni immagine che vedi sul monitor io do delle risposte che arrivano direttamente dal mio punto di vista. La mia risposta è quindi Not Her, non lei, questa non è più lei. Faccio un esempio: la casalinga perfetta? Non è lei! Non è questo”. Il percorso verso la creazione di questa enorme videoinstallazione è un viaggio durato sei mesi. “Il mio primo studio visit con Maria Grazia Chiuri è durato circa tre ore, ho capito che non sarebbe stato scontato fare qualcosa insieme ma che se fosse successo sarebbe stata una grande sfida. Sono convinta, infatti, che le idee e i concetti che veicoliamo come artiste hanno un grande peso sul mondo che attraversiamo; la stessa responsabilità può averla la moda in modo ancora più efficace poiché raggiunge davvero molte persone: lavorare quindi dentro il sistema capitalistico, per sfruttarlo dal suo interno. NOT HER ha preso forma proprio grazie al confronto costante con Maria Grazia e Rachele, siamo state tutte unite sulla stessa linea pronte a REVERSE THE MIRRORS SUBVERT THE RULES TO DECONSTTRUCT DOMINANT NARRATIVE TOOLS”.

Elena Bellantoni, NOT HER, 2023, 48 mixed media artworks in paper format and digital collage.
Video animation for the installation. All works conceived for the House of Dior installation, Jardin des Tuileries, Paris, Ph credits @adriendirand

La mia curiosità si sposta automaticamente sulla maestosità del lavoro di Elena Bellantoni e la domanda sorge spontanea: come è stato quando hai capito che ti saresti confrontata con uno spazio così monumentale?  “Ho ricevuto la piantina di dove sarebbe andato il mio lavoro poco dopo il nostro primo incontro e lì mi sono accorta del lavoro enorme e monumentale che sarei andata a creare e della grande responsabilità. C’è una mia grande regia dietro, infatti, che viene chiamata in gergo split-flap. Una scelta concettuale la mia che riprende il gioco dei post-it e che mi permette di mostrare al pubblico il passaggio del tempo, dagli anni ‘40 a oggi. Le immagini dei miei autoritratti, poi, a un certo punto spariscono dai monitor e rimangono le modelle a performare finalmente pronte a mostrarsi al nuovo paradigma, non più sessista e machista. Il corpo per me, quindi, è sempre performativo. Spesso, come vedi, torno io con il mio corpo, e qui gioco anche con l’autoritratto”. Un lavoro dove il corpo performativo si fa carico dell’elemento politico grazie anche al gioco dell’autoritratto lonziano. “E poi, per concludere, quello che resta dalla mia immagine trova riscatto nella scrittura, nella possibilità di dire e nell’autoaffermazione, l’unico modo per interrompere il monologo del patriarcato direbbe Carla Lonzi. Il processo entra tutto nell’opera, dentro questo grande meccanismo di mistificazione e mercificazione: NO-BODY IS YOURS, NO-BODY IS PERFECT, EVERY-BODY IS PERFORMATIVE”.

Info:

www.elenabellantoni.com

https://www.youtube.com/live


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