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Padiglione del Montenegro, 59. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, The Art of Holding Hands / as we break through the sedimentary cloud

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Data / Ora
Date(s) - 23/04/2022 - 26/11/2022
11:00 am - 7:00 pm

Luogo
Palazzo Malipiero

Categorie


In occasione della 59 Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia il Padiglione del Montenegro presenta The Art of Holding Hands / as we break through the sedimentary cloud, presso Palazzo Malipiero, San Marco, Ramo Malipiero Venezia.
Il Padiglione del Montenegro è realizzato grazie al Ministero Dell’Educazione, Della Scienza, Della Cultura e dello Sport, e prodotto dal Centro di Arte Contemporanea del Montenegro, diretto da Jelena Božović.

Dal 23 Aprile The Art of Holding Hands / as we break through the sedimentary cloud a cura di Natalija Vujošević presenta le opere di Dante Buu, Lidija Delić, Ivan Šuković, Darko Vučković e Jelena Tomašević, insieme ad alcuni lavori della collezione d’arte del Movimento di Paesi non Allineati, ovvero le opere di Zuzana Chalupová, di René Portocarrero, di un autore anonimo iracheno e un documentario sul lavoro di Bernard Matemera.

La mostra The Art of Holding Hands / as we break through the sedimentary cloud, assomiglia a un racconto fantascientifico su futuri possibili, che intreccia i punti di vista multitemporali e intergenerazionali di artisti provenienti da vari contesti sociali e storici, che vivono oggi nel territorio del Montenegro.

Questa storia nasce ai margini del mondo che attualmente viene chiamato capitalismo globale; nasce dagli spazi di una distopia acuta del “corpo” disintegrato (la società, la nazione, la natura) che, sotto costanti turbolenze, influssi e scosse cambia e perde la sua solida membrana, galleggiando nel tempo e nello spazio come una nube di ideologie, avvenimenti, immagini, paure e sogni.

Questa nube sedimentaria si stacca dai tessuti di un corpo collettivo che si disintegra costantemente; può essere vista come un caos e un’oscurità senza speranza, una fonte costante di ansia e pessimismo. Consideriamo però tutto questo come un’opportunità di liberarci dall’algoritmo e dalle competizioni e di esercitare la possibilità di creare un nuovo linguaggio e di immaginare un nuovo inizio.

Incarnando le proprie visioni tramite diversi media ̶ dalla pittura e l’installazione, attraverso l’adozione degli approcci rituali al lavoro manuale nella loro pratica, fino alla poesia e agli archivi ̶ le artiste e gli artisti ci mostrano come l’immaginazione e il potenziale terapeutico dell’arte possano essere concepiti nel, e nonostante, il deserto post-sociale. Questi artisti assorbono le esperienze personali, le immagini del mondo e dell’ambiente in cui creano, e attraverso la loro arte danno forma a realtà alternative, cosmologie personali, ma anche ai possibili esiti delle ansie prodotte dal grigio presente.

Il punto di partenza dell’attività artistica di Dante Buu è la narrazione di una storia mai raccontata, che parla dell’amore e della resistenza di coloro che non sono desiderati né amati e lo fa attraverso un’autobiografia intima che si intreccia con la vita degli altri. L’artista presenta una serie di ricami astratti che nascono mediante un lungo processo, in una condizione di isolamento e in cui l’autore inscrive diversi stati emotivi, creando mondi immaginari privi di forma, di un inizio e di una fine; si tratta di letti disfatti, di vite fittizie che l’autore vive mentre gli viene proibita e negata la vita reale.

Not all of paradise is lost è un dialogo fra i dipinti di Lidija Delić e l’installazione scultorea di Ivan Šuković e prende il titolo da una poesia di André Breton, da cui deriva il principio surrealista della giustapposizione delle visioni e la forza di immaginazione artistica che caratterizza questo progetto. I territori individuati (antropogenici, amministrativi, naturali) vengono rappresentati come spazi – sia privati che collettivi – utopici, di colonizzazione e sfruttamento, ma anche esotici e straordinari.

La pratica artistica di Darko Vučković è espressione di una comunicazione intensa e diretta con la natura e con la terra. Attraverso un lungo e sperimentale processo di lavorazione dell’argilla, l’artista, utilizzando antiche tecniche artigianali eseguite direttamente in luoghi naturali, realizza sculture di forme quasi organiche, che sembrano provenire dalla flora e dalla fauna di un universo alternativo.

La serie di installazioni Guilty Knowledge di Jelena Tomašević prende il titolo dalla terminologia giuridica che descrive la situazione in cui un soggetto è a conoscenza di un’azione illegale, ma la ignora consapevolmente. Sottolineando la connessione dell’uomo alla tecnologia, l’intenzione di queste installazioni è quella di stimolare l’osservatore a riflettere sulla sua caducità rispetto all’ambiente che produce, nonché a quello in cui tutti viviamo. Le opere creano l’atmosfera di un mondo postumano, non come una visione della fine, ma come un possibile suggerimento per un nuovo inizio.
La Galleria d’arte dei Paesi non allineati “Josip Broz Tito” è stata inaugurata nel 1984 a Titograd, in Jugoslavia. La sua collezione comprende opere d’arte di 57 Paesi e rispecchia le peculiarità di ambienti, persone e nazioni delle regioni rappresentate. Nel corso della sua attività, la Galleria ha organizzato mostre, seminari, residenze per artisti, svolgendo un lavoro pedagogico, vantando una fertile attività editoriale, ed è divenuta luogo di incontro e di dialogo, sostenendo l’idea di coltivare e salvaguardare la specificità dell’arte e delle opere d’arte dei Paesi del Movimento. Dopo la dissoluzione della Jugoslavia, in seguito al cambiamento del contesto politico e sociale, nel 1995 la Galleria ha perso la propria autonomia ed è stata integrata all’interno del Centro per l’Arte Contemporanea del Montenegro, istituzione che ne ha preso il posto. Da quel momento, trascurata e abbandonata all’oblio, non è stata più riconosciuta dal sistema culturale e d’istruzione del Paese e non è più stata oggetto di nessuna ricerca importante.
Della collezione la mostra presenta Famiglia, dipinto dell’artista Zuzana Chalupová, Colomba della pace stampa grafica di René Portocarrero, la scultura La Palma d’argento di un ignoto autore iracheno, nonché un documento relativo alla scultura Famiglia di Bernard Matemera, posizionata in un’area pubblica.

L’esperienza della mostra The Art of Holding Hands / as we break through the sedimentary cloud, avvolge e intreccia un intero registro di testi poetici sperimentali, che con l’aiuto del suono ci conduce attraverso la proiezione di diversi futuri possibili, trasmessi dall’incontro tra le visioni artistiche intessute nel corpo della mostra.
Ad accompagnare la mostra una pubblicazione finalizzata a presentare approcci curatoriali, artistici e poetici differenti, nonché fonti storiche scritte e orali. Nella pubblicazione si trovano i testi degli autori: Ana Ivanović, Jovana Stokić, Miloš Zec, Nuno de Brito Rocha, Vjera Borozan, Marina Čelebić, Nada Baković, Anita Ćulafić, e Natalija Vujošević.
Il design della pubblicazione è a cura di Tara Langford.

INFO
Padiglione del Montenegro
The Art of Holding Hands / as we break through the sedimentary cloud

Artisti: Dante Buu, Lidija Delić, Ivan Šuković, Darko Vučković e Jelena Tomašević, collezione d’arte del Movimento di Paesi non Allineati: Zuzana Chalupová, di René Portocarrero, di un autore anonimo iracheno e un documentario sul lavoro di Bernard Matemera.
Curatrice: Natalija Vujošević

Chiuso Lunedì (eccetto Lunedì 25 Aprile, 30 Maggio, 27 Giugno, 25 Luglio, 15 Agosto, 5 Settembre, 19 Settembre, 31 Ottobre, 21 Novembre)

Sito web https://montenegropavilion.com/
Fb https://www.facebook.com/montenegropavilion
IG https://www.instagram.com/montenegro_pavilion_2022/


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