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Il tessuto come arte: Antonio Ratti imprenditore e mecenate

La conoscenza del passato genera la nascita di nuove
idee e crea nuove forme di bellezza.” Antonio Ratti

La mostra Il tessuto come arte: Antonio Ratti imprenditore e mecenate si ricorda per più di un motivo. Entrati in Palazzo Te si è accolti dalle importanti installazioni di Yona Friedman nel Cortile d’Onore, Exposition Sans Titre, (2017) Anelli, e nell’Esedra da quella di Richard Nonas, ICE; and after the ice, (2017) 120 lastre in granito, e ancora da quella di Matt Mullican Untitled (7 Signs with City Chart), (1992), 7 parti, pietra calcarea e gesso e ancora Liliana Moro nel Grotto Senza Titolo, (2017) suono, casse acustiche, cd. Indimenticabile la navata a capriate delle Fruttiere dominata dall’opera di Renée Green, Space Poem #6 (Tracing) : una serie di bandiere con i nomi di famosi giardini scomparsi. Una installazione estremamente suggestiva che ci rimanda a paesaggi ormai solo immaginabili con la nostra fantasia. Sotto, una lunga tavolata coperta di seta colorata coperta di testi che parlano di artisti e di mostre e ai lati una lunga sequenza di stoffe antiche e contemporanee.

E appena entrati ecco l’autobiografia in forma di poesia visionaria e fantastica, accostata a uno dei capolavori cachemire, lo scialle «Denderah», e a uno specchio di Gerhard Richter. Il sapersi vedere nel Passato, Presente, Futuro, il saper guardare avanti ma anche indietro alla storia, alla complessità del tempo e dello spazio. “HOMO FABER – HOMO POETICUS” dice nel testo “IL RAPPORTO TRA IMPRESA E CULTURA NELLA STORIA DI ANTONIO RATTI”  Stefano Baia Curioni parlando delle “Due posizioni funzionalmente simili – quella dell’imprenditore e dell’artista – di rivoluzionari e sperimentatori, separate però da una radicale antitesi ideologica”. E che dire dell’opera di Luigi Ontani nell’Ala Napoleonica Mostri comaschi su astr, (1989), China e acquarello su carta e cotone stampato, che oltre al gioco di parole gioca tra l’opera e la sua stampa su cotone che le fa da sfondo. Ci sono poi i video delle performance che si sono succedute nel tempo alla Fondazione, come quella del 2015 di Yvonne Rainer, The Concept of Dust, perché, nata nel 1985,  la Fondazione Antonio Ratti si pone come strumento di promozione e divulgazione culturale, istituendo poi il Museo Studio del Tessuto e promuovendo poi il Corso Superiore di Disegno e il  Corso Superiore di Arti Visive, ora CSAV-Artists Research Laboratory, dove hanno lavorato artisti internazionali e importanti esponenti dell’arte contemporanea come appunto Yvonne Rainer, una delle maestre della danza contemporanea internazionale. In occasione della sua partecipazione quale visiting professor al Corso Superiore di Arti Visive della Fondazione Ratti, Hans Haacke, Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 1993, ha allestito la sua personale presso l’ex chiesa di San Francesco a Como, composta da tre lavori: Wide White Flow (1967), The population meets St. Francis (una serie di fotografie dal progetto Der Bevölkerung) e un lavoro site specific dedicato all’Italia Once Upon a time (2011-2). Non mancano i capisaldi dell’arte concettuale, Paolini e Kosuth. E ancora Walid Raad, The Atlas Group (1989-2004), 2009, Susan Hiller, Psi Girls, 1999, Matt Mullican, The Meaning of Things, 2013, Tacita Dean, Craneway Event, 2014, John Armleder, L’esperienza inevitabile del motoscafo botanico (1996), Richard Nonas, Mappa Mundi (2003), Jimmie Durham, Stones rejected by the builder (2004), Alfredo Jaar, Estetica della Resistenza (2005), Joan Jonas, The Hand Reverts to its Movement (2007), e così via.

L’esposizione, prodotta e realizzata dal Comune di Mantova, dal Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te, dal Museo Civico di Palazzo Te e dalla Fondazione Antonio Ratti, è curata da Lorenzo Benedetti, Annie Ratti e Maddalena Terragni.

Info:

Il tessuto come arte: Antonio Ratti imprenditore e mecenate
1 ottobre 2017 – 7 gennaio 2018
Palazzo Te
Viale Te 13 Mantova

Yvonne Rainer, The Concept of Dust, or How do you look when there’s nothing left to move?, 2015. Performers: Pat Catterson, Patricia Hoffbauer, Emmanuèlle Phuon, Yvonne Rainer,  Keith Sabado e David Thomson.  Foto: Moira Ricci

Renée Green, Tracing, 2016, Spazio Culturale Antonio Ratti, Ex Chiesa San Francesco, Como.  Courtesy of the artist and Free Agent Media Foto: Agostino Osio

Joseph Kosuth; Norme e Significati, 1995 Installation view, Fondazione Antonio Ratti, Como 1996

Giulio Paolini, L’opera autentica, 2002 Installation view, Fondazione Antonio Ratti, Como 2003


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