Julia Stoschek Collection

Julia Stoscheck è una collezionista interessata soprattutto alle pratiche performative e alle ricerche processuali degli anni Sessanta e Settanta e da tutto ciò che poi a seguire si è rivelato come ricerca legata al fattore tempo e all’immagine in movimento, elementi che debbono essere considerati una adeguata chiave di lettura del mondo moderno, una storia, quella di un nuovo concetto di spazio-tempo, che ovviamente ha le sue origini dalla pellicola cinematografica, a partire dai fratelli Lumière. Le opere della collezione Stoschek (nel complesso 870 opere di 290 artisti) comprendono video, film, installazioni a canale singolo o multicanale, ambienti multimediali, performance, installazioni sonore e realtà virtuale.

Per la conservazione di questo incredibile insieme di opere (basti pensare alla rapida obsolescenza delle tecnologie digitali) nel 2007 è stata aperta una sede operativa a Düsseldorf, Germania (JSC Düsseldorf), a cui nel 2016 è seguito un secondo spazio espositivo a Berlino (JSC Berlin).

La Collezione Julia Stoschek non solo accoglie richieste di prestito di opere d’arte, ma invita anche artisti e curatori a sviluppare progetti artistici ambiziosi o di forte impatto innovativo e si impegna anche nel sostenere progetti in tutto il mondo. Le collaborazioni passate includono enti come: Berliner Festspiele, Berlino; Deichtorhallen, Amburgo; Kunstsammlung NRW, Dusseldorf; Moderna Museet Malmö; MoMA PS1, New York; Biennale Performa, New York;  Serpentine Galleries, Londra; Museo d’Arte di Tel Aviv, Israele; e ZKM | Centro per l’arte e i media, Karlsruhe. La Fondazione ha sostenuto anche progetti espositivi; in particolare ricordiamo la mostra di  Doug Aitken al MOCA, Los Angeles nel 2016;  e ha contribuito alla realizzazione del Padiglione tedesco alla 54a, 56a e 57a Biennale di Venezia, con Christoph Schlingensief (2011), Hito Steyerl (2015) e Anne Imhof (2017).

L’apertura al pubblico di questa collezione è reso possibile grazie al sostegno della Fondazione Julia Stoschek, fondata da Julia Stoschek nel 2017, per spirito di mecenatismo e per il desiderio di divulgazione dell’arte contemporanea anche nei confronti dei non specialisti. Inoltre, dal 2019, la Fondazione ospita una residenza estiva annuale per curatori emergenti in collaborazione con il Center for Curatorial Studies, Bard College (CCS Bard).

Ora, la maniera più consona per farsi una prima idea di questa incredibile collezione è cogliere al volo l’opportunità offerta da un allestimento di dodici opere curato da Rachel Vera Steinberg e proposto con il titolo “Mythologists”. L’appuntamento è la terza edizione di JSC ON VIEW e presenta installazioni video e sonore, alcune delle quali vengono esposte per la prima volta a JSC Düsseldorf. Questi gli autori coinvolti: Jamie Crewe, Guerrilla Girls, Mike Kelley, Lina Lapelytė, Mark Leckey, Klara Lidén, Laure Prouvost, Mika Rottenberg, Natascha Sadr Haghighian, Jacolby Satterwhite, Wu Tsang, WangShui.

Così ne parla la curatrice: “Tradizionalmente intesi come narrazioni sugli dei, sulla creazione e sulla santità, i miti sono storie ampiamente condivise e di fatto ambigue. Raccontano verità non verificate, educano e divertono allo stesso tempo e creano archetipi da personaggi semplici. JSC ON VIEW: MYTHOLOGISTS affronta le tensioni create tra fatti e finzione attraverso la produzione di narrazioni personali e collettive. Le opere si riferiscono a varie mitologie,  reinterpretando storie, interrompendo comportamenti consolidati e immaginando nuovi mondi visivi e sonori. Ciò che li unisce è che i limiti tra mito, realtà e fantasia non sono chiari, sia che siano opera dell’artista o meno. Attraverso atti quotidiani di finzione e recitazione, le opere chiedono: di cosa ci si può fidare, semmai? Come viene assegnato un significato a queste storie? Chi crea questi miti e quali saranno portati nel futuro?”

Certo, il mito è legato alla fondazione del mondo, sta all’alba della civiltà, spesso presenta significati incongrui e contraddittori e proprio per questo si presta a fare da lente di ingrandimento della complessità contemporanea. Basta non prendere la parola alla lettera e non pretendere che queste opere parlino di Athor o di Zeus, di Indra o di Mitra.

Queste opere si soffermano invece sulle sottoculture o fantasie collettive, sugli archetipi o tropi popolari, sulle ambiguità e sui comportamenti stabiliti dalle convenzioni sociali, fino a toccare mondi utopici capaci di forgiare nuove relazioni e gerarchie innovative.

Insomma, una mostra spettacolo, dove il tempo è comunque da considerare non solo come termine di definizione delle singole opere, ma anche come scorrere delle lancette dell’orologio quando si rimane attanagliati davanti a una immagine in movimento che si fa storia o semplicemente si traduce in valenza estetica.

Bruno Sain

Info:

AA.VV., JSC on view: Mythologists, Works From The Julia Stoschek Collection
17/01/2021 – 19/12/2021
JSC Düsseldorf
Schanzenstraße 54
40549 Düsseldorf, Germania
tel. +49.211.585.884.0
mail info@jsc.art

WangShui, From Its Mouth Came a River of High-End Residential Appliances, 2018. Installation view, JSC ON VIEW: MYTHOLOGISTS, JSC Düsseldorf. Ph Simon Vogel, Colonia

Jamie Crewe, Pastoral Drama, 2018. Installation view, JSC ON VIEW: MYTHOLOGISTS, JSC Düsseldorf. Ph Simon Vogel, Colonia

Mark Leckey, Parade , 2003. Installation view, JSC ON VIEW: MYTHOLOGISTS, JSC Düsseldorf. Ph Simon Vogel, Colonia

From left to right: Klara Lidén, Grounding, 2018; Mark Leckey, Fiorucci Made Me Hardcore, 1999; Parade, 2003. Installation view, JSC ON VIEW: MYTHOLOGISTS, JSC Düsseldorf. Ph Simon Vogel, Colonia

Cover image: Wu Tsang, Wildness, 2012. Installation view, JSC ON VIEW: MYTHOLOGISTS, JSC Düsseldorf. Ph Simon Vogel, Colonia


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