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L’open studio del Collegio Venturoli: una piacevol...

L’open studio del Collegio Venturoli: una piacevole conferma

Tra le opportunità più belle che sono state offerte durante Art City 2024 non possiamo non citare l’OPEN STUDIO della Fondazione Collegio Artistico Venturoli, avvenuta lo scorso 3 febbraio 2024. Il progetto espositivo e formativo ha messo in mostra per la prima volta e in esclusiva la ricerca dei cinque giovani talenti che si sono aggiudicati la prestigiosa residenza artistica iniziata nell’autunno del 2023. Le porte del collegio sono rimaste aperte tutto il giorno, e i visitatori e le visitatrici hanno potuto ammirare sia la sua incredibile architettura e sia gli studi degli artisti Nicola BizzarriFederico FalangaChiara Innocenti SediliElena Vignoli Aurora Vinci, locati su tre livelli del palazzo della fine del XVII secolo.

Federico Falanga, “Trib.n.4-F.F.2023-24V”, 2023, alluminio saldato, stampa in pla, led, 50 x 40 x 4 cm, courtesy Collegio Venturoli

Il primo artista con cui ho avuto il piacere di confrontarmi è Federico Falanga (Bologna, 1995) diplomato in Grafica d’Arte a Urbino nel 2019, e al Biennio specialistico di Pittura-Arti Visive presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 2022. Utilizza il disegno come medium principale, affiancato da una produzione pittorica, spinto da un interesse verso il design e la sperimentazione dei linguaggi: ceramica, stampa 3D, e installazioni luminose multimediali.  All’interno dello studio possiamo notare molteplici lampade derivate dall’assemblaggio di varie parti di oggetti che in origine avevano altro scopo e significato. «Quello che vedi ora – mi spiega – è manipolato esteticamente, ha una mia vibrazione. Ora questi oggetti hanno una anti-funzione. Come questa lampada antizanzara che vedi, non ha più al suo interno il chip che uccide zanzare. La sua aggressività è rimasta solo nell’estetica. Ovvero una lampada con pungiglioni e spine. Di fatto non funziona, e così diventa oggetto artistico». Tutto quello che sto guardando è assolutamente geniale. Confesso che vorrei subito una di queste lampade in casa mia. Federico è estremamente creativo e pratico. La sua è chiaramente un’arte che arriva e colpisce. Sicuramente lo vedremo molto in giro, nei prossimi anni.

Lo studio di Aurora Vinci presso il Collegio Venturoli di Bologna, courtesy Collegio Venturoli

Il secondo studio che ho il piacere di visitare è quello di Aurora Vinci (Bologna, 1997), la quale, dopo essersi diplomata in pittura al liceo artistico della sua città natale si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Ravenna a indirizzo mosaico. Decide di riprendere a studiare pittura all’Accademia di Bologna, iniziando una ricerca incentrata sui paesaggi secondari di periferia, gli stessi luoghi dove ha trascorso la sua infanzia. Nel 2019, dopo un’esperienza Erasmus di sei mesi in Normandia, riscopre l’interesse verso la materia pittorica. Studia come quest’ultima può assumere varie forme prendendo ispirazione dai movimenti della danza contemporanea, da lei praticata per quattordici anni. A luglio 2023 si è diplomata al Biennio di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma con una tesi incentrata sullo studio del paesaggio dell’Emilia Romagna, tema su cui si basano i suoi attuali lavori pittorici che aprono una riflessione sul cambiamento climatico, i cui effetti abbiamo potuto sperimentare da vicino con la recente alluvione in Emilia Romagna. Devo ammettere, nel suo studio aleggia un’atmosfera accogliente e malinconica, vorrei rimanere qui per giorni e perdermi nei preziosi dipinti e fotografie di cui tutte le pareti sono tappezzate.  Nei colori che decide di far emergere c’è moltissima poesia; mi sento appena uscita da un paesaggio di Twin Peaks.

Nicola Bizzarri, “Am Ende bleibt nur Ärger (Alla fine rimane solo rabbia)”, 2023, figurina di cavallo in bronzo sciolta, 17 x 15 x 0,5 cm, courtesy Collegio Venturoli

Il terzo studio in cui ho il piacere di entrare è quello di Nicola Bizzarri (Bologna, 1996), che dopo la laurea in Scultura nel 2018 presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna inizia un percorso di studi in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera, completato nel febbraio del 2023 presentando l’installazione-ciclo di opere Am Ende bleibt nur Ärger (Alla fine rimane solo rabbia), che esprime i suoi attuali interessi, combinando su più livelli temi come identità, narrazione, produzione e rappresentazione. Nicola ci presenta una molteplicità di lavori, dalla scultura a una serie di “bandiere” che richiamano i cavalli. Il suo è un lavoro preciso, forte e meticoloso, che traspare in tutti gli oggetti e le materie che decide di manipolare per esprimere la sua arte. Significativo e totalmente immersivo.

Lo studio di Chiara Innocenti Sedili presso il Collegio Venturoli di Bologna, courtesy Collegio Venturoli

Il giro prosegue e incontro Chiara Innocenti Sedili (Bologna, 2001), di cui avevo già visto alcuni lavori e che finalmente oggi ho la possibilità di conoscere dal vivo. Alcune info per chi non la conoscesse: Chiara frequenta il Biennio di Scultura all’Accademia di Belle Arti di Bologna. La sua ricerca è incentrata sulle storie: delle persone e delle cose, sui resti che rimangono attorno a noi e su ciò che lasciamo e lasceremo. Ne osserva le relazioni e ne ascolta i racconti. È infatti la parola, alternata a elementi scultorei, a creare ambienti in costante cambiamento. Il rapporto fra scrittura e scultura è protagonista del suo percorso, diventandone la chiave di lettura. Attraverso il racconto per bambini e la sua semplicità tenta di mostrare queste storie, creando un rapporto con lo spazio, dove esse verranno presentate, scritte o narrate. Pezzo preferito? Il “pavimento” che occupa quasi metà dello studio dell’artista. «Mi sono piastrellata in un momento molto particolare, perché avevo la bronchite» mi racconta ridendo Chiara davanti al suo lavoro site-specific, un pavimento piastrellato che chiaramente richiama un corpo imprigionato; è quello, appunto dell’artista. «Ormai è anni che piastrello, però è comunque un lavoro che ha richiesto molto tempo. È stato molto complicato dato che volevo in tutti i modi far emergere queste fughe dilatate e non volevo tagliarle. Volevo dare l’idea di queste fughe ampliate per via del mio corpo. Un corpo che non dovrebbe stare lì. È come se io fossi nascosta là sotto, anche se è evidente che non ci dovrei stare». Ma un altro lavoro mi colpisce, ovvero una serie di quadrati disegnati e scritti, stampati poi su forex. Sono una storia, la forma certo riprende quella delle piastrelle, ma il centro di tutto qui è la parola: «Sono anche un’educatrice e ho un rapporto molto stretto con i bambini. Ho scritto questa storia per bambini che ha la sua peculiarità di essere palindroma. Si può leggere dall’inizio alla fine o viceversa. Questo è un lavoro fatto di punti di vista, anche in questo caso, a seconda di come la leggi cambia significato. Questo è il potere della parola». Una parola che emerge, in maniera differente da Emilio Isgrò, ma che colpisce.

Elena Vignoli, “Panico notturno”, 2023, carta non trattata, matita e olio di lino, 50 x 40 cm, courtesy Collegio Venturoli

Infine, in uno splendido soppalco, scopro Elena Vignoli (Bologna, 1998), attualmente iscritta al Biennio di Pittura Arti visive presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. L’artista non si è mai legata a un solo materiale, forse per un’influenza brancusiana, ma sente fortemente che ogni materiale ha già un suo potenziale, una sua vita, ancora prima del suo intervento. Nelle sue prime opere, il surreale è uno strumento essenziale per comunicare le sensazioni e le visioni più recondite. Nell’ambito della pittura, ha imboccato una strada che si chiede “Cos’è la rappresentazione?”. Sempre con lo sguardo volto a specchio della società ha deciso che in ogni suo quadro il volto di qualsiasi personaggio sarebbe stato il suo. Quello dove sono appena entrata è decisamente un mondo surreale e fantastico. Intorno a me, oggetti, installazioni, disegni, schizzi e addirittura una nicchia. «Questi sono tutti materiali di riciclo – mi racconta Elena – compresi anche i miei capelli. Lavoro anche, però, con il video. Quasi sempre mi auto-riprendo. Sono appassionata di miti greci e a loro faccio molti riferimenti. Il mio è un mondo particolare che viaggia nell’onirico. Quasi sempre quello che esce tocca l’immaginario femminile. Lavoro sul feticcio e la feticizzazione, sia come critica sociale e sia come visione di piccolo-microclima». Ero già stata al Collegio Venturoli e questa breve visita è stata una conferma della grande potenzialità che riesce ciclicamente ad accogliere. Gli artisti e le artiste che ospiteranno le antiche mura in questi anni promettono e confermano un’arte di cui necessariamente oggi abbiamo bisogno. Passate, ne vale la pena.

Info:

www.fondazionecollegioventuroli.org


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