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A Bologna apre Megadue, nuovo spazio indipendente con una decennale esperienza alle spalle

Localedue, noto spazio indipendente dedicato all’arte contemporanea attivo a Bologna dal 2013 al 2021, ha riaperto come Megadue in via Mascarella, dove ha ereditato la sede di Sonic Belligeranza, a sua volta trasferitasi dall’altro lato della strada, con cui verrà mantenuto un rapporto di collaborazione. Alla regia di questa nuova fase l’ormai consolidato trio costituito da Fabio Farnè, Filippo Tappi e Gabriele Tosi, a cui si è aggiunto l’artista Stefano Giuri. A fare da apripista alla programmazione, la mostra “Till the clouds roll by” del giovane artista bresciano Marco Gobbi, inaugurata in concomitanza con Arte Fiera e visitabile fino al 16 marzo 2024. Il progetto, incentrato su una riflessione scultorea generata dall’ibridazione dell’antica figura dell’augure con la morfologia dell’apparato uditivo umano, asseconda la verticalità dello spazio espositivo con le forme eleganti di una doppia brocca in ceramica evocatrice di arcani riti divinatori e di una misteriosa formella zoomorfa quasi mimetizzata con il bianco della parete che la ospita, anch’essa portatrice di suggestioni legate al tema del doppio e dell’udito. Per saperne di più su questo progetto, abbiamo rivolto qualche domanda al team di Megadue.

Marco Gobbi, “Till the Clouds Roll by”, installation view, courtesy Megadue

Emanuela Zanon: La missione di Localedue era quella di consolidare l’ambiente artistico giovanile e indipendente, promuovendo la ricerca nelle espressioni nuove e sperimentali. Cosa cambia e cosa rimane di quest’approccio a Megadue?
L’obbiettivo generale resta ma il clima è cambiato. Oggi ci sembra utile percorrere rotte inattese, aprire le geografie che attraversano la scena considerando la fluidità degli attori. I vasi di Gobbi guardano a tutto questo con orecchie aperte.

In un periodo di trasformazioni come quello che stiamo attraversando, in cui il sistema dell’arte tradizionale è a rischio di implosione per il venir meno dell’autoritarietà dei parametri di riferimento che lo regolamentavano, come sta cambiando il ruolo degli spazi indipendenti, che in precedenza venivano considerati la naturale anticamera di accesso a quel sistema?
Pensare l’indipendente come alternativa o in funzione di qualcos’altro non ci piace. Ben vengano invece i rapporti che danno energia. Per noi l’indipendente è un atto d’amore, significa fare cose la cui esistenza ci rende felici.

Marco Gobbi, “Till the Clouds Roll by”, installation view, courtesy Megadue

Quali sono le principali sfide di progettare mostre in uno spazio di 4 m²? Nella selezione degli artisti invitati si tiene conto anche della compatibilità del loro lavoro con uno spazio esiguo oppure il bello è proprio vedere come reagiscono a questa sollecitazione?
Invitiamo artisti con cui abbiamo voglia di lavorare e la natura dello spazio ci aiuta a prendere coscienza di cosa stiamo facendo. Una dimensione piccola e verticale in rapporto con la vastità della strada. Di mezzo c’è un vetro e un portico che fanno da schermi. Il tema non è risolvere lo spazio, che certo sarebbe impossibile. Il tema è cosa lo spazio dice di ciò che è esposto e di chi vi espone.

Quali saranno i prossimi eventi in programma?
Stiamo lavorando a una programmazione annua con sei personali a nostra cura intervallate da eventi più brevi, realizzati ospitando l’attività di altri organizzatori amici. La mostra di Marco Gobbi rimane allestita fino al 16 marzo. La prima settimana di aprile inauguriamo la personale di Martina Rota. Nel mezzo, il 21 marzo, c’è il live di Michele Mazzani a cura di Sonic Belligeranza e il 23 marzo la performance di Edoardo Caimi a cura di Glebaduemila. Il 10 maggio la sound performance GUT di Diane Mahin a cura di Xing.

Marco Gobbi, “Till the Clouds Roll by”, installation view, courtesy Megadue

Uno degli elementi di Megadue che più suscita curiosità nei passanti è la sua “insegna dinamica”, uno smartphone sempre connesso a WhatsApp in cui chiunque può avere accesso alla chat del gruppo.  Potrebbe diventare in futuro un’estensione virtuale dello spazio espositivo?
Nasce per comunicare con la strada in modo rapido, senza passare dalla tipografia. Un po’ all’opposto delle pubblicazioni cartacee disegnate da Maria Cecilia Cirillo per Aosta Publishing che documentano le personali dando stampa alle parole e alla letteratura dell’artista. In ogni caso si tratta di immagini che contengono altre immagini. Saranno le artiste e gli artisti a dirci quali sono gli spazi di megadue.

Info:

Megadue
Via Mascarella, 16/A, Bologna
https://www.instagram.com/megadue_/
info.megadue@gmail.com


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