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Alessandro Gioiello. Kálliston, eternamente bello

Alessandro Gioiello. Kálliston, eternamente bello

La contemporaneità è, cioè, una singolare relazione col proprio tempo, che aderisce a esso e, insieme, ne prende le distanze; più precisamente, essa è quella relazione col tempo che aderisce a esso attraverso una sfasatura e un anacronismo. (Giorgio Agamben)

Armonia è il primo aggettivo che ci sovviene osservando le opere di Alessandro Gioiello, l’armonia di epoche che s’incontrano, l’armonia che l’arte è in grado di creare e che il tempo sovrano riunisce. È un’armonia di proporzioni, spazi e paesaggi, legami di bellezza e soavità, è la creazione di un’estetica differente, che ritrova la sua origine nella purezza dell’universalità. In una sua famosa poesia Saffo utilizza dolcemente il termine Kálliston per definire il bello, concetto fondamentale nella poetica di Alessandro Gioiello il quale dona vita alle sue opere intrecciando immagini moderne quali Ritratto di giovane con lucerna di Lorenzo Lotto con il paesaggio di Johann Christoph Dietzsch, La Velata di Raffaello Sanzio con Prima neve di D.C.Friedrich, oppure Ritratto di Juan de Pareja di Velázquez con Veduta delle cascate a Tivoli di J.J.Xavier Bidauld; questa è l’arte di Alessandro Gioiello un’arte onirica e visionaria che rimane eterna nella sua più attuale espressione di contemporaneità quale il collage.

Queste opere create da giochi labirintici, frammentata delicatezza, chimerica complessità, ci introducono in un’idea di paesaggio illusorio, da cui nasce la rappresentazione di spazialità, la riformulazione di una dialettica variegata e caleidoscopica dell’opera, che attraversa il concetto non solo di estetica ma anche di eternità, descrivendo la lievità della poesia e la creatività di una trama carpita durante uno sfuggevole sguardo. Alessandro Gioiello illustra paesaggi che racchiudono l’identità di una poetica innata, la cui essenza e il cui unico scopo è quello di condurci a riflettere sulla contemporaneità nell’arte, sulla sua esistenza, sull’identità di Mnemosýne, musa della memoria e sul suo collegamento con l’ispirazione rifacendoci alle idee sensibili di Merleau-Ponty. Intuizioni che ritroviamo negli scenari ideati dall’artista, che ci conduce in quella dimensione di infinito e di sublime da cui egli stesso e soprattutto la sua arte non può trascendere.

Gioiello ci presenta una poetica archetipo di un dialogo nel quale il tempo, reale filo conduttore, porta la nostra mente a perdersi tra i sentieri ingannevoli in cui la sua presenza riecheggia in quell’annullamento temporale tra essere ed essenza, tramite cui l’artista afferma l’eternità dell’opera, quell’eternità detentrice della sua arte attraverso la quale egli cerca di disorientarci. Affermava Egon Schiele in una delle sue frasi più celebri: “L’Arte non può essere moderna, l’Arte appartiene all’eternità” è quest’eternità che descrive Alessandro Gioiello raccontandoci la sua visione personale del tempo e dell’arte. Ed è nel malinconico narrare del susseguirsi di eteree diapositive che rapidamente creano la configurazione di collage proiettati sul muro, ispirati alla poetica di Marcel Broodthaers, in cui si scorge Clio la musa del tempo e della storia, laggiù sullo sfondo dell’orizzonte si avverte il suo richiamo per le altre due muse Mnemosýne e Armonia, è qui dove esse s’intrecciano creando l’immensità.

Gioiello in questa deliberata soavità, in questo biunivoco racconto di paesaggi in cui ci inoltra con il suo canone artistico, elaborando scenari dove potersi addentrare per ricercare se stessi in un’opera che annulla il nostro essere.
La sua arte è la ricerca di uno sguardo gettato lì per caso, l’indagine di un’intuizione che nel cammino la nostra mente errante continuerà ad agognare. L’artista grazie alla sua inventiva trasfigura e reinterpreta creando una nuovo fiorire di forme, egli rilegge lo spazio, rivivendo l’esperienza fenomenologica del concetto di spazialità e di soggettività, per ri-immaginare l’immagine in prospettiva al tempo e collocarla in un luogo altro, un non luogo, che solo la libertà del pensiero e dell’estro possono creare; ed ecco nascere collage che hanno l’irriverenza e l’audacia del contemporaneo uniti al flautato silenzio del moderno.

Trappole visive ideate dal dialogo tra due surreali realtà ingannevoli, Gioiello crea una continuità tra due profili in simbiosi alla ricerca di un terzo, una nuova immagine, un nuovo idioma artistico. Questo suo linguaggio destabilizza tutti noi, a partire dal nostro punto di vista, posto dinanzi ad apparenti narrazioni di storie sovrapposte, realizzate con i capolavori dell’arte moderna. Armoniche dissonanze di trame allegoriche in cui si celebra la lirica del tempo e la bellezza profetica del passato che incontra quella incognita del futuro. L’Ego della figura centrale volutamente cancellato, appare come il nostro stesso specchio, il paesaggio è il richiamo di un oblio, che noi stessi, ora privi di un Io
temiamo. È in quest’inesplorata disputa di spazi, che inizia la metafora dell’abbattimento dell’entità dell’individuo, opere alla ricerca di qualcosa, di un ignoto racchiuso in un momento riflesso, nei meandri di una memoria passata, nella loro stessa essenza. Opere una dentro l’altra alla ricerca di loro stesse, passando per l’occhio del fruitore, il quale le analizza e proprio per questo in parte le annulla ed è qui che si eleva così l’amore per l’arte, immensa e mirabile insieme alla profonda e complessasuperiorità del paesaggio effimero, chimerico, enigmatico ma soprattutto imperituro nella sua leggiadra inconsapevolezza.

Potremmo dire che Gioiello considera la sua arte da un punto di vista storico, Iosif Brodskij in Profilo di Clio definisce così questa musa: ” la storia è essenzialmente una vasta biblioteca piena di romanzi che variano nello stile più che nel contenuto ” ed è partendo da questo presupposto che Alessandro Gioiello interpreta la sua arte, un’arte tout court, senza tempo e pur senza negare la contemporaneità, egli elabora il concetto di bellezza in un suo stato etereo quasi metafisico, in un personale percorso che lo allontana dalle mode; ed è grazie alla sua poetica espressiva, delicata e improvvisa che queste opere ci appaiono come un’allegoria musicale che inganna il tempo e nell’istante in cui la musica ci raggiunge già appare lontana, ma in realtà essa ci ha già reciso l’animo.

Leda Lunghi

Info:

Alessandro Gioiello. Kálliston, eternamente bello
23 marzo – 5 maggio 2018
Maurizio Caldirola Arte Contemporanea
via Alessandro volta 26, Monza (MB)

Alessandro Gioiello, volto #6, 26,4×21 cm,2018,stampa fine art su carta Hahnemühle

Alessandro Gioiello, volto #7, 26,4×21 cm,2018,stampa fine art su carta Hahnemühle

Alessandro Gioiello, volto #8, 26,4×21 cm,2018,stampa fine art su carta Hahnemühle

Alessandro Gioiello, volto #10, 26,4×21 cm,2018,stampa fine art su carta Hahnemühle


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