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Esemplare installazione di Jannis Kounellis a Pesaro

Per il ventennale del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro l’Amministrazione comunale ha voluto programmare un’iniziativa importante che evidenziasse la nuova politica dell’Assessorato alla Bellezza, così ha incaricato Ludovico Pratesi (da anni solerte direttore artistico del suggestivo luogo espositivo) di promuovere un evento di rilievo. Certo di non deludere le aspettative, egli ha invitato Jannis Kounellis, uno dei più grandi operatori visuali del nostro tempo, il quale con generosità ha prodotto un altro dei suoi esemplari atti creativi – che rimarrà certamente tra i più significativi per il curriculum, la città e la storia dell’arte – dando modo, specialmente ai residenti, di conoscere meglio un protagonista del rinnovamento dell’arte contemporanea in ambito internazionale. Kounellis, infatti, dagli anni Sessanta ha attuato trasgressive azioni inventive e provocatorie in funzione di una percezione altra, mediante l’uso di materiali poveri e un personale metodo operativo, che hanno definito la sua originale identità.
Jannis ha realizzato sul posto, come in un cantiere di lavoro, due composite installazioni complementari, stabilendo una serrata dialettica con gli spazi dalla particolare connotazione. Ha occupato il Loggiato dell’ex Pescheria con una ‘composizione’, fisicamente statica, facendo pendere dalle capriate otto altalene sulle quali ha posizionato opprimenti sacchi di juta pieni di carbone. A distanza ravvicinata, sul pavimento, ha sparso ‘corpi’ de-formati di elementi industriali, coperti da teli bianchi, come fossero cadaveri da occultare. L’insieme offriva una visione magica e misteriosa, inquietante e, a un tempo, leggera e poetica.

Nell’adiacente ex Chiesa sconsacrata del Suffragio, recentemente restaurata, l’artista ha proposto una geometrica situazione dinamica e performativa con un polarizzante doppio binario ferroviario circolare, inscritto nella struttura architettonica dodecagonale dell’ambiente, su cui erano collocati cinque carrelli con sopra cappotti neri. La sera dell’inaugurazione e il giorno successivo essi venivano trainati da un possente cavallo da tiro (condotto da un cocchiere vestito di nero). L’immagine del ri-passaggio del piccolo convoglio senza una meta certa, potenziata dal rumore delle rotaie e dal cadenzato calpestio del quadrupede, evocava un ineluttabile, luttuoso rito popolare dalla sacralità laica, generando negli spettatori, che assistevano attoniti a quella drammatica scena teatrale, un estraniante coinvolgimento emozionale. E l’opera con l’interazione della gente acquistava la prevista dimensione pubblica. In definitiva si è trattato di una straordinaria operazione capace di stimolare l’immaginario verso accadimenti remoti e presenti dell’umanità. Nei tre mesi di apertura della mostra il film della performance potrà essere visionato su uno schermo.

Kounellis rivisita certi ideali permanenti della classicità e, attraverso le esperienze rigorose e radicali praticate fin dagli esordi, è approdato a visioni che penetrano nella realtà esistenziale con lo sguardo rivolto al futuro. Un percorso il suo decisamente antiromantico e antiborghese; autenticamente moderno in più sensi.
Per chi scrive, la sua presenza a Pesaro è stata pure l’occasione per rafforzare un’amicizia che risale agli anni dei decisivi cambiamenti artistici, per verificare la sua progressiva attività e approfondire le motivazioni di fondo del suo ‘artivismo’ con una lunga conversazione avvenuta prima dell’opening, di cui qui vengono riportati solo alcuni brani riferiti all’esposizione.

Luciano Marucci: Per l’esposizione al Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro quali caratteri della struttura carica di memorie hanno attivato il tuo immaginario?
Jannis Kounellis: Il dato di fatto è che in questo luogo si vendevano i pesci e, a lato, c’è una chiesa con una singolare pianta dodecagonale. Sono venuto e ho visto che lo spazio aveva un suo carattere forte. È raro trovarne uno così…

Ti sei rapportato con l’architettura dell’ambiente?
L’architettura è un diapason, ti dà la misura di dove mettere i lavori, di come fare.

Come hai concepito il progetto?
Lo spazio ha avuto un suo peso e per realizzare l’esposizione secondo un’idea, un disegno progettuale sono stato qui cinque giorni.

Da dove provengono i materiali impiegati a cui attribuisci valori simbolici?
Li ho trovati qua; sono stato presso un’azienda locale a scegliere quelli che mi servivano, poi c’è il carbone che ho portato dallo studio. Faccio quasi sempre così. Certe cose le porto, altre le trovo sul posto.

Ci sono legami con la tua storia personale?
Non con la mia persona; riguardano il linguaggio, che non è nato adesso…, ma da condizioni di un certo tipo, legate alla cultura. Nelle ragioni iniziali del mio lavoro c’è stato un perché, un certo radicalismo che implicava anche l’Italia, dove ho avuto i miei amici generazionali.

È un atto unico che celebra la rinascita del dramma?
Il lavoro riguarda il teatro, dunque non è un multiplo.

La precaria situazione geopolitica con l’invasivo fenomeno migratorio, che coinvolge anche il tuo Paese di origine, si riflette in qualche modo nei tuoi lavori recenti?
Io, come tutti, leggo i giornali. È evidente che se un giorno affondano delle barche e muoiono mille persone, sarebbe terrificante non capire che qualcosa è cambiato. Non è possibile. E poi in Italia, che è un ponte per l’Africa, a quattro passi, ci sono coinvolgimenti molto forti e si capisce anche il cambio della realtà.

Indirettamente tutto questo entra nell’opera.
Certamente, se uno non è proprio come Mondrian che fa certe cose indipendentemente da ciò che capita. Io, per la mia sensibilità e per la mia cultura umanistica, non posso chiudere gli occhi. Se c’è la guerra, ti coinvolge per forza.

Consideri la tua arte d’impegno morale e civile?
Non lo so. Come dicevo, appartengo a una certa generazione. Devi ricordare l’impegno morale, civile, politico di quegli anni. Era nell’orizzonte e questo mi ha aiutato a capire il Paese e a riportarlo dentro di me.

Centro Arti Visive Pescheria (Corso XI Settembre, 184) 16 luglio-16 ottobre Info 0721 387541 / pesaro@sistemamuseo.it / www.pesarocultura.it / www.pesaromusei.it www.presszanchi.com / info@presszanchi.com

L’artista Jannis Kounellis all’ingresso dell’ex Chiesa del Suffragio (courtesy Centro Arti Visive Pescheria; ph L. Marucci)

Installazione nel Loggiato dell’ex Pescheria (courtesy Centro Arti Visive Pescheria; ph Michele Alberto Sereni)

Installazione performativa nella Chiesa sconsacrata del Suffragio (courtesy Centro Arti Visive Pescheria; ph Michele Alberto Sereni)

Ludovico Pratesi (a sx), Jannis Kounellis e il sindaco di Pesaro Matteo Ricci all’inaugurazione dell’esposizione (courtesy Centro Arti Visive Pescheria; ph L. Marucci)


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