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Maurizio Ciancia. Tra Reale e Razionale

Maurizio Ciancia. Tra Reale e Razionale

Maurizio Ciancia è un collezionista d’immagini, un catalogatore di spazi warburghiano, un raccoglitore di meraviglie che archivia nella sua macchina fotografica, moderna Wunderkammer, per poi riguardarle, selezionarle, comporle e ricomporle. Un lavoro enciclopedico iniziato nel 2016 che prevede un censimento dei luoghi comuni a partire dai quali l’artista genera il suo spazio, il suo vuoto e il suo pieno, decontestualizzando gli spazi originari per restituire solo geometrie e colori puri. I luoghi diventano così non-luoghi, spazi anonimi che si staccano dal reale, di cui non importa più riconoscere le coordinate spaziali, o il soggetto, in favore di un’idea altra. Le opere di Ciancia non sono infatti più fotografie del reale, ma astrazioni minimali al limite del figurativo.

Semplificando le forme e i colori (sempre due o tre, spesso primari e contrastanti) Maurizio Ciancia elimina il superfluo sulla base di quelle che ha eletto a massime categorie del sensibile. Oltre al colore, sono valorizzati i piani, verticale e orizzontale, che giocano a rincorrersi ridefinendosi continuamente, disorientando la visione abituale dello spettatore e togliendo ai sensi la funzione di appoggio per l’intelletto per diventare un gioco libero di linee. Nelle composizioni di Ciancia non c’è profondità, ma un’esaltazione della “flatness” dello spazio figurativo. I colori ricreano i piani dello spazio dividendolo in porzioni secondo una modalità puramente estetica e trasformando muri, palazzi, bordi di strada in un quadro, un piatto sfondo neutro che fa da scenografia agli accadimenti del mondo.

Da questi attimi sottratti al reale, dalla somma delle possibilità inespresse nel singolo fotogramma, Ciancia ha iniziato a creare accostamenti. Le linee, ortogonali o orizzontali, lavorano in dialogo per ricreare spazi immaginari, non necessariamente reali, ma possibili, tanti quanti ne consente l’immaginazione. Ed è qui il salto qualitativo del lavoro di Ciancia, la maturazione della sua concezione estetica che fa degli elementi spaziali dei generatori di linee, tessere ricomponibili di un puzzle che scompagina il reale e lo ricompone razionale, in un’ottica di pura estetica. Un’astrazione dal sensibile verso l’universale, in un ragionamento induttivo che dal quotidiano (purificato, semplificato, minimalizzato) crea una prospettiva razionale.

“Ciò che è razionale è reale, ciò che è reale è razionale”. Maurizio Ciancia, seguendo la lezione di Hegel, dimostra le possibili combinazioni del reale accostando, in una bulimia dello sguardo che tutto archivia e conserva, immagini urbane ad allestimenti museali, particolari architettonici a quadri d’autore, nel nome di un colore o di una forma comune. Il risultato è de-significante a livello oggettuale, per una semantica dello sguardo puro che vive solo di linee e colori, attraverso cui viene ricreato lo Spazio.

Cos’è per te lo Spazio? 
Lo Spazio è fondamentalmente una metafora che utilizzo per dare concretezza all’idea di Vuoto che cerco di disegnare attraverso le mie fotografie. Il Vuoto a cui faccio riferimento è un luogo a-materico e interiore dove trovare silenzio, equilibrio e armonia, non mancanza o assenza ma capacità di contenere e accogliere.

Nelle tue opere non compaiono ombre né elementi che permettano di stabilire la collocazione dei piani per ricostruire una realtà tridimensionale. Perché questa scelta?
Conduco questa ricerca senza perdere il contatto con la realtà, osservando scarni contesti architettonici dove riconosco angoli ordinari da trasformare nei miei Spazi. Non voglio perdere il contatto con la realtà ma dalla realtà sento anche il bisogno di allontanarmi per poter creare la dimensione interiore oggetto della mia ricerca. L’assenza di ombre e prospettiva, l’apparente bidimensionalità, l’alterazione dell’orizzonte, sono elementi che ritengo utili per indurre un senso di smarrimento, per rendere questi Spazi familiari ma non riconoscibili, per poterli leggere in maniera personale.

Come sei passato dalla singola immagine alla composizione?
Le installazioni compositive sono un elemento del mio linguaggio. La consapevolezza del loro potere comunicativo è nata nello studio di Stefano Ciol. Stavo studiando un allestimento, avvicinando le immagini era inevitabile la loro interazione. Selezionando opportunamente le immagini, i singoli Spazi ne creavano uno unico. Stefano mi ha aiutato a comprendere l’effetto delle composizioni e ad affinare la tecnica per rendere efficace il linguaggio.

Lopera di quali artisti è stata fondamentale nella determinazione della tua sensibilità estetica e nella costruzione del tuo lavoro?
Potrei citarne molti ma preferisco invece ricordare il primo che mi ha spinto ad osservare il Vuoto e a riconoscerne il valore: Kengiro Azuma.

Info:

www.mauriziociancia.com

Maurizio Ciancia, installazione / trittico, Spazio #0382, Spazio #8494 e Spazio #9582, 2019. Serie “C’è SPAZIO per tutti”. Fotografie digitali, stampe Fine art realizzate da Stefano Ciol, cad. 50 x 75 cm, edizione 2 di 10. Courtesy Ema Marinova, Cluster London, UK

Maurizio Ciancia, Spazio #9314, 2019. Serie “C’è SPAZIO per tutti”. Fotografia digitale, stampa Fine art realizzata da Stefano Ciol, 50 x 75 cm, edizione 2 di 10. Courtesy Ema Marinova, Cluster London, UKMaurizio Ciancia, Spazio #9314, 2019. Serie “C’è SPAZIO per tutti”. Fotografia digitale, stampa Fine art realizzata da Stefano Ciol, 50 x 75 cm, edizione 2 di 10. Courtesy Ema Marinova, Cluster London, UK


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