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Nell’arte la manipolazione del linguaggio è ciò ch...

Nell’arte la manipolazione del linguaggio è ciò che la rende intrigante. Scrittura 1: Daniela Comani

Daniela Comani è un’artista visiva nata nel 1965, collabora con la Galleria Studio G7 di Bologna e ha all’attivo diversi progetti che riguardano il linguaggio e i media. Uno dei progetti più celebri, avviato nel 2013 realizzato nel 2022 da ricerche partite nel 2013, fa parte della serie Are You Mine, e riflette sul linguaggio mediatico di rappresentazione della violenza di genere.

Daniela Comani, “Perturbazione”, 2023, sequenza di 12 immagini-testo, archival pigment print su Photo Rag, cad. 42 x 29,7 cm, e site-specific foto-installazione sul pavimento, 130 mq, Fondazione La Rocca, Pescara, 19 novembre 2023 – 2 marzo 2024. Foto Paolo Dell’Elce, courtesy l’Artista e Galleria Studio G7, Bologna

Giulia Elisa Bianchi: Al momento, a che cosa sta lavorando?
Daniela Comani: I progetti di cui mi sono occupata in questi ultimi dodici mesi sono tutti legati al linguaggio. Per esempio, ho finito di lavorare su “Perturbazione”, sequenza di immagini-testo sulla crisi climatica. Si tratta di previsioni meteo che ho raccolto nel corso del tempo, e che sono pensate anche come una grande metafora dell’attuale situazione sociale e politica. Il lavoro consiste in un libro d’artista e in un’installazione site-specific che è stata allestita alla Fondazione La Rocca di Pescara, in occasione della personale a cura di Francesca Guerisoli e che si è tenuta dal 18 novembre 2023 al 10 febbraio 2024. Come sempre lavoro a più progetti. Mi viene in mente “Good Morning Ladies and Gentlemen”, videoinstallazione multi-channel e multilingue che in un’unica giornata raccoglierà due decenni di attentati terroristici (da New York a Londra, da Madrid a Parigi, da Bruxelles a Nizza, da Grozny a San Pietroburgo, da Dacca a Bali, da Nairobi a Israele…)  accaduti realmente ma rimessi qui in scena in un altro ordine cronologico. Oppure “Coverversionen”, un work in progress che procede dal 2007 dove io stessa divento il soggetto dei titoli di copertina di Der Spiegel o Time Magazine, in una sorta di diario mediatico, che realizzerò come artist book in forma di finta rivista e serie fotografica. Qui, oltre al linguaggio, troviamo un altro tema centrale della mia ricerca artistica: le questioni di genere.

Daniela Comani, 2 foto dalla serie “Coverversionen / Cover Versions” (work in progress dal 2007), pigment prints, cad. 40 x 30 cm. Ph courtesy l’Artista e Galleria Studio G7, Bologna

Come è iniziato il suo interesse per il linguaggio?
Nel 1993, ancora studentessa a Berlino, ho realizzato un progetto intitolato “Kommunikation versus Entfremdung” (Comunicazione vs Estraniamento): una video installazione con quattro monitor e player che mostra quattro persone di quattro diverse nazionalità intente a leggere testi in una lingua straniera che non comprendono. Un americano legge in francese “I miserabili” di Hugo, un francese legge in tedesco il “Faust” di Goethe, una tedesca legge in italiano la “Divina Commedia” di Dante e uno spagnolo legge in danese “Aut-Aut” di Kierkegaard.Guardando, oggi, questa mia prima opera video trovo diversi elementi che hanno connotato i miei lavori: penso all’aspetto straniante, all’interesse per il linguaggio, il testo, gli estratti di pagine di romanzi classici.

Daniela Comani, 36 video stills da “Archive in Progress”, 2015/2020, video loop, 40 min. Ph courtesy l’Artista e Galleria Studio G7, Bologna

Mi parlerebbe del progetto “You Are Mine”?
“You Are Mine” (2022) consiste in una serie di opere/testi-immagine che simulano i ritagli di articoli di giornali inerenti a casi di femminicidio che ho raccolto, archiviato, selezionato e infine manipolato. Si tratta di atti di violenza domestica e di genere accaduti realmente e che ho riscritto invertendo il femminile con il maschile, in questo modo la vittima diventa carnefice e viceversa. Questa cronaca nera una volta capovolta, presenta scenari di rapporti quasi impossibili per differenza di età, così come per i ruoli sociali e le professioni esercitate.

È stato difficile rapportarsi a una tematica così delicata?
È stata un’urgenza iniziata nel 2013 dopo un’ondata mediatica su casi di violenza domestica e di genere. Non a caso proprio nel 2013 l’aumento annuale del numero di casi di femminicidio in Italia ha portato al Decreto n. 93 convertito poco dopo in Legge n. 119, conosciuta come Legge sul femminicidio.

Daniela Comani, “Sono stata io. Diario 1900-1999”, 2002/2006, stampa su net vinyl, 300 x 600 cm, dettaglio. Ph courtesy l’Artista e Galleria Studio G7, Bologna

Come progetta la parte visuale delle opere rispetto alla scrittura? Per esempio, quali criteri usa per scelta dei font e del formato della carta?
La scelta dei font non è mai casuale, trattandosi di immagini-testo, diventa infatti parte delle opere stesse: forma e contenuto devono coincidere. Nella stampa 3 x 6 metri “Sono stata io. Diario 1900-1999” il carattere della macchina da scrivere appartiene al secolo XX, che rimanda immediatamente ai protocolli e agli archivi ancora analogici. La scelta del grande formato è stata determinata dal cercare di ottenere quasi una scenografia: volevo che i visitatori si trovassero di fronte a una parete più grande di loro, che sentissero il peso della storia, quel peso che io stessa sentivo mentre pensavo e scrivevo il diario.

La manipolazione del linguaggio è un suo tema ricorrente; che ruolo ha secondo lei nell’arte contemporanea oggi?
Se nei mass media e nei social ha un aspetto negativo di disinformazione e risulta inquietante, nell’arte la manipolazione/trasformazione del linguaggio si riscatta dando forma a opere spesso molto intriganti. È una opportunità per riflettere e far riflettere, anche in modo critico, sulla realtà dell’informazione mediatica.

Daniela Comani, “You Are Mine”, 2002, stampe su cotone e alluminio, cad. 110 x 70 cm. Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma, 17 ottobre 2022 – 26 febbraio 2023. Ph courtesy l’Artista e Galleria Studio G7, Bologna

Quali sono i suoi riferimenti culturali?
La fonte dei miei lavori è stata non solo il mondo mediatico dell’informazione (giornali cartacei e online), ma anche quello letterario e cinematografico. Quando lavoravo a “Sono stata io. Diario 1900-1999” come miei compagni di viaggio, sulla mia scrivania, tenevo: “Le memorie di Adriano” di Marguerite Yourcenar, “Orlando” di Virginia Woolf, “Q” di Luther Blisset e i pezzi teatrali di Sarah Kane.

Nelle sue opere vi è un forte interesse rispetto alla storia del secolo scorso…
Per prima cosa è il mio secolo: sono nata nel 1965. All’inizio del 1999 avvertivo una grande pesantezza rispetto ai fatti storici passati, stava finendo un secolo e anche un millennio. Dovevo digerire quello che stavo vivendo, e anche un po’ per questo ho cominciato a lavorare a “Sono stata io. Diario 1900-1999”. Così, nel processo di selezione e ricontestualizzazione dei materiali raccolti e archiviati negli anni precedenti, ho compiuto questo grande atto di appropriazione di parole e immagini. Ancora oggi il secolo XX lo considero come il più intenso di tutta la storia, non solo perché è il mio secolo, ma anche per l’intensità di contraddizioni che lo connota, tra guerre e crimini, invenzioni e progressi. Ad esempio, il movimento di emancipazione femminile dalle suffragette ad oggi; la scoperta della penicillina, degli antibiotici, i trapianti di organi; l’industrializzazione e la catena di montaggio; l’invenzione della radio, della televisione, di Internet…

Daniela Comani, “It Was Me. Around Alexanderplatz in 32 Days. 1805-2007”, 2007, 32 billboards, cad 187 x 377 cm, Metropolitana di Alexanderplatz, Berlino, 25. Oktober 2007 – 29. Februar 2008. Foto Thomas Bruns, courtesy l’Artista e Galleria Studio G7, Bologna

Il linguaggio si può definire come un corpo-testo, per citare la scrittrice femminista Gloria Anzaldua?
C’è sicuramente una connessione profonda tra scrittura, linguaggio, identità e cultura. Con tutte le complessità che queste relazioni comportano il linguaggio è legato all’identità. Si potrebbe dire che il linguaggio non è solo uno strumento di comunicazione, ma è anche l’espressione corporea di chi siamo. Un nuovo progetto che sto preparando, “Years Months Days Hours”, è un’installazione sonora composta da un quartetto di voci, un audioloop. In quest’opera il rapporto tra testo, linguaggio e voce confluisce in identità: si tratta infatti di un autoritratto. E quindi si parla del corpo.

Info:

https://galleriastudiog7.it/

https://www.danielacomani.net/


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