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Spazio Volta: a Bergamo nasce un nuovo spazio no-profit

Prende forma a Bergamo il Progetto Spazio Volta, spazio espositivo che si affaccia sulla piazza d’ingresso della parte alta della città. Dopo la rassegna di Open Cinema, lo spazio inaugurerà a maggio con una mostra collettiva e un progetto editoriale, con la direzione artistica di Edoardo De Cobelli.

Eleonora De Beni: Spazio Volta è una realtà in fieri. Come spazio no-profit nascente, sarà orientato ai giovani artisti emergenti o seguirà un’impronta diversa?
Edoardo De Cobelli: Come spazio no-profit, Spazio Volta sarà una realtà credo unica nel suo genere. Per la sua conformazione, innanzitutto, come vetrina di affaccio di un complesso storico, e per la sua visibilità, data la posizione nel tessuto urbanistico cittadino. La programmazione è pensata in un’ottica di apertura e inclusività, sia per le future collaborazioni e sia per gli artisti invitati. Saranno ospitati giovani emergenti provenienti dall’Accademia Carrara, ma anche artisti internazionali che esporranno il loro lavoro in Italia per la prima volta. La rassegna di Open Cinema, che si è conclusa lo scorso weekend, è il risultato di una prima collaborazione, mentre a maggio inaugureremo una mostra collettiva con opere di Francesco Pacelli, Luca Petti, Antonio Gramegna e i Brinanovara.

Come giovane curatore, sei in cerca di una visione netta e definita dello spazio o ti concedi il rischio di essere mutevole e multiforme?
Qualsiasi ragionamento curatoriale deve partire dalla natura del luogo in cui interviene. Muovendomi in questo caso all’interno di una cornice architettonica fortemente caratterizzata – una fontana trecentesca a sua volta parte di una ex chiesa – la visione artistica non può che essere plasmata intorno a questa identità che anima il progetto. Ogni artista invitato dovrà confrontarsi con la particolarità di questo contesto, costituito da una volta in pietra e da una vetrata a mezzaluna che permette allo sguardo di abbracciare l’intero locale. La sfida è esaltare queste caratteristiche e costruire intorno ad esse una programmazione radicale, che riesca a cogliere l’interesse del passante occasionale senza rinunciare alla sperimentazione. A maggio inizierà la programmazione posticipata dal 2020, con una collettiva e un’iniziativa editoriale in collaborazione con l’archivio di REPLICA che si svilupperà in una vetrina adiacente e metterà a disposizione una serie di libri d’artista che varieranno ciclicamente secondo temi ed approfondimenti scelti di volta in volta. In collaborazione con la biblioteca, stiamo allestendo un luogo di lettura dedicato ad alcuni titoli significativi e, speriamo, anche a una serie di incontri e presentazioni. Spazio Volta sarà dunque una realtà aperta, che si pone al di là del concetto di vetrina o spazio espositivo.

Il 14 marzo si è concluso il palinsesto di Open Cinema, rassegna che ha fatto incontrare opere di videoarte a found footage provenienti da un archivio cinematografico. Qual è stato il punto d’incontro tra Spazio Volta, Lab 80 film – Archivio Cinescatti e Seven Gravity Collection? È stato un intreccio all’insegna di uno scambio reciproco?
L’idea di un cinema “all’aperto” è nata nei mesi di chiusura dei luoghi culturali e dei cinema. Qualsiasi luogo destinato alla cultura era chiuso e riflettendo sulla dimensione pubblica dello spazio, che si offre alla vista dall’esterno in totale sicurezza, ho immaginato di ricreare l’atmosfera di un cinema, aprendo il confronto tra diverse realtà. Lab80 film, storica realtà cinematografica di Bergamo, ha subito accolto l’invito mettendo a disposizione l’Archivio Cinescatti, che conserva materiale su pellicola dal 1926 agli anni Ottanta. Il dialogo tra opere di videoarte e materiale d’archivio si è sviluppato su due diversi piani formali: una serie di proiezioni a parete nuda, tra cui l’opera Anno X di Jacopo Martinotti e il found footage recuperato e digitalizzato, e gli screening su schermo, come il lavoro di Tobias Kaspar, Andrew Norman Wilson o Rebecca Digne, questi ultimi provenienti dalla Seven Gravity Collection. L’atmosfera di ogni lavoro ha orientato la chiave di lettura formale, a cui è aggiunta una lettura tematica. L’opera video di Rebecca Digne, ad esempio, nella quale la protagonista guarda verso la cinepresa all’interno di una sala cinematografica spenta e vuota, è un chiaro riferimento alla situazione che stiamo vivendo e all’atmosfera sospesa da cui è nata l’idea della collaborazione stessa.

In che modo si inserisce questa nuova iniziativa in una città culturalmente ricca come Bergamo?
Bergamo, pur non essendo una grande città, ha una realtà artistica dinamica ed è sempre stata sensibile alle proposte culturali, come dimostra la buona volontà da parte del Comune di patrocinare questa iniziativa, o quanto fatto in passato con Contemporary Locus e The Blank Contemporary. La GAMeC è un ottimo museo e ci sono i presupposti per portare l’arte contemporanea davvero al centro della vita culturale della città.

Com’è stata la risposta del pubblico?
Sorprendentemente positiva. Il pubblico sta cominciando a identificare un luogo rimasto a lungo inutilizzato come uno spazio vivo e propositivo. L’anno scorso, durante il periodo particolarmente difficile che stava attraversando la città di Bergamo, abbiamo voluto usare la vetrina per trasmettere un messaggio di speranza. La risposta è stata davvero eccezionale e inaspettata. Speriamo che con la graduale riapertura dei prossimi mesi si possano accogliere visitatori anche dall’estero e dalle altre regioni.

Eleonora De Beni

Info:

www.instagram.com/spaziovolta

Veduta di Spazio Volta, E quindi uscimmo a riveder le stelle, installazione luminosa, 2020

Tobias Kaspar, Back Row, 21 min, color, audio, 4K or full HD, Courtesy Tobias Kaspar, Galerie peter Kilchmann, Zurich; Galerie Urs Meile Beijing; Lars Friedrich, Berlin, VIVII, Oslo

Lab 80 film – Archivio Cinescatti

Agnieszka Mastalerz & Michał Szaranowicz, Primary Swarm, 2019, 40 min

La fontana trecentesca su cui poggia la ex Chiesa di San Rocco, Piazza Mercato delle Scarpe, Bergamo


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