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Visual Persuasion: esplorazione dell’immagin...

Visual Persuasion: esplorazione dell’immaginario femminile e del potere delle immagini nella mostra di Paulina Olowska alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

Varcando la soglia della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, subito a sinistra, ci si immerge in un lungo corridoio pieno di insegne luminose che tanto ricordano la parigina Pigalle, se non si avesse  la sensazione di un panorama molto più riconoscibile e nostrano con l’imponente scritta verde e gialla “Casa del materasso” che campeggia sovrana.

Paulina Olowska, “Visual Persuasion”, 2023, 7 sculture neon, courtesy l’artista, Pace Gallery, London

L’impressione diviene ben presto una certezza in quanto “Visual Persuasion”, questa colorata e immersiva mostra di Paulina Olowska, nella sua prima parte conduce il visitatore in un variopinto mondo pop in cui le insegne introducono elementi della cultura consumista. I neon variopinti ricordano le città in cui l’artista ha vissuto, come Parigi, Chicago o Torino e hanno il seducente potere di attrarre e ammaliare con messaggi sibillini. Nel mix potente di colori e forme spiccano i riferimenti alla produzione industriale con immagini di archivio di donne alla catena di montaggio della Fiat, accostate a immagini femminili sofisticate ed eleganti. La contrapposizione spaziale tra le due immagini, diametralmente opposte rispetto alla loro collocazione nei locali della Fondazione, da un lato individua una differenziazione di classe evidente, dovuta alla palese distonia nella  professione delle donne rappresentate, ma dall’altro, in fondo, effigia una figura femminile indipendente e fiera che in qualunque modo la si rappresenti, sia per mezzo dell’arte figurativa sia della fotografia, assume la potenza della sua autonomia nello svincolarsi dai ruoli a lei attribuiti dalla società. A onor del vero, benché la mostra sia ben orchestrata e l’utilizzo dei molteplici media che l’artista predilige siano efficaci, non si può non soffermarsi nell’arte figurativa. È in quest’ambito che Olowska rende il meglio di sé, sia per la padronanza del gesto pittorico, sia per la forza e molteplicità di donne ritratte, che rimandano sempre un’immagine indomita della protagonista di volta in volta descritta.

Paulina Olowska, “Tychy-Torino”, 2023, wallpaper, 7 x 5,8m, courtesy the artist

Ne è, appunto, un esempio l’opera “The philosophin (Verena in Vienna)”, 2023, dove  la modernità e la posa del soggetto, assolutamente a suo agio di fronte alla vetrina chic di una boutique di Vienna, infondono una sensazione di libertà e autonomia del soggetto, nonostante il minimalismo dei tratti. “Visual Persuasion” prende spunto dall’omonimo lavoro di Stephen Baker, pubblicitario ed etologo, rivolto a valutare l’influenza delle tecniche dei media sul subconscio umano. L’approccio a metà tra il sociologico e il massmediologico, classico degli anni ‘60, viene colto completamente da Olowska, la quale costruisce intorno a questo concetto cardine il dialogo incessante tra le sue opere e le altre appartenenti alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, che si fondono in un unicum narrativo. L’immaginario femminile e le sue molteplici facce vengono poi indagate con opere molto significative per l’esposizione, che mettono in discussione il ruolo della donna e il suo immaginario erotico. Nell’opera di Thomas Hirschhorn, dal titolo “Ingrowth” (2009), dei disturbanti manichini mutilati denunciano la violenza della pornografia per la donna, dialogando con spezzoni di film appartenenti alla trilogia di Julie Verhoeven “Your Fly is open”. In altri schermi due dominatrici professioniste, immagini di un porno horror a metà tra zoofilia e cannibalismo e il film “Ecstasy” della stessa Olowska, in cui riferimenti alla favola erotica emergono prepotenti, disorientano il visitatore, facendo sorgere vari interrogativi.

Thomas Hirschhorn, “Ingrowth”, 2009, legno, luci fluorescenti, plexiglass, manichini, giocattoli, cavi elettrici, stampe, nastro adesivo e abiti, 236 x 1300 x 100 cm, courtesy Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino

Nelle immagini della stanza appena descritta, l’immaginario erotico della donna viene mostrato così come viene percepito da anni dalla cultura maschile dominante, anche al limite delle perversione. Tuttavia, come la stessa Olowska ha messo in evidenza in varie interviste rilasciate a proposito della mostra, quello che si pensa o si decrive dell’immaginario erotico e pornografico della donna, non è quello che la donna immagina davvero. Solo da pochi anni una corrente femminista, che ha visto affermarsi concetti come quello di “body positivity”, ha rivendicato il ruolo autonomo e dominante della donna nel sesso, al contrario di quello che era stato sempre descritto. Si è assistito pertanto al prendere piede di una corrente di nuovo femminismo militante rappresentata da scrittrici e intellettuali che si sono fatte partecipi della propagazione del messaggio di indipendenza della donna, nonostante gli episodi di violenza e femminicidio di cui essa è ancora oggetto.

Dominique Gonzalez-Foerster (b. 1965), “Hotel Color”, 1995, letto, poltrona, scrivania e lampada, courtesy Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torinostro adesivo e abiti, 236 x 1300 x 100 cm, courtesy Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino

Proprio alla luce di pensatrici come Eva Illouz o Tamara Tenenbaum e ricollegandosi al concetto ispirativo della mostra stessa, cioè quanto le immagini consumistiche alimentino l’immaginario comune nell’etichettare i ruoli, ci si pongono delle domande nel ripercorrere il percorso espositivo. Non possiamo non domandarci infatti, se non fosse stato più ispirativo e potente, nel completo rispetto della scelta dell’artista e della sua rappresentazione, mostrare quello che le donne prediligono, anche a livello erotico e pornografico, piuttosto che indulgere su immagini che rimandano a luoghi comuni da sconfiggere. Se l’obiettivo è quello di demolire lo stereotipo femminile di genere e nello stesso tempo affermare l’indipendenza del ruolo della donna da qualunque schema predefinito,   mostrare ciò che è già conosciuto, è sicuramente meno trasgressivo che  illustrare ciò che ancora deve essere appreso.

Info:

Visual Persuasion
Una mostra di Paulina Olowska
2/11/2023 – 3/03/2024
Con opere selezionate dalla Collezione Sandretto Re Rebaudengo di: Tauba Auberbach, Vanessa Beecroft, Berlinde De Bruyckere, Trisha Donnelly, Peter Fischli and David Weiss, Sylvie Fleury, Nan Goldin, Dominique Gonzalez-Foerster, Mona Hatoum, Thomas Hirschhorn, Piotr Janas, Elena Kovylina, Barbara Kruger, Sherrie Levine, Sarah Lucas, Tracey Moffatt, Catherine Opie, Diego Perrone, Charles Ray, Cindy Sherman, Simon Starling and Richard Wentworth.
Con opere e contributi di: Maya Berezowska, Walerian Borowczyk, Pat Dudek, Irini Karayannopoulou, Sylvere Lotringer e Julie Verhoeven
Coordinamento curatoriale: Irene Calderoni
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Via Modane, 16, Torino
fsrr.org


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