Andrea Bolognino. Osservatorio

C’è un tempo in cui viaggiare, spostarsi, è l’unica soluzione per trovare nuova ispirazione. Sentirsi ispirati da qualcosa, creare qualcosa di nuovo guardando ciò che c’è stato. E che cos’è l’arte se non l’emigrazione di un pensiero? L’osservazione segnica, lo sguardo gestuale, la visione di un colore. Sensibilità e percezione del mondo, in cui la pittura è linguaggio scenico. Andrea Bolognino – artista partenopeo nato nel 1991 – incarna questo esempio. Trasferitosi in Germania, è un pittore che fa del suo gesto un atto alchemico. Non vi è trasformazione d’oggetti in oro, bensì una trasformazione del pensiero umano nella sua controparte apparentemente artificiale.

Andrea Bolognino, “Osservatorio”, exhibition view, 2024, Galleria Acappella, courtesy di galleria e d’artista, © Danilo Donzelli Photography

L’intermezzo tra uno stato e l’altro è l’indagine principale dell’artista: ibridare, evidenziare il rapporto tra la rappresentazione artistica e la conoscenza esterna. E ancora, rapportare immaginazione e percezione, realtà e finzione, utopia e concretezza. La conoscenza a cui Bolognino attinge per la sua ricerca è letteraria, a tratti filosofica, in cui la riflessione sugli aspetti post-umani (guidati dalla tecnologia in primis) giungono a un immaginario fatto di reale e virtuale che si sovrappongono. Ne nasce un’ibridazione di linguaggi in cui il tratto pittorico – ove il disegno è il principale mezzo espressivo – abiura verità indicibili, una parautopica coscienza che rifiuta la trappola di una bellezza ingannevole prodotta dalla virtualità contemporanea. L’arte di Andrea Bolognino dà vita a incontri tra figurativo e astratto, generando una forza dirompente per varcare i limiti del conosciuto e superare le anguste possibilità della realtà fisica. Quindi la sua pittura non sceglie di schierarsi, ma di stare nel mezzo, dare entrambe le visioni, crogiolarsi e intimorirsi allo stesso tempo. La reiterazione di un gesto fa sì che piani differenti di pittura costruiscano un almanacco estetico che induce l’osservatore a riflettersi, coinvolgersi, immedesimarsi. Mediante l’utilizzo di vari elementi come grafite, carboncini, oli e acquerelli, l’artista fa germogliare su supporti di differente fattura e dimensione l’elemento naturale come orizzonte contemplativo e immortale, in cui la figura umana si configura come un futuristico essere del mondo.

Andrea Bolognino, “La città è una macchina inutile”, 2023-2024, acrylic, plaster, oil, transfer print, pastels on canvas, 180 x 148 cm, Galleria Acappella, courtesy di galleria e d’artista, © Danilo Donzelli Photography

Voglioso di inseguire quella pittura tedesca espressiva tanto cara al suo pensiero, Bolognino se ne intride e torna momentaneamente a Napoli per la sua seconda mostra personale alla galleria Acappella. Osservatorio è il titolo che riunisce la sua ultima produzione. Un corpus di opere tanto energetiche quanto cromatiche. Un caos ordinato e ordinario si percuote tra i lavori esposti, figli di riflessioni e connessioni tra passato e presente, tra culture distanti, tra sé stesso e l’altro. Questa sua ultima serie di opere sono state concepite anche per merito dell’intelligenza artificiale, non intesa come sostituta delle sue mani, ma quanto mezzo di confronto. L’artista ha suggerito alla macchina “senziente” delle frasi, personali o prese in prestito, delle immagini, dei disegni, per ottenere e vedere un risultato differente, un’indagine anch’essa di suggestione e riflessione. Numeri e sinapsi.

Andrea Bolognino, “Osservatorio”, exhibition view (“Anelli di crescita”, Charcoal, graphite, oil, pastels on paper on panel,149 x 90 cm / “Sezione sottile di granito”, Charcoal, graphite, oil, pastels on paper on panel, 149×89 cm), 2024, Galleria Acappella, courtesy di galleria e d’artista, © Danilo Donzelli Photography

L’elemento naturale – sia nella cromia sia nella raffigurazione – è ben visibile in lavori più minuti come Cristalli di rame nativo; come allo stesso tempo l’ancestrale figura umana (o forse meglio dire umanoide) in lavori come Wunsch, ein Vogel zu werden. Ma è in La città è una macchina inutile che Andrea Bolognino mostra l’insieme estetico della sua attuale ricerca. La tela a tecnica mista – la più grande esposta in galleria – contiene tutti i singoli elementi grafici, gestuali, intuitivi, caotici e ordinati che descrivono una quotidianità transitiva, coinvolgente, in cui la materia fa risaltare il qui e ora. Si percepisce un segno timoroso quanto deciso, una sorta di paura della semplicità. C’è una sensazione coinvolgente nella pittura dell’artista napoletano. Osservatorio estetico in cui ogni elemento si staglia su un panorama contemplativo e circolare, e dove l’atto di spostarsi ci permette di scoprire un segno caotico sulla tela.

Info:

Andrea Bolognino. Osservatorio
09/03 – 30/04 2024
Galleria ACAPPELLA
Vico S. M. A Cappella Vecchia 8/A, Napoli
http://www.museoapparente.eu/


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