Il Kunsthaus Bregenz, costruito tra il 1994 e il 1997 su progetto dell’architetto svizzero Peter Zumthor, si è inaugurato nel 1997. Sebbene sia un edificio del tutto autonomo e separato da qualsiasi altro edificio, il Kunsthaus Bregenz si inserisce nella fila di palazzi pubblici esistenti e grazie alla particolarità della sua struttura architettonica interagisce con l’ambiente circostante: tramite l’acqua, la luce e la vita urbana. Così lo descrive Peter Zumthor: “Il Kunsthaus si confronta con i riflessi del Lago di Costanza. Il suo corpo è costituito da lastre di vetro, acciaio e una massa omogenea di cemento colato, che disegna la struttura e dà forma allo spazio interno. Visto dall’esterno, l’edificio sembra un lampadario. Assorbe la luce mutevole del cielo e la foschia del lago, riflette luce e colore e, a seconda della prospettiva, dell’ora del giorno e del tempo, dà un’idea del suo funzionamento interno”.
In questo bellissimo spazio museale, dove la luce filtra attraverso i vetri, la mostra estiva del 2021 è stata dedicata ad Anri Sala. La mostra era prevista per il 2020, ma a causa dell’emergenza Covid è stata posticipata di un anno e si svolge in contemporanea con il Festival di Bregenz. Infatti, in collaborazione con il Festival, al Kunsthaus Bregenz il 19 agosto verrà messa in scena anche la prima mondiale dell’opera Wind di Alexander Moosbrugger, oltre a ospitare numerosi concerti.
In effetti nell’opera di Anri Sala gli elementi musicali giocano un ruolo molto importante e in questo senso bisogna dire che l’abbinata tra Festival e contenuti della mostra è davvero azzeccata, dato che lo sviluppo di una fitta rete di relazioni tra suono, immagine e ambiente riconduce la narrazione propria dell’autore all’interno di una scansione filmica di grande efficacia espressiva.
A differenza del cinema più convenzionale (cioè spettacolare alla maniera hollywoodiana o popolare alla maniera di Bollywood) Sala non fa uso di un registro narrativo dove la recitazione (la parola, il dialogo) detta la scansione del tempo, ma flette il brano musicale fino a farlo diventare il vero protagonista dell’immagine proiettata.
Ciò vale a dire che i film di Sala nascono dal brano musicale (dal suono, dalla nota) e non come sottofondo alle immagini; per usare le parole di Massimiliano Gioni, la sua visione collega i valori di “modernity, utopia, equality and exceptionalism” all’interno di una ragnatela dove immagini e situazioni si collegano sul piano dell’incongruo e degli accostamenti fortuiti.
Va pure sottolineato che alla Kunsthaus Bregenz vengono presentate anche alcune opere inedite e che la frase guida, messa dall’autore a mo’ di epitaffio, è: “Non so che cosa sia l’arte, ma secondo me creare arte dovrebbe essere un modo per grattare dove non prude”. Le immagini più coinvolgenti, quelle dove per l’appunto la zanzara non ha ancora infierito con il suo pungiglione, sono quelle di un giradischi che fluttua liberamente in una capsula spaziale abbandonata, e quella di una chiocciola che si muove lentamente su un arco di viola, e che tanto ci richiama alla memoria il video in b/n di Mario Merz nel quale la bava del mollusco procedeva alla definizione della spirale di Fibonacci.
Comunque questi elementi, che diventano immagini ingigantite ed eclatanti, vengono usati da Anri Sala come a suggerire la possibilità di accostamenti creativi e per mettere in discussione i significati troppo banali o prestabiliti, come all’interno di un percorso da sogno a occhi aperti, in modo da non radicare nel pubblico il valore consolatorio della certezza.
Anri Sala (nato nel 1974 a Tirana, vive a Berlino) vanta un curriculum di tutto rispetto; e per quanto riguarda la sua partecipazione a mostre di livello internazionale si segnalano: la 4a Biennale di Berlino nel 2006, la 2a Biennale di Arte Contemporanea di Mosca nel 2007, la 29a Bienal de São Paulo nel 2010, la dOCUMENTA (13) del 2012, la 57a Biennale di Venezia del 2017, “Take Me (I’m Yours)” all’Hangar Bicocca di Milano nel 2018, “Walking Through Walls” al Gropius Bau di Berlino nel 2019, “Al filo de la navaja” al Museo Jumex di Mexico City nel 2020. E con questo appuntamento alla Kunsthaus Bregenz l’autore infila un altro tassello alla sua significativa e irruente carriera.
Luisa Giancovich
Info:
Anri Sala
17/7/2021 – 10/10/2021
Kunsthaus Bregenz
Karl-Tizian-Platz, Bregenz
kub@kunsthaus-bregenz.at
Anri Sala, Time No Longer, 2021, vista dell’installazione al 3° piano Kunsthaus Bregenz, 2021. Foto Markus Tretter, per gentile concessione dell’artista e Marian Goodman Gallery. © Anri Sala, Bildrecht Wien, 2021, Kunsthaus Bregenz
Anri Sala, Day Still Night Again, 2021, vista dell’installazione al 2° piano Kunsthaus Bregenz, 2021. Foto Markus Tretter, per gentile concessione dell’artista. © Anri Sala, Bildrecht Wien, 2021, Kunsthaus Bregenz
Anri Sala, H (a) unted in the Doldrums, 2021, vista dell’installazione della tromba delle scale al primo piano, Kunsthaus Bregenz, 2021. Foto Markus Tretter, per gentile concessione dell’artista. © Anri Sala, Bildrecht Wien, 2021, Kunsthaus Bregenz
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