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Candida Höfer al Kunstmuseum Liechtenstein

Candida Höfer al Kunstmuseum Liechtenstein

Dal 30 settembre 2022 al 10 aprile 2023, il Kunstmuseum Liechtenstein presenterà, per la prima volta, in collaborazione con Hilti Art Foundation, Candida Höfer. Liechtenstein, un progetto personale dell’artista tedesca Candida Höfer, una delle più grandi interpreti della fotografia contemporanea. L’autrice fa parte di quella generazione di fotografi tedeschi, oggi acclamati in tutto il mondo, e che provengono dalla cosiddetta scuola di Düsseldorf: Andreas Gursky, Axel Hütte, Thomas Ruff, Thomas Struth, (ovvero la Kunstakademie dove ha insegnato la coppia Bernd e Hilla Becher), tutti autori che poi caratterizzeranno il loro lavoro con la cura maniacale per il dettaglio e per l’ampio respiro scenografico e monumentale. Il segno concettuale, interamente segnato dall’uso del bianco e nero dei coniugi Becher, è stato invece stravolto da questi più giovani autori che sono passati all’uso spettacolare del colore e a una dimensione ragguardevole delle foto incorniciate (un passo che fu realizzato anche da Gilbert & George e che invece non ha mai coinvolto i Becher).

Aspetto non dimenticato di quella grande lezione concettuale è invece la ripetitività tematica e quasi maniacale dei soggetti trattati (una specie di principio di catalogazione che vede nella ripetizione del soggetto la possibilità di un processo di analisi) che, nel caso di Candida Höfer, sono gli spazi vuoti, privi di presenze umane, come gli spazi culturali e istituzionali, le biblioteche, i teatri. Tutti scatti realizzati con predominante punto di vista centrale e con posizione alta del punto di osservazione. In seguito, nella serie degli Zoologische Gärten (1991), l’autrice ha spostato il focus della sua analisi dagli interni all’esterno, registrando gli zoo (e gli animali) in Germania, Spagna, Inghilterra, Francia e Olanda. Poi, nel 2001, grazie alla commissione del Musée des Beaux-Arts et de la Dentelle di Calais vide la luce la serie dedicata a Les Bourgeois de Calais (il celebre gruppo statuario di Auguste Rodin, soggetto ripreso nelle diverse collocazioni museali e che l’anno successivo verrà esposto a Documenta 11, quella di Okwui Enwezor).

Altra sequenza notevole è quella sviluppata dal 2004 al 2007, girando il mondo per fotografare le opere di On Kawara (nello specifico la serie “Today”) collocate nelle case di collezionisti privati. Poi, nel 2005, la Höfer è riuscita perfino ad “espugnare” il Museo del Louvre, ottenendo il permesso di molte giornate di posa al di fuori dell’orario di apertura, per documentare le diverse gallerie del museo e prendere in esame non solo le opere esposte, ma anche cornici, archi, pavimentazioni e decorazioni, nella completa assenza di spettatori e turisti. Ora, a parte la grandezza indubbia di questa autrice, formatisi alla scuola dei coniugi Becher, quello che nessuno ha mai tentato è un confronto con autori dell’altro lato dell’oceano Atlantico; in particolare mi sovviene l’opera di Andres Serrano, anche questa tecnicamente ineccepibile, basata sull’uso impeccabile del colore, ripetitiva nel soggetto analizzato, studiata e di posa. Come dire, anni luce dalla street photography o dagli scatti sociali o combattuti sull’uso “sporco” dell’obiettivo. Penso ai cicli dedicati a “The Clan” (1990) e alla “Morgue” (1992) o ai nativi americani (“Native Americans” degli anni 1995-1996). Certo, le modalità espressive sono diverse, ma la forza concettuale è la medesima.

La prima personale di Höfer si è tenuta nel 1975 alla mitica Konrad Fischer Galerie di Düsseldorf. Da allora, questa grande fotografa ha avuto un percorso trionfale con mostre in musei in tutta Europa e negli USA, tra cui la Kunsthalle Basel, il Portikus a Francoforte, la Hamburger Kunsthalle, il Power Plant di Toronto, il Louvre di Parigi. Sue opere sono conservate nelle collezioni dei più importanti musei, tra cui si ricordano: la Bibliothèque Nationale de France e il Centre Pompidou di Parigi, il Centro de Arte Reina Sofia di Madrid, il J. Paul Getty Museum di Los Angeles, Kunsthaus Bregenz, Museum Folkwang Essen, Museum of Modern Art di New York, San Francisco Museum of Modern Art, Guggenheim Museum di New York, Los Angeles County Museum of Art e il Philadelphia Museum of Art.

La mostra occuperà tutti gli spazi espositivi del Museo e della Fondazione Hilti, i cui edifici sono adiacenti l’uno all’altro e condividono la hall d’ingresso: il Kunstmuseum ha sede in un’iconica black box di cemento nero e basalto progettata dagli architetti Meinrad Morger, Heinrich Degelo e Christian Kerez; la Hilti Art Foundation è invece in classico white cube firmato da Morger Partner Architekten.

Così dichiara Letizia Ragaglia, direttrice del Kunstmuseum: «È per noi un grande onore poter presentare al pubblico la nuova serie di Candida Höfer realizzata in Liechtenstein appositamente per questa esposizione. L’artista ha fotografato interni ed esterni dell’architettura del museo, delle biblioteche e degli spazi di deposito per le opere d’arte. Le sue immagini portano luce su elementi e situazioni normalmente nascosti agli occhi del visitatore, ma che sono strutture di servizio fondamentali per la gestione del patrimonio artistico, sulle quali si reggono le collezioni, gli archivi, la costruzione di mostre ed esposizioni museali».

Questo progetto, curato da Christiane Meyer-Stoll, Letizia Ragaglia e Uwe Wieczorek, presenta un percorso inedito in cui gli scatti realizzati della celebre fotografa tedesca incontrano le opere delle raccolte permanenti delle due istituzioni organizzatrici. Immagini straordinarie di istituzioni culturali del Principato, scattate tra l’autunno e l’inverno del 2021, si inseriranno tra le opere delle collezioni permanenti generando un dialogo serrato tra forme d’arte molto diverse tra di loro.

Questa mostra, oltre a restituirci un ritratto unico del Liechtenstein, conferma ancora una volta l’interesse di Candida Höfer per le strutture e i dettagli architettonici degli spazi, insieme alla sua grande capacità di dare grande respiro al taglio compositivo, giocando su campi larghi, utilizzando la luce naturale disponibile nei vari luoghi fotografati, assecondando lunghi tempi di posa e un uso accurato e pianificato dello scatto, secondo la più grande tradizione della fotografia di moda o di still life. Perché alla fine, queste sue immagini, possiamo considerarle come ineccepibili memento mori della vita che trascorre; cioè di un passato che ritorna attraverso gli strati della memoria.

Roberto Grisancich

Info:

Candida Höfer, Candida Höfer. Liechtenstein
30/09/2022 – 10/04/2023
inaugurazione: 29 settembre 2022, h 18.00
Kunstmuseum Liechtenstein e Hilti Art Foundation
kunstmuseum.li

Candida Höfer, Kistenlager Schaan, 2021. © Candida Höfer, Cologne / 2022, ProLitteris, Zurich

Candida Höfer, Passage Vaduz, 2021. © Candida Höfer, Cologne / 2022, ProLitteris, Zurich

Candida Höfer, Kunstmuseum Liechtenstein Vaduz I, 2021. © Candida Höfer, Cologne / 2022, ProLitteris, Zurich


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