Dopo l’antologica Lampi di design del 2010 presso gli spazi del MAMbo, dedicata a Dino Gavina (1922, San Giovanni in Persiceto – 2007) e l’evento del 2018 I cinetici, Dino Gavina e il Centro Duchamp, Bologna celebra il centenario della nascita dell’imprenditore intuitivo e visionario mecenate con la mostra Cento % Dino.
Si parte dagli esordi, che lo vedono impegnato come allestitore di spazi scenici presso il Teatro La Soffitta, all’apertura di un laboratorio di tappezzeria in Via Castiglione in cui venivano reimpiegati materiali ricavati da forniture militari e ferroviarie, sino all’incontro determinante con Lucio Fontana nel 1954, il quale lo introdurrà al design presso la X Triennale di Milano. In quest’occasione entrerà in contatto con «quei bravi architetti» (Achille e Pier Giacomo Castiglioni, Carlo Scarpa, Vico Magistretti, Enzo Mari) con cui stringerà un lungo sodalizio professionale. Nel periodo a seguire, «il più emotivo e impulsivo di tutti i costruttori di mobili del mondo», come lo definì l’architetto ungherese del Bauhaus Marcel Breuer, cambierà fatalmente la storia del design a livello internazionale: un esempio emblematico è la nascita, nel 1967, del Centro Duchamp progettato dai Castiglioni, un “luogo d’incontro, un laboratorio dove fosse possibile fare qualcosa per migliorare la vita di tutti” poiché “la bruttezza e lo squallore delle piccole cose con cui viviamo a continuo contatto (dal bicchiere al lampadario, dal soprammobile alla sedia) ci pongono in uno stato di costante disagio”.
Una delle tappe che costellano questa mostra diffusa, che ripercorre alcuni tratti salienti del suo universo “ultrarazionale” il cui scopo era quello di andare oltre i rigidi schemi imposti dal Movimento Moderno per «riscattare il cuore poetico delle cose», ha sede a Palazzo d’Accursio. Qui è installata la riproduzione 1:1 della “casa nella casa”, uno spazio concettuale, ma al contempo un vero e proprio nido a forma di cubo abitabile, che Gavina aveva costruito all’interno del proprio appartamento – ancora esistente – in cui rintanarsi e meditare. Realizzata grazie alla partecipazione della figlia Ilka Alessandra, e già presentata alla Milano Design Week, essa ospita al suo interno un video di Gavina tratto dall’archivio delle Teche Rai.
Il percorso prosegue nei suggestivi spazi della galleria Paradisoterrestre, showroom e luogo deputato ad accogliere mostre temporanee d’arte e design, inaugurato nel 2018 sotto la direzione artistica di Pierre Gonalons e ubicato nella zona del Quadrilatero, per portare avanti quell’avventura iniziata da Gavina con il marchio omonimo, ereditato nel 2017 dal gallerista Gherardo Tonelli. Presso questi interni, progettati come se appartenessero «alla casa di un collezionista», sono presenti gli scatti realizzati da Margherita Cecchini nel 2001 nella sua abitazione e nell’azienda di San Lazzaro di Savena, in occasione delle riprese di un documentario di Rai Educational e montati a parete in moderni light box, in un’ottica che fonde memoria ed estetica, oltre all’intero corpus di oggetti d’arte funzionali che campeggiano sul manifesto storico degli anni ‘70 esposto in galleria, Ultramobile. Per descrivere tale progetto, Gavina lo presentò in questo modo: «Non si tratta di un quadro, né di una scultura, neppure di un mobile. Ultramobile è un’avventura ed è qui per rimanere»: a distanza di anni, infatti, i pezzi sono ancora tutti in produzione. Presso Paradisoterrestre è possibile ammirare anche il leggendario tavolo di stampo surrealista Traccia che l’artista svizzera Meret Oppenheim creò nel ‘39 per Leo Castelli, poi rieditato negli anni ‘70 dall’azienda Simon, e battezzato col nome di Bird-Leg table per le sue esili zampe d’uccello, realizzate in bronzo fuso lucido con piano in foglia d’oro marchiato dall’orma di un volatile, oggetto dal carattere squisitamente onirico e perturbante; ma sono esposti anche tre pezzi iconici concepiti da Sebastian Matta: la seduta MAgriTTA, un omaggio all’amico Magritte che mostra quelli che sono i due simboli che più lo rappresentano – la mela verde e la bombetta – Margarita, contenitore schiuso come una margherita che diviene un trono dal sapore tribale, e Sacco Alato, nato contestualmente alla realizzazione del secondo, che consiste in un sacco di cemento fuso e diviso in due parti con grossi sassi come piedi. E ancora: Les Grands Transp-parents, specchio dalla forma ellittica con un criptico gioco linguistico impresso sulla superficie e ideato da Man Ray; Fausto, uno sgabello dalle forme antropomorfe in fusione di bronzo lucidato di Novello Finotti, sormontato da soffice pelliccia e Ron Ron di Marion Baruch, le cui fogge sintetizzano il corpo di un peloso animaletto da compagnia, come anticipa già il titolo onomatopeico. Infine, Le Témoin di Man Ray, un occhio «che ti osserva con insistenza nella casa, quando la tua coscienza non resiste, allora lo rovesci e subito si trasforma in divano» come descritto dall’artista stesso.
Questo “mobile di poesia” – «risposta pratica a esigenze funzionali e totem evocatore di meraviglia, presenza che palpita e che respira nella tua casa, aggressione vitale e sardonica» – è stato esposto, in occasione del CERSAIE, affacciato enigmaticamente dalla vetrina a forma di oblò, in quello che fu lo storico negozio di via Altabella progettato da Carlo Scarpa negli anni ‘60: un esempio di architettura assolutamente originale che si inserisce nella struttura edilizia preesistente rispettandone il contesto.
Cento%Dino si concluderà simbolicamente il 7 novembre 2022, giorno del centesimo compleanno di questo “domatore di design”; lui che sul suo biglietto da visita aveva fatto scrivere «sovversivo», ma – precisa Sgarbi – «non in senso letterale… Non milita nelle fila dell’estrema sinistra, non proviene da gruppi anarchici o da organizzazioni terroristiche». Con la sua particolare visione delle cose, in bilico tra razionale e surreale, credeva nella qualità del prodotto industriale e nel connubio tra arte ed estetica, per restaurare il bello. «Ha visto l’Inferno; non sopporta le temperature medie del Purgatorio; crede soltanto in un Paradiso. E lo vuole terrestre».
Info:
Cento % Dino
Sala d’Ercole – Palazzo d’Accursio
Piazza Maggiore 6, Bologna
23/09 – 06/11/2022
Galleria Paradisoterrestre
Via De’ Musei 4, Bologna
Galleria Paradisoterrestre
Cento % Dino, installation view, Galleria Paradisoterrestre, ph. Margherita Cecchini, courtesy Galleria Paradisoterrestre
Cento % Dino, installation view, Galleria Paradisoterrestre, ph. Margherita Cecchini, courtesy Galleria Paradisoterrestre
Cento % Dino, installation view, Galleria Paradisoterrestre, ph. Margherita Cecchini, courtesy Galleria Paradisoterrestre
Cento % Dino, installation view, Galleria Paradisoterrestre, ph. Margherita Cecchini, courtesy Galleria Paradisoterrestre
Cento % Dino, installation view, Sala d’Ercole – Palazzo d’Accursio, ph. Margherita Cecchini, courtesy Galleria Paradisoterrestre
Dopo studi classici, si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Bologna, laureandosi in Storia del Cinema presso il DAMS Spettacolo e successivamente in Storia dell’Arte. Ha conseguito un Master in Comunicazione per le imprese culturali. Giornalista e critica, collabora con varie riviste cartacee e online specializzate nel settore artistico e culturale, tra cui Finestre sull’Arte, Segno, Exibart, Zeta-Rivista internazionale di poesie e ricerche, Punto e Linea Magazine, Gagarin Orbite Culturali. Ama l’arte in tutte le sue forme, prediligendo quella moderna, contemporanea e di ricerca.
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