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Equorea: intervista alla curatrice Giulia Bortoluzzi

Giulia Bortoluzzi, classe 1987, Pordenone. Giulia è autrice, editor, docente e curatrice. Si laurea in filosofia contemporanea e si specializza in curatela alla École du Magasin di Grenoble (FR). Collabora come coordinatrice editoriale nonché editor per la Triennale di Milano, autrice di pubblicazioni d’arte. Insegna Fenomenologia dell’arte contemporanea all’Istituto Europeo di Design di Milano, mantenendo, inoltre, il corso di Estetica all’Accademia di Belle Arti di Udine. La sua carriera è costellata di attività curatoriali e co-curatoriali. Attualmente è curatrice del progetto Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) presso BUILDINGBOX, spazio espositivo visibile 24 ore su 24, giorno e notte, tutti i giorni, a Milano. La programmazione di BUILDINGBOX (avviata come percorso indipendente rispetto all’attività espositiva della galleria che si sviluppa in maniera magnifica e articolata su più piani) segue una scaletta annuale, basandosi su progetti espositivi in cui, selezionato un tema annuale e un relativo curatore, ogni mese ospita un’opera diversa, concepita come declinazione specifica del concept generale. È, dunque, l’alternarsi mensile delle proposte artistiche a definire progressivamente l’identità del progetto espositivo specifico, che si costruisce così nel tempo più che nello spazio.

Installation view, Silvia Mariotti, Equorea, courtesy BUILDINGBOX. Foto di Simone Panzeri

Lukrecija Bieliauskaite: Il programma annuale che hai organizzato per la vetrina della Galleria Building presenta un’interconnessione tra arte contemporanea e scienza (aspetti geografici, biologici, global warming) …
Giulia Bortoluzzi: Per l’anno espositivo 2023 (dal 7 gennaio 2023 al 9 gennaio 2024) la Galleria Building ha deciso di affidarmi la curatela di BUILDINGBOX, una vetrina appartenente alla palazzina della galleria, affacciata su via Monte di Pietà 23 e concepita come vero e proprio spazio espositivo, visibile 24 ore su 24. Il tema che ho proposto, e che unisce i dodici interventi site-specific degli artisti invitati, è l’acqua come emblema di ogni elemento naturale e, più in generale, come forma di vita e possibilità di creazione. Il titolo scelto, infatti, è Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora), e appartiene più a un immaginario letterario o antropologico che propriamente scientifico. Non perché l’interesse verso la scienza non sia presente all’interno del progetto, anzi, ma perché l’intento non è quello di farsi traduttori o divulgatori di un sapere che necessiterebbe di contesti adeguati e linguaggi specifici per essere trattato correttamente ed esaustivamente. Di sicuro si deve stare attenti a non cadere in un discorso pseudo-scientifico, per questo bisogna ritornare a un atteggiamento di curiosità e meraviglia, a un desiderio di conoscenza e riflessione che la scienza suscita in noi pur chiarendo che siamo di fronte a forme d’arte che si confrontano anche con le tematiche del presente ma che è pur sempre arte.

Installation view, Michele Guido, Equorea, courtesy BUILDINGBOX. Foto di Run Chen

Qual è la vision di Equorea?
Il concept generale di BUILDINGBOX è stato definito dalla galleria Building. A partire dalle sue caratteristiche “fisse”, cioè di essere un ambiente indipendente rispetto alla programmazione della galleria, visibile costantemente dalla strada, e nell’anno 2023 si è inserito il progetto Equorea. Personalmente ho cercato di selezionare, assieme agli artisti e alla galleria, le opere esposte all’interno del BUILDINGBOX tenendo a mente la specificità di questo spazio per una valorizzazione reciproca. Mi piace la sua natura, l’idea di mostrarsi potenzialmente a chiunque in qualunque momento del giorno o della notte. La vetrina è lì, si mostra, è accessibile visivamente, ma richiede comunque un’azione da parte del passante cioè di volgere lo sguardo verso di essa: un piccolo ma significativo movimento degli occhi.

Credi che il binomio arte-scienza diverrà sempre più “necessario” per il visitatore?
Penso che questo binomio sia diffuso già ampiamente, non so se sia necessario o inevitabile. Restano comunque due linguaggi indipendenti con le proprie norme ma sicuramente capaci di rivolgersi l’uno all’altra.

Installation view, Fabio Marullo, Equorea, courtesy BUILDINGBOX. Foto di Simone Panzeri

L’idea della galleria-vetrina ha avuto il suo esordio con Edicola Notte, nel cuore del Trastevere, negli anni ‘90 con H.H. Lim. Ora, quale può essere la novità?
Edicola Notte è uno degli esempi che ha fatto la storia per questo genere di spazi per l’arte sempre più numerosi; negli ultimi anni sono fioriti in diversi luoghi anche geograficamente meno “ovvi” per il pubblico abituato all’arte. Nel caso di BUILDINGBOX, una galleria-vetrina che si affaccia su una zona centralissima di Milano, tra Brera e Montenapoleone, l’intenzione è quella di rivolgersi direttamente alla città. Se il passante alza lo sguardo dal suo smartphone per guardare il BUILDINGBOX, se si riesce a suscitare in lui qualsivoglia reazione, per me è già un successo. Inoltre, durante gli orari di apertura della galleria, il personale è a disposizione del visitatore per rispondere a domande, informazioni e curiosità.

Info:

Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora)
a cura di Giulia Bortoluzzi
07/01/2023-9/01/2024
BUILDINGBOX
via Monte di Pietà 23, 20121 Milano


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