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Estetica accelerazionista e popoli della Rete (II)

Estetica accelerazionista e popoli della Rete (II)

Dimenticare Baudrillard (e Debord)

Le produzioni artistiche Post Internet, di cui abbiamo precedentemente analizzato la connessione con la teoria politica accelerazionista e con il concetto di ipermodenità (clicca qui) ribaltano, di fatto, ciò che Debord e Baudrillard hanno teorizzato nei decenni scorsi, arrivando al punto che oggi, parafrasando il famoso saggio di Jean Baudrillard su Michel Foucault, si può dire che sia la società a produrre il proprio spettacolo e non lo spettacolo a produrre la società.

Brevemente riassumiamo i punti focali della teoria dello spettacolo e del simulacro – sua naturale conseguenza – attraverso alcune citazioni da Debord[1]: “Tutta la vita delle società nelle quali predominano le condizioni moderne di produzione si presenta come un’immensa accumulazione di spettacoli […] Lo spettacolo non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale fra individui, mediato dalle immagini, una visione del mondo che si è oggettivata. […] La realtà sorge nello spettacolo, e lo spettacolo è reale”.

Nella teoria dello spettacolo di Debord e del simulacro di Baudrillard, i piani del vero e del falso si mescolano generando una sorta di realtà più vera del vero alla quale la massa degli individui si relaziona manipolata e indotta al consumo acritico delle merci nonché dei contenuti trasmessi dai media. Se in queste teorie sono ancora in atto il conflitto e la contraddizione sociale tra vero e falso in lotta per l’egemonia sull’immaginario al fine di controllarlo, la produzione teorica e artistica del situazionismo si concentra su questo dissidio al fine di decostruire e svelare i meccanismi della finzione.

Su questa falsariga conflittuale s’inserisce il pensiero di un collettivo francese post situazionista che definisce lo spettacolo come colonizzazione dell’immaginario di massa attuata fin dai primi decenni del XX secolo attraverso la figura simbolica della Jeune-Fille[2], descritta come “il cittadino modello quale la società mercantile lo ridefinisce a partire dalla prima guerra mondiale, in risposta esplicita alla minaccia rivoluzionaria”. La Jeune-Fille è il simbolo della vittoria dello spettacolo sulla realtà, e quindi del falso inteso come simulazione sul vero inteso come autenticità. Sancisce la vittoria della merce e del consumo sulla sostenibilità e le relazioni umane, poiché la Jeune-Fille è consumatrice anche di rapporti umani secondo modelli preordinati e venduti assieme alle merci. La Jeune-Fille è lo spettacolo nella sua fase ipercapitalista e globalizzata, almeno fino alla nascita e alla diffusione capillare dei nuovi media e dei dispositivi ad essi collegati. Essi, in effetti, stanno avendo un ruolo di paradossale riequilibrio delle forze permettendo alla gente comune di appropriarsi dei mezzi di comunicazione di massa via Internet e di acquisire consapevolezza dei meccanismi manipolatori dei media.

Ecco che il titolo di questo articolo svela la sua ragione d’essere: l’opportunità di manipolare i media permessa dall’evoluzione tecnologica, pur non eliminando affatto la cogenza effettuale della Jeune-Fille, affianca ad essa un’utenza consapevole dei mezzi e delle loro potenzialità, previa accettazione dello spettacolo. In un’intervista[3] risalente a vent’anni fa, ovvero, agli esordi di Internet ancora nella fase 1.0, Jean Baudrillard sanciva una volta di più il totale assorbimento della realtà, e dunque del vero, nella virtualità della Rete evidentemente ritenuta falsa. “Di certo qui le care vecchie contraddizioni fra realtà e immaginazione, vero e falso, e via dicendo, vengono in certo modo sublimate dentro uno spazio di iper-realtà che ingloba tutto […] nella dimensione virtuale non c’è più né soggetto né oggetto, ma entrambi, in via di principio, sono elementi interattivi”.

Con grande onestà intellettuale Baudrillard si astiene dall’enunciare ipotesi, all’epoca ancora non verificabili, e riporta la dialettica vero/falso nel recinto della simulazione confermando che a suo avviso il virtuale ha neutralizzato la realtà aderendo in questo modo alla sua teoria sul simulacro quale conflitto tra reale e virtuale, vero e falso. In un periodo in cui non erano ancora nati gli smartphone e soprattutto la versione 2.0 della Rete, quella che ha permesso lo sviluppo di programmi interattivi quali i blog e i social networks (Youtube, Facebook, Instagram, Tumblr, ecc.), il filosofo aveva intuito lo scenario che di lì a pochi anni si sarebbe aperto alla fruizione dell’utenza e cioè quello di una sostanziale coincidenza in termini di percezione di virtuale e reale.

Se la percezione viene aumentata dalla virtualità come esperienza quotidiana e persino domestica, dobbiamo ampliare la dimensione coscienziale includendo il virtuale nella realtà di tutti i giorni, con una svolta epocale nella definizione di spettacolo e simulacro. Contrariamente a quanto pensava Baudrillard vent’anni fa, il virtuale non si è sostituito al reale, ma si è fuso con esso generando una forma altra di realtà: una iper-realtà accelerata in cui concetti come vero e falso non hanno più ragione d’essere. La Jeune-Fille continua a esistere anche su Internet, nella figura dell’influencer, nell’inflattivo fenomeno dei selfie, nelle trasmissioni ASMR o mukbang[4] su Youtube, ma al suo fianco emerge oggi un soggetto virtuale consapevole dei meccanismi della manipolazione mediatica e dunque immune all’assoggettamento prodotto dallo spettacolo o completamente aderente a esso per scopi commerciali e imprenditoriali.

Info:

Introduzione al libro di prossima pubblicazione L’arte Contemporanea e i nuovi media. Teoria, storia, critica di Piero Deggiovanni

[1] G. Debord, La società dello spettacolo, Milano, Baldini Castoldi Dalai editore, 2008, pp. 53-55.

[2] Tiqqun, Premiers matériaux pour une théorie de la Jeune-Fille, Paris, Tiqqun 1, 1999, trad. it., Elementi per una teoria della Jeune-Fille, Torino, Bollati Boringhieri, 2003, pp. 10-11.

[3] intervista rilasciata da J. Baudrillard alla redazione di “Mediamente”: Il virtuale ha assorbito il reale.

[4] Per ASMR si intende una risposta neurologica a sollecitazioni audiovisive prodotte dalla manipolazione di oggetti di vari materiali in grado di provocare piacevoli sensazioni. Il termine Mukbang è una crasi linguistica tra le parole coreane mokta e bangsong (mangiare e trasmettere) e si riferisce a trasmissioni dal vivo di persone che mangiano e invitano a mangiare con loro intrattenendo una conversazione via chat.

ASMR Logo

Park Seo Yeon, Mukbang youtuber coreana

Influencer marketing

Chiara, ASMR artist

Good Vibes Only, logo


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