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La parola a Felix Höller, il più giovane gallerista viennese, e all’artista Lucia Riccelli

Sono andato a trovare il più giovane gallerista viennese, Felix Höller, che nonostante i suoi 32 anni, dopo gli studi in storia dell’arte, ha già alle spalle una solida esperienza nel settore, maturata innanzitutto nei quattro anni trascorsi a bordo delle navi crociera della compagnia AIDA, per cui organizzava mostre d’arte a tema e aste. Tornato sulla terraferma ha dato vita, assieme alla sua compagna, alla Galerie Felix in un locale luminoso affacciato su una bella piazza, nei pressi del Belvedere. Il suo approccio al mercato è molto realistico e predilige artisti, soprattutto tedeschi, che abbiano già un mercato, siano quotati e offrano soprattutto, come mi dice, un buon livello qualitativo.

Com’è il mercato dell’arte a Vienna come lo descriverebbe?
È un dato di fatto che a Vienna convivano più di trecento gallerie, ma è anche vero che si tratta in effetti di un mercato molto trasparente in cui ognuno cerca di differenziare la propria offerta senza pestare i piedi agli altri.  Le gallerie d’arte sono dislocate spesso a grappoli, distribuite in determinati punti della città e formano una sorta di ecosistema che punta ad attrarre gli appassionati. Qui, nel nostro quartiere, per esempio, organizziamo assieme alle altre gallerie presenti qui nella zona un Sommerfest (festa estiva) durante il quale esponiamo per un giorno tutti insieme e i risultati sono spesso positivi.

Come avviene la scelta degli artisti?
Sono molto felice di avere nel mio programma opere di artisti come Lucia Riccelli, Dominik Schmitt ed Erzsebet Nagy Saar. Tengo molto ad un rapporto aperto e di collaborazione con tutti gli artisti che rappresento. Solo così è possibile far durare un rapporto per diversi anni. Poi, per fortuna sono arrivato a un punto in cui posso scegliere gli artisti che desidero  rappresentare e con i quali individuare percorsi condivisi.

Le tendenze?
Molte gallerie a Vienna si dedicano alle installazioni e all’arte concettuale. Io mi dedico alla pittura più tradizionale. Per esempio, fino a qualche anno fa era tendenza quella di avere opere di portrait di personaggi famosi, come ad esempio Marilyn Monroe, così com’erano molto richieste opere di arte astratta. Io preferisco l’arte senza tempo, che non passa di moda. Preferisco artisti che hanno progetti, che sviluppano concetti, che peró poi li realizzano e li fanno diventare opera d’arte, come accade, per esempio, nel caso di Lucia Riccelli, che lavora il più delle volte a serie di lavori ispirati ad un concetto ben preciso e nei quali si può però seguire ed intravedere l’idea creativa e la sua realizzazione.

Tra gli artisti rappresentati dalla Galerie Felix troviamo, tra gli altri, l’italiana Lucia Riccelli, trapiantata a Vienna da vent’anni. Lucia è danzatrice e performer, insegnante di pittura e di yoga. Nella galleria di Felix ha recentemente presentato una mostra dal titolo Traces, assieme al fotografo Laurent Ziegler e alla danzatrice Maartje Pasman. Opere su tela grezza della Riccelli e fotografie di Ziegler realizzate in un rimando di collaborazioni e contaminazioni su movimenti della Pasman.

Come è nata questa mostra e quale collaborazione si è stabilita tra Lei e Laurent Ziegler?
In questa mostra ho lavorato con Laurent Ziegler in un processo durato un anno. Vedere come la pittura e la fotografia potessero influenzarsi lavorando insieme con lo stesso soggetto ma adoperandoli in maniera diversa, sovrapponendo strati di colore e di materiali. Entrambi amiamo stratificare i materiali. Laurent ha fotografato i miei lavori mentre ritraevo la modella e li ha proiettati su di lei usando anche altri materiali. A lavoro finito mi sono lasciata riinfluenzare dal suo risultato per finire il mio lavoro. L’idea era quella di creare una dimensione onirica rispetto alla realtà. Interessante è la diversa direzione della luce. Per Laurent si chiude nella figura, come se lo zoom penetrasse il corpo, mentre nelle mie tele la luce procede in direzione opposta. E le opere in questo modo hanno un effetto, per così dire, complementare.

Come vengono recepite le tue opere dal pubblico austriaco?
Ormai espongo a Vienna da diversi anni e devo dire che sono soddisfatta dell’accoglienza del pubblico. Soprattutto viene apprezzato l’utilizzo dei colori forti che risaltano sulla tela grezza e che in qualche modo sono diventati una sorta di marchio di fabbrica del mio lavoro.

Come confluisce la tua esperienza di danzatrice nelle tue opere?
Sono state le arti performative a condurmi in Austria. Per una decina di anni ho lavorato in diverse compagnie di teatro danza ed è proprio raccontando storie attraverso il movimento che ho riconosciuto e potuto approfondire alcuni dei temi fondamentali del mio percorso pittorico. Sono infatti storie raccontate dai corpi quelle che popolano le mie tele. I personaggi li invento dalla vita, li estrapolo dalla loro quotidianità, e li proietto in questo non/luogo tutto da reinventare dove li denudo dal loro contesto per lasciarne visibile soprattutto l’anima.

Info:

Galerie Felix

Dominik Schmitt

Erzsebet Nagy Saar

Lucia Riccelli, Indifferent, 120 x 90, oil on canvas, 2009


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