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Figure Out. Proposte per una pittura contemporanea

Figure Out. Proposte per una pittura contemporanea

Parlare di pittura contemporanea è sempre spigoloso e richiede una proprietà di linguaggio fortemente accurata. Puntuale infatti è il titolo della collettiva “Figure Out” (con opere di Andrea Bolognino, Verdiana Bove, Elia Fidanza, Pietro Moretti e Natacha Donzè), inaugurata lo scorso 15 settembre alla galleria romana 1/9unosunove, che nuovamente si segnala per la minuziosa curatela e per l’allestimento sempre armonico e mai scontato.

È oggi inevitabile chiedersi quale sia l’andamento o il percorso della pittura – più che il suo destino inutilmente vanificato – specialmente senza far passare in sordina la questione generazionale. I pittori emergenti o i mid-career si portano sulle spalle il peso, ormai monumentale, del secolo scorso, in bilico fra un retaggio storico-culturale nostalgico ereditato dal passato e uno sguardo verso il nuovo millennio. La “buona” Critica, invece, figlia di penne illustri e protagoniste attive dell’Arte Contemporanea dagli anni Settanta in Italia, ha cercato di preservare l’importanza di una metodologia analitica nei confronti del definibile e del figurato propria della materia pittorica; di raggruppare gli artisti secondo filoni ideologici, di fronte all’ineluttabile estremizzazione dell’Astrattismo americano che ha poi dissolto temporaneamente la figurazione dell’umano a favore di un sentimentalismo presunto e alla diffusione dell’Arte socialmente impegnata.

Ma se il corpo, il visibile o il sacro scompaiono dalla tela, cosa rimane se non il pensiero etereo e il pigmento? L’artistizzazione[1] massiva, come direbbe Perniola, di presunte opere-oggetto prive di senso ha reso muto il bello naturale, a volte dicibile attraverso il corpo raffigurato, che, perso nella sua incomunicabilità, viene erroneamente camuffato nel qualunquismo. Infatti, come affermava Paolo Fabbri, “siamo invece una società della sottrazione in cui le cose hanno una vocazione a sparire sotto il loro stesso accumularsi, senza senso e senza memoria.”[2]

La questione della pittura generazionale non può che essere più attuale oggigiorno. Scegliere come titolo il verbo inglese “Figure Out”, giocando sulla sua duplice traduzione di capire, risolvere, ma anche immaginare, figurare, pone l’accento sull’esigenza che il contemporaneo tenta di voler ritrovare di fronte all’incertezza e alla reiterazione dell’uguale: definire un andamento o un percorso della pittura giovanissima; guardare la nuova immagine attraverso le nuove generazioni; capire se esiste ad oggi la distinzione tra rappresentare e raffigurare. La nuova critica non aspetta altro: uscire dall’individualismo e dall’auto-referenzialità dell’artista, scovare un’ideologia di pensiero condivisa per poter scrivere il nuovo manuale.

Attraverso l’astrattismo si torna con “Figure Out” alla “raf-figurazione” di una realtà, a volte volutamente dichiarata ed essenziale, come nelle opere presenti di Moretti, Fidanza e Donzè, a volte invece sbiadita, o immaginaria, come quella di Bove e Bolognino.

Risolvere l’enigma della pittura generazionale significa attribuirne la sua necessità, “come strumento privilegiato per analizzare gli aspetti più significativi e intimi della mia realtà” afferma Verdiana Bove. Nulla due volte accade I-II (2022), titolo delle opere dell’artista, sono un inno al tempo, alla preziosità della memoria individuale, ma non necessariamente quella vissuta. Partendo da fotografie di archivio, l’autrice attua nelle sue tele un processo di appropriazione e di rielaborazione dell’immagine. L’idea di realtà e memoria insita nella bidimensionalità della fotografia viene trasformata, ricreando una rappresentazione “altra” dal dato reale, il quale come un ricordo sbiadisce attraverso la pasta pittorica.

Se nelle opere di Verdiana la figura si dissolve attivando nell’occhio la sua capacità immaginativa oltre che immaginifica, nelle opere di Pietro Moretti, invece, questa si rende visibile. Per l’artista romano, la figura diventa espediente essenziale e concreto di narrazioni apparentemente isolate, proprie di un vissuto inconscio condiviso e fatto di oggetti, dispositivi e scenari di un retaggio pop-culturale che, come una fabula malinconica, quasi si legge da lontano. Di formazione londinese, Moretti guarda a distanza la pittura come il critico di sé stesso: “nel contemporaneo”, afferma l’artista, “si vede un ritorno alla figurazione come se potesse rispondere alla necessità di trovare una definizione del nostro tempo”. In I galleggianti (2022), figure corporee di adolescenti appaiono esili ma alle volte grottesche, sospese in una massa fluida profonda e scura, in un oceano onirico immaginario, dove creature aliene ed elementi naturali emergono dalla superficie. I corpi immaginati da Moretti, seppure fortemente plastici, si fondono porosi fra loro abbandonati in un abbraccio (Tra i tuoi vuoti, 2022).

Il figurativo con le opere di Andrea Bolognino sfuma nell’astratto, servendosi della sua ambiguità percettiva. In uno scenario naturale post-apocalittico i corpi di Bolognino attraverso i chiari scuri propri del disegno sembrano esplodere o nascondersi come feti in balia di una natura quasi cattiva che con violenza li ingloba (Automa – Autore, 2022).

La capacità immaginifica del simbolo verbale viene amplificata attraverso le opere di Elia Fidanza (Fear and Disappear, 2022), dove l’associazione e la corrispondenza logica tra testo scritto e figurativo non risulta univoca, bensì trova una soluzione nell’immaginario individuale dell’osservatore. L’enigma della pittura generazionale sembra dunque portare avanti nuovamente un desiderio di essenzialità e definizione lottando all’interno di scenari straniati, dove oggetti trasposti dalla loro percezione abituale ne risultano immersi in un’altra imprevista. Con Natacha Donzè, il rapporto significato/significante proprio dell’immagine pittorica attraverso gli elementi figurativi presenti nelle sue opere conduce a linee di lettura mai scontate (All day, eating flowers, 2020; Emotional Forecast I, 2019).

Giulia Pontoriero

Info:

AA.VV., Figure Out
15/09 – 22/10/2022
1/9unosunove
via degli Specchi 20, Roma
www.unosunove.com

 

[1] Mario Perniola, L’arte espansa, pp. 45-46, Giulio Einaudi editore, Torino, 2015.

[2] Paolo Fabbri, La trans-visione del mondo, Saggi, Meneghetti. Opere 2000-2006, Electa, Milano, 2006.

Verdiana Bove, Nulla due volte accade I, 2022, olio su tela. Ph. Giorgio Benni, courtesy l’artista e Galleria 1/9unosunove

Pietro Moretti, I galleggianti, olio, acquarello, polvere di marmo, cera d’api su tela. Ph. Giorgio Benni, courtesy l’artista e Galleria 1/9unosunove

Andrea Bolognino, Automa – Autore, 2022, tecnica mista su carta. Ph. Giorgio Benni, courtesy l’artista e Galleria 1/9unosunove


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