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Giovanni Termini e l’importanza del processo

Giovanni Termini e l’importanza del processo

Nell’ambito delle celebrazioni che vedono Pesaro designata come Capitale Italiana della Cultura 2024 e nell’ambito del progetto 50×50 Capitali al quadrato, il Comune di Cagli e Pesaro Musei hanno annunciato la mostra personale di Giovanni Termini, intitolata Come la metti sta. Curata da Marcello Smarrelli, l’esposizione avrà luogo presso gli spazi del Palazzo Tiranni-Castracane a Cagli, residenza del Cinquecento che incarna la storia della città. Termini ha espresso il suo legame con Pesaro, evidenziando come nel 2001 una delle sue prime opere, Celare l’attesa, fosse stata esposta nel Torrione Martiniano, sede della collezione d’arte contemporanea. Questo evento segnò l’inizio della sua riflessione artistica, guidando la sua poetica nel corso degli anni. La realizzazione di questa mostra è resa possibile grazie al sostegno di Cariaggi, filatrice di cachemire, e alla designazione di Pesaro come Capitale Italiana della Cultura, oltre al supporto del Comune. Questo evento rappresenta anche un omaggio alla città natale dell’artista Eliseo Mattiacci.

Giovanni Termini, “Cordone”, 2021, foto di Michele Alberto Sereni, courtesy dell’artista

Nella sala grande, sono esposte due opere. L’artista propone la sua capacità di utilizzare oggetti d’uso decontestualizzandoli, e dando loro un cambio di senso. Hully Gully rappresenta un trabattello, strumento non considerato in quanto parte di processi di costruzione. Termini riflette sul loro ruolo, coprendoli con PVC nero usato nel trasporto delle merci. L’artista sostiene: «Ci sono una serie di input che mi arrivano e che nel lavoro butto dentro, nel momento in cui vado a definire l’opera ripulisco, sottraggo, spoglio del loro superfluo». La specularità delle divergenze sono pedane che facilitano l’accesso agli spazi: si tratta di opere che riflettono oltre che sullo spazio anche sulla l’idea di sospensione del tempo.

Giovanni Termini, “Hully Gully”, 2022, “La specularità delle divergenze” (part.) 2022, foto di Michele Alberto Sereni, courtesy dell’artista

L’equilibrio dell’incongruo si presenta come un’affermazione audace che, nonostante le sue ambizioni, si materializza in un’espressione artistica semplice. L’atto di porre una soglia d’argilla su due cavalletti potrebbe apparire come un gesto banale, privo di profondità concettuale. Tuttavia, è nella precarietà del piano imbarcato che si manifesta un deviante sconfinamento dall’armonia e dalla solidità che si riscontra nell’architettura convenzionale. Questo contrasto contribuisce a stratificare ulteriormente la tensione nell’ambiente circostante. L’artista, attraverso questa installazione, mette in luce un’apparente stabilità che si rivela essere tutto fuorché solida. In Dialogo costruttivo, invece, una sedia d’epoca s’incastra al centro di un tavolo dalle tinte turchine, evocando le reminiscenze di giorni accademici. In questo stesso piano, è inserita una sedia girevole, suggerendo un’inversione delle gerarchie, un ribaltamento del potere e un nuovo inizio per il dialogo e la collaborazione. Tutto ciò rappresenta una sua personale interpretazione dell’opera, che si presta a molteplici letture. Inoltre, l’opera è concepita come un omaggio all’artista Mattiacci, il cui catalogo è inserito in modo discreto all’interno dell’installazione.

Giovanni Termini, “La misura di una distanza”, 2022-23, foto di Michele Alberto Sereni, courtesy dell’artista

Come imponenti monoliti, l’opera Come la metti sta sussurra antiche narrazioni di sforzo e perseveranza, di movimenti interrotti. Questi contenitori, con le ruote rivolte al cielo, incarnano un manifesto di libertà nella quiete apparente, sfidando la tirannia del tempo. Nata dalla collaborazione con l’azienda Cariaggi, l’artista ha esplorato i vari processi di lavorazione, dalla materia prima alla filatura dei rocchetti, collocati poi in contenitori stabili. Il filo di cashmere, fragile e prezioso, trasporta con sé significati poetici legati al tempo e allo spazio, mentre l’opera del rocchetto, pur suscitando profonde riflessioni, rimane avvolta nel silenzio dell’artista. Le opere di Termini sembrano coraggiosi elementi di intrusione. In questa mostra, oggetti comuni trovano una nuova vita, strappati dalla loro funzione per essere esposti in un luogo tanto caro all’artista. Con un tocco di trasgressione e gioco di prospettive, l’arte contemporanea si fonde con il passato, offrendo agli spettatori un’esperienza che sfida le aspettative e celebra la bellezza dell’incongruo.

Info:

Giovanni Termini. Come la metti sta
13/04 – 30/06/2024
A cura di Marcello Smarrelli
Palazzo Tiranni-Castracane
via Purgotti 51, 61043 Cagli (PU)


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