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Golnar Ghasimi. Le forme spirituali del pensiero

Golnar Ghasimi. Le forme spirituali del pensiero

I lavori dell’iraniana Golnar Ghasimi (1974) sono carichi di suggestioni metafisiche e surreali: in un’atmosfera silenziosa abitata da elementi plastici che interrogano lo spazio con la loro misteriosa presenza si incontrano accenni di forme biomorfe e libere creazioni di matrice geometrica. Ogni scultura decanta il suo monologo di inquietudine esistenziale nell’araldica nobiltà di un modellato purissimo e nell’eleganza con cui occupa lo spazio. L’artista modella la fibra di vetro per creare candide forme astratte in cui piani e prospettive geometriche sembrano incontrare una sorta di “imprevedibilità controllata” che le rende vive e senzienti. Sono nobili figure provenienti da un tempo incommensurabilmente lontano nel passato o nel futuro, che impersonano alchemiche forme spirituali attraverso le quali l’arte esplora le dimensioni sconosciute dell’universo interiore in cerca delle connessioni segrete tra la realtà sensibile e il regno delle idee supreme di cui quest’ultima è riflesso.

L’essenzialità delle forme nasconde una complessa sintesi formale e simbolica che traduce in piani, superfici e angoli smussati un pensiero pluridimensionale, inseguendo l’affermarsi dell’infinito a partire dalla finitezza di un oggetto tangibile. Se gli oggetti dello spazio sono costruzioni o immagini del pensiero che cercano di concretizzare inarrivabili modelli ideali, l’unico modo per sperimentare la perfezione è vivere la sua mancanza. La malinconia e la solitudine dell’uomo generate dalla coscienza di questa impossibilità nel corso della sua esistenza trovano conforto in estemporanee visioni del Sacro e del Divino (intese come presenza viva del Pensiero) di cui solo l’arte può tentare di catturare l’essenza. Le imperfezioni dell’io e della conoscenza soggettiva, l’epocale scollamento della coscienza umana sia dal mondo esterno e sia da quello interiore, porta l’artista a cercare un maggiore controllo ma anche una più intima relazione con l’incidenza del caso e con le mutazioni imprevedibili apportate dallo scorrere del tempo.  L’oggetto scultoreo infatti è un evento che accade nel tempo, è il risultato di un processo e quindi un fenomeno transitorio. Questo concetto di matrice taoista identifica il mondo con l’illimitato universo dei processi, da cui ha origine anche il pensiero matematico. La transitorietà come riflesso instabile, lo scorrere del tempo come misura di un lento avanzare dell’eternità in cui siamo immersi e dove la verità non consiste nell’illusione della permanenza, ma nella fluidità della trasformazione perenne.

La scultura di Golnar Ghasimi quindi non è la copia di un fatto già accaduto ma è essa stessa un fatto concreto in cui la mano incontra i materiali e li manipola lasciando in essi l’impronta di un’idea. Appare chiara qui la funzione emblematica della forma intesa come presenza fantasmatica che abita la mente, come studio e scoperta di nuove classi di solidi, tutti somiglianti ma nessuno uguale all’altro, nati dalla contaminazione tra categorie geometriche e naturali. Queste forme semplici e luminose manifestano la cosciente illusione di dare sostanza all’infinito e nascono dall’abbandono di ogni sensazione più direttamente fenomenica a favore di una riflessione concettuale in cui la scultura non è solo pura ideazione ma è la fisicità della tensione tra la presenza scultorea e il vuoto circostante.

L’immagine non è mai esauribile, è un continuo processo di ricerca di nuove apparizioni, accadimenti spazio temporali, riattivazioni subcoscienti della memoria, retropensieri, impressioni di sogno e modulazioni della ragione. Golnar Ghasimi si discosta dall’austerità del minimalismo, a cui la sobrietà delle forme potrebbe far immediatamente pensare, per l’emozionante compenetrazione tra corpo fisico e forma spirituale ravvisabile nell’armonia delle sue sculture, impressioni dirette delle arcane presenze che si formano al di là della coscienza e che riecheggiano la nostalgia per un’impossibile perfezione. Il tentativo dell’artista di stabilire un dialogo con l’eternità per rappresentare le connessioni segrete dell’io pensante con il mondo si traduce in magniloquenti apparizioni plastiche che inducono l’osservatore a fantasticare in cerca di possibili verità. La morfologia delle figure del suo mondo visionario sembra alludere a ermetici idoli provenienti da lontane civiltà, presenze simboliche che non appartengono al tempo della storia ma a quello della mitologia.

L’artista traduce in volumetria il rapporto tra la luce e la tenebra, la presenza e l’assenza, la conoscenza dello spazio prospettico e l’assenza di riferimenti certi per squarciare il diaframma che separa la dimensione terrena dei sensi da quella celeste delle idee supreme.

Non ci sono indicazioni precise che possano guidarci verso i significati di queste presenze, forse interpretabili come sentinelle dell’arte che indicano la via dell’iniziazione, simboli di potenza conoscitiva o strumenti magici per compiere prodigi. La loro forza enigmatica sta nell’atto di alludere e di non specificare alcuna identità, lasciando immaginare un universo esteso e reale che coincide con le forme dell’inconscio, con il mistero inesplicabile dell’invisibile e dell’incalcolabile. La solitudine delle sculture, perfettamente autosufficienti nel loro chiaro assetto plastico-spaziale, enfatizza il carico di mistero e di silenziosa contemplazione che la loro raffinata eleganza simbolica comporta, trasfigurando lo spazio reale circostante in una sorta di spazio simbolico dove il pensiero rappresenta sé stesso. Questa ininterrotta circolarità tra razionalità e immaginazione crea un terreno comune sul quale il rigore analitico si innesta sul piano dell’emozione sensoriale nell’essenzialità di un interrogativo esistenziale che indagando il senso originario del pensiero approda alla pura poesia della forma.

Info:

www.golnarghasimi.com

Golnar Ghasimi, Untitled. Sculpture, 28 x 59 x 25 cm, 2018

Golnar Ghasimi, Untitled. Sculpture, 24 x 53 x 10 cm, 2018

Golnar Ghasimi, Untitled. Sculpture, 22 x 60 x 12 cm, 2017


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