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I mondi sospesi di Daniela Monaci e Sonia Gentili....

I mondi sospesi di Daniela Monaci e Sonia Gentili. Cosmogonia al Museo Carlo Bilotti di Roma

“Cosmogonia” è un termine di origine greca, intriso di antichissimi significati, nel quale si sedimenta una complessa rete etimologica che possiamo unitariamente ricondurre alle dottrine sull’origine dell’universo, con riferimento a tutte le cose reali ed esistenti. A distanza di millenni dal primo utilizzo del vocabolo, individuato negli scritti del filosofo Leucippo del V secolo a. C., per la maggior parte andati persi, oggi parlare di cosmogonia significa confrontarsi con un ventaglio di tematiche che viaggiano dall’osservazione dei corpi celesti al tentativo di tracciare le origini evolutive del cosmo o più specificatamente il processo di formazione del nostro pianeta. Parliamo, dunque, di un concetto finemente stratificato nel tempo che racchiude in sé plurime derivazioni e sfaccettature di carattere mitico religioso, astrofisico o speculazioni esoteriche. In un certo senso, un discorso che si interroga anche sulle origini dell’uomo come abitante terrestre e sul suo rapporto con il dato naturalistico.

A questo immaginario si riconduce l’omonima esposizione Cosmogonia, ospitata dal Museo Carlo Bilotti di Roma e prorogata all’08 gennaio 2023, la cui curatela di Lorenzo Canova mette in contatto le opere dell’artista Daniela Monaci e i testi poetici dell’autrice Sonia Gentili, tramutati in installazioni di poesia visiva dal collettivo artistico “L’uomo che non guarda”, di cui fanno parte la stessa Gentili e Ambrogio Palmisano.

Il tema della natura torna così a farsi strada negli spazi dell’Aranciera di Villa Borghese, dove si colloca il Museo, in linea con le scorse due edizioni di Back to Nature del 2020-21, che hanno portato l’arte contemporanea e le sue spettacolari installazioni in uno dei più importanti parchi storici della Capitale.

Cosmogonia è in questa sede intesa come ri-creazione e profezia di un mondo nuovo, o meglio di tanti infiniti mondi per tanti infiniti uomini, dai quali emergono le terre di Monaci e le parole di Gentili. Una dialettica che concede al visitatore di farsi “creatore”, oltre che “spettatore”, e di porsi nei panni dell’artista.

L’approccio “cosmogonico” di Monaci, esplicitato dalla sua pratica artistica, consiste nell’individuare, in un processo di ricerca costante, le fitte trame che muovono l’evoluzione fenomenologica del creato e lo stravolgimento elementale della sua essenza. Tale indagine è condotta tramite il ricorso all’uso di una straordinaria varietà di mezzi espressivi, dalle elaborazioni fotografiche al computer con tecnica mista ai lavori installativi in creta o in tessuto, dalle videoinstallazioni al tableau vivant.

Tra le opere esposte vi è la serie Vertigine, composta da immagini di “fotopittura” sulle quali l’artista interviene digitalmente sfruttando le potenzialità del mezzo tecnologico. Smarrirsi, a sua volta, suggerisce un forte senso di spaesamento nell’osservare figure umane immergersi e dissolversi in cumuli di nebbia sospesi tra luoghi intercettabili, come in un simbolico naufragio.

Con Arcipelago ci si imbatte in una costellazione di mappe abitate da sculture in ceramica che meditano una riflessione nella quale cielo, terra e mare dialogano in una comunione intimista e profonda. Per Monaci la ceramica rappresenta un ritorno alla materialità delle cose, un espediente per risvegliare una sensorialità del corpo ormai sopita. Lo ricorda affermando che “la ceramica è terra, acqua, fuoco”. Le sue sculture sono elementi tridimensionali adagiati su carte nautiche e forati in modo tale da proporre sentieri e percorsi che, sintonizzandosi con la purezza dell’elemento acquatico, individuano dei tragitti variabili che sta all’io dell’osservatore definire, in base alla sua soggettività e al suo bagaglio esperienziale. Con le sue geografie surreali, l’artista riesce a creare dei mondi immaginifici che perdono ogni riferimento concreto e vincolante con la realtà per generare sovrastrutture dai toni fantastici, sospesi ed estranei ai tradizionali concetti di tempo e di spazio.

Il viaggio simbolico e atemporale proposto dalla mostra, scandita in tre ambienti nel piano terra del museo, prosegue ed entra in uno stretto rapporto sensoriale con i testi di Sonia Gentili, scrittrice e poetessa, docente presso l’Università “Sapienza” di Roma. Le poesie visive di Gentili si compongono su fogli di carta elettronici che uniscono i versi in una disposizione letteraria che si completa nel tempo: gruppi di parole, locuzioni, si materializzano gradualmente secondo dei tempi ritmati che segnano nuove trame di lettura per il medesimo testo. Una scrittura che diventa immagine in movimento, che accade dalla luce e che muore nel buio, nel silenzio della realizzazione di un desolato paesaggio interiore. I brani esposti provengono per la quasi totalità dalla sua nuova raccolta I quattro gesti della creazione (Aragno 2020); quattro sono tratti da essa mentre gli altri quattro sono inediti.

Arianna Cordeschi

Info:

Daniela Monaci e Sonia Gentili. Cosmogonia
Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese
Via Fiorello La Guardia, Roma
16/06/2022-08/01/2023 (prorogata)
www.museocarlobilotti.it

Daniela Monaci, Vertigine n.1, Vertigine n.4. Courtesy Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa BorgheseDaniela Monaci, Vertigine n.1, Vertigine n.4, courtesy Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese

Daniela Monaci, dalla serie Smarrirsi, courtesy Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese

Sonia Gentili / collettivo “L’uomo che non guarda”, Genesi e nella Terra, courtesy Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese


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