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Il fantastico mondo di Who the Bær. La ricerca di ...

Il fantastico mondo di Who the Bær. La ricerca di un sé autentico

Il 2 marzo 2021 la Fondazione Prada di Milano (attualmente chiusa fino al nuovo avviso in ottemperanza alle disposizioni governative) avrebbe dovuto riaprire i suoi cancelli al pubblico con una mostra dedicata al nuovo progetto dell’artista britannico-giapponese Simon Fujiwara, “Who the Bær”.

Nel corso dell’ultimo decennio Simon Fujiwara, classe 1982, si è affermato sulla scena internazionale per le sue molteplici installazioni, attraverso le quali indaga gli automatismi alle radici delle costruzioni ideologiche che formano il concetto di identità. Un’indagine che egli intraprende sperimentando i più svariati mezzi di comunicazione, dalla scultura ai video fino alla performance, con i quali registra la vita quotidiana che ci ripropone mediante un personale universo fatto di avvenimenti assurdi. Nelle sue opere porta alla luce la paradossale e illogica ricerca dell’uomo di una realtà fantastica e allo stesso tempo autentica.

Con il suo nuovo progetto, un’installazione concepita come un lavoro site-specific per il piano terra del Podium, Fujiwara trasporta il visitatore in una dimensione fiabesca e fittizia abitata da un orsetto dal grande cuore giallo. Si tratta di un originale cartone animato, dalla personalità indefinita, privo di attitudini proprie e caratterizzato da una ambiguità sessuale che rende impossibile riconoscere la sua identità di genere, da qui il titolo Who the Bær o più semplicemente Who.

Who sa solo di essere una rappresentazione, immersa in un universo piatto e visuale, ma aperto a ogni possibilità, che egli esplora alla ricerca di un’immagine che lo possa definire. Attraverso l’appropriazione delle immagini che lo circondano, Who sperimenta ogni tipo di identità, trasformandosi e adattandosi a esse, facendo propri i caratteri dei soggetti, a prescindere dalla loro natura umana, animale od oggettuale.

La sua indeterminatezza gli permette così di oscillare tra soggetto e oggetto, in qualsiasi dimensione spaziale e temporale, vivendo una libertà assoluta, al di fuori da quei confini identitari che incasellano e classificano ogni membro della società contemporanea. Tuttavia Who rischia di non riuscire mai a raggiunge il suo scopo, ossia quello di imporsi come qualcosa di più che una semplice immagine.

Fujiwara crea un’installazione costruita quasi interamente da cartoni e materiali riciclabili, che in pianta riproducono la silhouette di un orso. Il percorso, un vero e proprio labirinto di disegni, collage e sculture presenta allo spettatore il processo evolutivo di Who the Bær: dalla sua nascita come vago schizzo, alla ricerca della propria identità attraverso il susseguirsi di fantastiche avventure in cui vediamo eventi gioiosi alternarsi a momenti spiacevoli.

L’artista, mediante le diverse vicissitudini che Who si trova ad affrontare nella sua ricerca di un sé autentico, porta l’attenzione sul tema dell’autorappresentazione e del ruolo fondamentale dei social media, che si sono prestati come perfetti strumenti di manipolazione della propria auto-percezione, permettendo a chiunque di reinventarsi e organizzarsi in un’identità nuova.

Il progetto, come dichiara lo stesso Fujiwara nella sua pagina di Instagram, è nato nel 2020 e in particolare durante la prima fase della pandemia, periodo in cui “ho ricominciato a disegnare, tanto come quando ero bambino. Nel processo di scarabocchi e schizzi ho sviluppato un cartone animato originale chiamato “Who the Bær”.

Fujiwara, come sempre capita durante la costruzione di un personaggio, si trova a dover decidere quale identità attribuire al suo cartone animato, interrogandosi su “qual è il genere, l’origine, la soggettività, l’estetica, la sua sessualità? e come si manifesterebbero tutte queste mie decisioni attraverso la semplice comunicazione di linee e colori dei cartoni animati?”

Una decisione che Fujiwara affronta dichiarando: “Prendere qualsiasi decisione sull’identità per conto di Who the Bær sembrava regressivo – perché un animale dei cartoni animati dovrebbe essere così definito?”

Who the Bear fa la sua comparsa in momento storico profondamente segnato dal ripensamento di quei confini, socialmente e culturalmente imposti, che definiscono il concetto stesso di identità. Fujiwara attraverso Who ci invita così a riconsiderare il nostro rapporto con l’alterità e come il diverso sia diventato parte della quotidianità.

Mariavittoria Pirera

Info:

Simon Fujiwara. Who the Bær
2 marzo – 27 settembre 2021
Fondazione Prada
Largo Isarco 2 Milano

Simon Fujiwara Sculptures for “Who the Bær”, 2020 Courtesy the artist; Dvir Gallery, Tel Aviv/ Brussels; GioMARCONI, Milan; Taro Nasu, Tokyo; Esther Schipper, Berlin Photos © Jörg von Bruchhausen

Simon Fujiwara Drawing images for “Who the Bær”, 2020 Courtesy the artist; Dvir Gallery, Tel Aviv/ Brussels; GioMARCONI, Milan; Taro Nasu, Tokyo; Esther Schipper, Berlin Image attribution: Albrecht Dürer, Adam and Eve, 1507, online gallery Museo del Prado, Madrid Photos © André Carvalho and Tugba Carvalho – CHROMA


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