In dialogo con Paolo Manazza

Paolo Manazza è un artista, scrittore e imprenditore nella cultura. Al suo attivo diverse mostre e progetti di rilievo: ha esposto in mostre personali e collettive a Milano, Roma, Firenze, Napoli, Venezia, Brescia, Sestri Levante, Arzachena, Vigevano, Arcore, Beausoleil (Francia), Lugano (Svizzera), Monaco (Montecarlo), Taichung (Taiwan), Miami e Palm Beach (Usa), Eumsong (Corea del Sud) e Sharm el-Sheikh (Egitto). Alla National Gallery di Chisinau (Moldavia) ha partecipato all’esposizione “Beyond the Form” con altri artisti italiani (Luca Coser, Tano Festa, Pietro Finelli e Mimmo Rotella). Per alcuni anni ha insegnato all’Accademia di Brera di Milano “Editoria dell’Arte” e “Teoria e pratica del Mercato Multimediale dell’Arte” e nei Master di specializzazione post-universitaria. Nel settembre 2005 ha ricevuto dal Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi l’onorificenza di “Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana”. Ha pubblicato diversi libri, collabora dal 1992 al Corriere della Sera ed è fondatore di ArtsLife.com. Io ho visto la sua prima retrospettiva a Parigi di recente da: ARP – Art Research Paris, dal 5 al 17 luglio 2023 e gli ho rivolto un paio di domande.

Paolo Manazza, portrait

Francesco Liggieri: Se tu dovessi presentarti a chi non ti conosce con un’opera d’arte, quale sceglieresti e perché?
Paolo Manazza: È difficile per me scegliere un’opera perché è tutta la vita che sto in mezzo a quadri, sculture, video. Posso dirti che alcune opere di Caravaggio sono il punto di arrivo di una pittura ineguagliabile per la capacità di esplorare la luce attraverso lo spazio. Trovo inoltre che la “Flagellazione” di Piero della Francesca (dipinta nel 1459 e conservata a Urbino) sia un’opera che potrebbe essere stata dipinta nel Tremila. I campi, le stesure e i vari piani di scena compongono un fermo immagine quasi eterno. Infine, non posso che immedesimarmi in un “Abstraktes Bild” di Gerhard Richter in particolare uno dei quattro acquistati verso il 2000 da Eric Clapton e poi passato in asta da Christie’s nel 2012, che ho potuto ammirare a lungo di persona. Perché? Beh, essendo un colorista appartengo a quella categoria di pittori che Roberto Longhi identificava così: “È inutile repugnare: il colore ha in sé una forza espressiva, indipendente dalla forma cui è unito, fino al punto anzi da non vederla più come forma ma, appunto come colore”.

Paolo Manazza, Et voilà les premiers citoyen-consommateurs, À gauche l’esprit renaissant, peinture à l’huile, pigments et laques sur photo, technique, mixte sur forex, 114,5 x 143,5 cm, 2023, courtesy ARP – Art Research Paris

Come sta la pittura astratta? Come la vedi?
De Kooning amava ripetere spesso “non esiste la pittura astratta o figurativa. Esiste solo la buona pittura”. Io credo che il soggetto sia totalmente ininfluente per riuscire ad avvicinarsi a un punto di equilibrio e di grazia nell’immagine offerta. Stiamo vivendo un’epoca di transizione globale e anche nell’arte la pittura sta interessando molte persone. La maggior parte delle quali sono persone che si muovono con meri intenti speculativi (sia collezionisti e sia artisti), ma in molti giovani, questa nuova tendenza porterà senza dubbio nel tempo a una crescita generale della cultura e dello spirito. Quanto ci vorrà? Mezzo secolo almeno direbbe il dottor Seldon di Asimov.

Paolo Manazza, The Shape of colors, huile, laques, plâtre et pigments sur toile, 96 x 101 cm, 2004, Paolo Manazza, courtesy ARP – Art Research Paris

Come nasce in genere una tua opera?
Di solito immagino delle combinazioni cromatiche e delle forme. Poi però quando inizio a dipingere è invitabile che la tela prenda il sopravvento. È sempre il progressivo stendersi dei colori e delle masse che indica la strada per procedere. I quadri (ma penso valga per opere realizzate su qualsiasi supporto) parlano se li sai ascoltare. E alla fine più che l’esecutore o l’artista ti trasformi nello strumento della narrazione che arrivando dalla tela passa in te e ritorna nell’opera.

Paolo Manazza, PEOPLE #4 – West, peinture à l’huile sur photo, technique mixte, 150 x 100, 2011, courtesy ARP – Art Research Paris

Come artista quale pensi sia il tuo dovere nei confronti della società?
Stimolare sempre il pensiero autonomo, la coscienza, la visione e la crescita. Per indagare il concetto di infinito.

David Hockney nelle sue interviste ricorda spesso che la pittura non morirà mai; tu che cosa ne pensi?
Penso che abbia ragione.

Info:

www. paolomanazza.com

www.arp-gallery.com


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