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La pittura panteistica di Galina Raspopina

La pittura panteistica di Galina Raspopina

“L’arte è lo sforzo incessante di competere con la bellezza dei fiori – e non riuscirci mai.” (Marc Chagall)

Raspopina Galina, nata nel 1957 a Buguruslan nella regione di Orenburg in Russia, si accosta alla pittura nel 2006 dopo aver incontrato il famoso artista Sergei Zhilin di cui diventa allieva. Inizialmente lavora con i pastelli, ma un giorno, osservando la corteccia di una vecchia betulla durante un’escursione sulla neve, sente la necessità di avvicinarsi alla pittura a olio per poter riprodurre sulla tela la sua trama complessa e affascinante. Affiancata dal suo maestro, si dedica con entusiasmo alla pittura, abbracciando fin da subito uno stile semplificato che si avvale di colori puri e innaturali per restituire i suggerimenti del visibile come incantata bellezza. Dal 2015 Galina è stata attivamente coinvolta in mostre istituzionali nella sua città natale e all’estero riscuotendo grande successo di pubblico per l’umore festoso dei suoi dipinti, i cui colori “raggiungono il cuore” addentrandosi in profondità nei sentimenti dell’animo umano.

I quadri visionari, sontuosi e a tratti apocalittici di Galina Raspopina fanno convivere nello spazio pittorico una particolare combinazione di misticismo e sensualità, erede dei capolavori di Vassily Kandinsky, Marc Chagall, Kazimir Malevič e Pavel Filonov che durante la grande stagione delle Avanguardie Storiche russe dei primi del Novecento plasmarono quello stile inconfondibile che rappresenta tuttora un tratto distintivo dell’arte russa. La principale fonte di ispirazione dell’artista è il paesaggio naturale, interpretato come universo sospeso tra il reale e il fiabesco in cui confluiscono le sue memorie e le sue profonde emozioni trasfigurate in visioni oniriche. Un silenzio assoluto domina le sue opere dove le amarezze della vita non trovano spazio: l’artista materializza sulla tela un mondo scevro da ogni negatività, quel mondo che riesce a far sognare una totale fusione con la natura concepita panteisticamente come forza vitale e creatrice.

Le atmosfere intime e spirituali evocate dall’artista nascono dalla sua capacità di combinare i colori con spontaneità, dalla sua vocazione all’improvvisazione compositiva e dallo stupore infantile con cui riesce a osservare il mondo trasmettendo la sua spontaneità allo spettatore. La gioia e la luce che accendono la sua fervida immaginazione si traducono in accesi cromatismi che costruiscono le immagini senza quasi aggrapparsi al disegno, come se l’esistenza fosse un caleidoscopio fluttuante sempre pronto a generare nuove meraviglie.

Alcune opere indicano nel titolo riferimenti geografici precisi, i luoghi in cui l’artista nel corso dei suoi viaggi si è sentita accolta e ispirata, altre raffigurano scenari di fantasia che assomigliano al sogno ed evocano ambientazioni fiabesche in cui tutto è possibile. Grande attenzione viene data ai differenti aspetti che la natura assume durante i cambiamenti stagionali: l’autunno fa esplodere i colori, la primavera si tinge di sfumature iridate, l’estate è una violenta festa per lo sguardo, mentre l’inverno è il momento in cui il mondo si fa più monocromatico per la vegetazione addormentata sotto la neve. A volte l’artista sembra evocare un’impossibile compresenza di stagioni e di luminosità corrispondenti a differenti momenti della giornata armonizzandoli in una sintesi magica e irripetibile che concretizza sulla tela le variegate sfumature di uno stato d’animo o di una condizione esistenziale.

L’approccio immaginifico e soggettivo di Galina Raspopina all’interpretazione pittorica dei dati visivi non implica mai un ripiegamento individualistico in sé stessa, ma al contrario esprime la sua incondizionata apertura al mondo e la sua disponibilità a lasciarsi attraversare dalle positive sensazioni suscitate dal paesaggio. Emblematici a questo riguardo sono i titoli che contraddistinguono le serie dei suoi lavori, come Conversazione con Flora o Conversazione con una pietra, che suggeriscono un’idea di scambio e osmosi tra l’uomo e gli elementi naturali. Guardando attentamente alcuni paesaggi, possiamo infatti scorgere tra le fronde degli alberi, nelle irregolarità delle rocce o nei chiaroscuri dell’erba dei suggerimenti vagamente antropomorfi che sembrano evocare i misteriosi spiriti agresti che gli antichi riconducevano alla presenza del dio Pan.

La compenetrazione tra l’essere umano e la natura appare ancora più chiaramente nei dipinti in cui evanescenti figure umane si tuffano in un universo colorato e privo di gravità, come se fossero esse stesse fiori, alberi, nuvole oppure semplicemente pura luce. Questi personaggi abbozzati e travolti da piogge di colori che ricordano brani musicali e sembrano danzare all’unisono con le nostre emozioni fanno da ponte verso una dimensione spirituale che la società odierna tende troppo spesso a dimenticare, invitandoci a immergerci nei tumultuosi ondeggiamenti del colore.

Se uno dei sogni accarezzati da Kandinskij era quello di far sì che l’osservatore si muovesse dentro i suoi dipinti come se vi abitasse dentro, le sue parole si rivelano particolarmente affini anche alle intenzioni di Galina Raspopina: «per anni ho cercato di ottenere che gli spettatori passeggiassero nei miei quadri: volevo costringerli a dimenticarsi, a sparire addirittura lì dentro». Seguendo il suo suggerimento, anche noi vi invitiamo a passeggiare con la mente negli inesauribili sentieri tracciati dalle sue pennellate materiche, ad assaporare la libertà delle fronde accarezzate dal vento e a perdervi tra le nuvole dei suoi cieli in cui l’alba coincide con il tramonto per tornare poi a guardare la realtà con rinnovata fiducia nella bellezza che ci circonda malgrado tutto.

Info:

www.galinaraspopina.com

Raspopina GalinaRaspopina Galina, Road to the sea. Painting, Oil Color 2018 – 2019

Raspopina Galina, Baikal region. The Sayan mountains. Painting, Oil Color 2018

Raspopina Galina, Ray. Painting 2018

Raspopina Galina, Japanese Sophora. Painting, Oil Color 2014


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