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Luca Maria Patella: NON OSO/OSO NON essere

Luca Maria Patella: NON OSO/OSO NON essere

Luca Maria Patella non ha accettato le lusinghe di un conformismo perbenista che tende a replicare moduli già consumati in nome di una speculazione commerciale più che estetica. Lui, da sempre, contesta non per un fatto ideologico, ma per aver scelto di lasciarsi guidare da una ricerca che non ammette di essere incasellata, che sfugge a qualunque definizione ed evita di sottostare a un formulario precostituito”.  La prima pagina del catalogo della mostra NON OSO / OSO NON essere di Luca Maria Patella ospita queste parole di Alberto Fiz, curatore della personale in corso presso la Galleria Il Ponte di Firenze, che ha voluto inaugurare la stagione espositiva con questo artista,  creativo simbolo per eccellenza del contemporaneo.

Patella (nato a Roma nel 1934) con una lunghissima carriera alle spalle e un percorso in continuo divenire, è ancora oggi in grado di stupire, porre interrogativi, ribaltare i sensi del mondo di cui ci parla e creare una persistente ambiguità intorno a quello che è il messaggio della vita e quindi dellarte. Influenzato dagli studi scientifici del padre (ingegnere cosmologo utopista) ha maturato fin dagli esordi una visione senza limiti della realtà, dove tutte le discipline coinvolte tendono a fondersi in un unico progetto escludendo gerarchie tra le diverse espressioni e i media utilizzati. Grafica, fotografia, video, cinema indipendente, scrittura, poesia, performance, installazione sono solo alcuni degli ambiti intorno ai quali si è incentrata la sua produzione. La complessa interdisciplinarità si nutre dei saperi classici come di quelli psicanalitici, della letteratura come della scienza, del piacere di inventare come dello studio attento e meticoloso; il tutto ha plasmato una modalità operativa sempre al passo con i tempi e mai disgiunta dai valori umani e dai fenomeni socio-culturali del presente.

Lesposizione, strutturata sui due piani dello storico spazio, è quasi un cammino iniziatico, unopera totale, una scoperta svelata e celata al contempo. Il titolo in primis rientra appieno nei giochi linguistici ironico-seri dellartista, alludendo alla profonda dialettica dell“essere” tra Conscio e Inconscio. Lingresso è una sorta di sipario teatrale plasmato a tuttaltezza dai Profili del Duca di Montefeltro, questo passaggio “umanizzato” è introdotto e posto in dialogo con i Vasi Fisiognomici in marmo perfettamente torniti sulle sagome dei Duchi di Urbino di Piero della Francesca. Le figure si riconoscono grazie alle ombre proiettate sulla parete e prendono vita nellassenza della materia, nel vuoto che si fa forma. Dopo aver oltrepassato questa stretta barriera dai colori psichici junghiani si accede alla sala principale e si entra appieno nella realtà eclettica e ambivalente dellautore. Lungo le pareti trovano posto i lavori “significanti” per mezzo dei quali ormai da decenni porta avanti la sua poliedrica ricerca sperimentale fortemente incentrata sullo studio del linguaggio che in questo caso, passo dopo passo, manifesta un inesauribile vigore, tra ricorrenti equivoci e insidie lessicali che si nutrono di citazioni colte e memorie personali.

Il cammino tra i vari manufatti è uno zigzagare costante tra procedimenti dove parola e immagine si scambiano di posto e giocano a scacchi con lignaro spettatore: le opere cosmologiche in cui è presente la figura della moglie Rosa Foschi; le macchine ottiche; i due tempietti antichi in fondo alla stanza che accolgono la piccola scultura della Venere botticelliana divisa a metà e collocata su due piedistalli a forma di “patelle”. Ogni sua realizzazione è il completamento di un problema, è il risolvere un enigma, è lattivazione di cortocircuiti di senso allusivi che poi si sviluppano attraverso un imprevedibile processo di ri-significazione e di contatto con il visitatore. Il catalogo non è stato concepito come semplice apparato di supporto ma è esso stesso opera originale ideata e strutturata accuratamente quasi a costituire un pezzo aggiuntivo a quelli della personale. In occasione dellopening la performance del Campanaro (un giovane con due campane suonanti) scandiva le ore e i quarti quasi a guidare la discesa al piano inferiore dove da una piccola vetrata si può scorgere la camera rosa aurorale dentro cui giace una ragazza parzialmente coperta da un panno leggero che allude alla figura dantesca di Beatrice a cui fa riferimento il verso scritto sulla parete tratto dalla Vita Nuova: Nuda, salvo che involta in un drappo sanguigno leggeramente. Ancora una volta ironia e gusto del paradosso provenienti dalla lezione duchampiana si ritrovano nei continui sconfinamenti tra realtà e finzione, come negli slittamenti da forma a parola e viceversa. Nella penombra del piano interrato sono proiettati alcuni “films-opera” tra i quali Terra animata (1965-’67)  ̶  definito presso il MOCA di Los Angeles “a Key-work in the history of Land Art” ̶  anticipatore di quelle tendenze che si svilupperanno oltreoceano dopo il 1970 e SKMP2 (1968, prodotto dalla Galleria L’Attico di Fabio Sargentini) dove Patella agisce come regista e protagonista a fianco di Sargentini, Kounellis, Mattiacci e Pascali. Inoltre lo spazio Lounge presenta una ricca selezione di fotografie dei primi anni Sessanta a documentare la sperimentazione e spesso l’invenzione di tecniche incisorie e di ripresa come l’utilizzo in tempi non sospetti dell’obiettivo fish-eye, della tecnica a infrarosso e della stampa a colori di negativi in bianco/nero.

Luca Maria Patella si configura come un vero e proprio intellettuale a 360°. Un icononauta moderno senza limiti, in grado di negare e rigenerare ogni volta la sua arte senza confini.

Loretta Morelli

Info:

Luca Maria Patella. NON OSO / OSO NON essere
a cura di Alberto Fiz
22 settembre – 17 novembre 2017
Galleria Il Ponte
via di Mezzo, 42/b – 50121 Firenze

Luca Maria Patella, Cosmo di Montefolle, 1985-86, scatola ottica in legno ed altri materiali 46×46,5×36 cm, courtesy Galleria Il Ponte

Luca Maria Patella, Nuda, salvo che involta in uno drappo sanguigno leggeramente, 2017, Dante Alighieri, La Vita Nuova, II, performance ambientale, courtesy Galleria Il Ponte

Luca Maria Patella, Inscripción para el sepulcro de Domínico Greco (Luís de Góngora), cristallo scritto e specchio in cornice dorata, 77×67 cm, courtesy Galleria Il Ponte

Luca Maria Patella,Vaso fisiognomico di Battista Sforza, (1982) 2017, marmo giallo di Siena tornito, 33,5×36 cm Vaso fisiognomico di Federico da Montefeltro, (1982) 2017, marmo verde Gressoney tornito, 34×36 cm, courtesy Galleria Il Ponte

Luca Maria Patella, Le vol entier de Vénus, 1989, due tabernacoli storici lignei intagliati, decorati e dorati, courtesy Galleria Il Ponte


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