La 12esima edizione di PerAspera Festival, rassegna annuale che propone e produce progetti multimediali contemporanei a Bologna e dintorni, è incentrata sul tema quanto mai attuale del corpo, che le nuove tecnologie hanno reso espanso e ultra efficiente, ma anche fragile e ipertrofico. Conteso dai forti interessi economici di corporazioni sempre più invadenti nei confronti dell’intimità della persona e gravato da ingerenze politiche e ideologiche, il corpo è l’espressione tangibile della sensibilità umana, è materia viva sottoposta a incessanti trasformazioni di stato che prova a resistere per continuare ad essere. Gli artisti invitati riflettono su queste tematiche attraverso performance, installazioni interattive, land art, sound art e danza, linguaggi molto differenti tra loro ma in questa sede accomunati dalla volontà di creare esperienze immersive che mettono al centro dell’attenzione lo spettatore, gentilmente costretto a uscire dalla propria comfort zone per confrontarsi attivamente con sé stesso e con gli altri. Le loro incursioni in spazi più o meno deputati all’arte contemporanea ridiscutono l’essenza dei luoghi che li ospitano e affrontano in modo poetico e visionario le varie sfaccettature di un problema complesso che serpeggia sottopelle.
Ha inaugurato la sezione ambientale di PerAspera l’installazione Intreccio dell’artista svedese Ida Bentinger, che si è concentrata su un complesso residenziale di recente costruzione a Monte San Pietro. Piazza Case Bonazzi è una ferita aperta nel cuore del paese: il piccolo borgo sorto attorno a un mulino a pochi passi dal municipio locale è stato raso al suolo per i lavori rimasti incompiuti a causa del fallimento dell’impresa edilizia incaricata e ora si presenta come uno spettrale conglomerato di cemento e sterpaglie in cui è ancora imprigionata l’antica chiesetta tutelata dalla soprintendenza. L’opera dell’artista, un intreccio di fili rossi dall’impronta fortemente organica realizzato con la tecnica del tombolo e del merletto assieme alle donne del paese coinvolte in un workshop rituale, enfatizza e ricuce questo squarcio nel paesaggio materializzando in modo emblematico l’idea, spesso troppo astratta, di “corpo sociale”. L’installazione, portando fuori dalle case il lavoro tradizionale femminile, valorizza il ruolo delle donne nella salvaguardia della coesione di una comunità e le loro potenzialità artistiche.
Di segno totalmente diverso l’installazione The Third Day dell’artista britannico Simon Wilkinson che ha proposto negli spazi di Adiacenze un’esperienza immersiva nella realtà virtuale basata su un racconto (completato grazie ai suggerimenti e alle impressioni del pubblico) incentrato sul viaggio esistenziale di un gruppo di intelligenze artificiali alla scoperta della propria neonata coscienza. I visitatori, armati di mani cibernetiche e di headset VR, hanno avuto la possibilità di fluttuare in un universo dilatato e incerto in cui la musica richiama meravigliosi esseri virtuali in libero movimento. [Per approfondire cliccare qui] Lo stesso artista dal 13 al 15 settembre sarà presente alle Serre dei Giardini Margherita con il progetto BriGHTBLACK. A Unique and Spectacular Moment realizzato in collaborazione con la scrittrice e regista Myra Appannah. La performance, fruibile da due spettatori alla volta su prenotazione, inizia come un videogioco e finisce nel mondo reale: a due sconosciuti verranno assegnati alcune regole, un walkie talkie e una missione da compiere, che sicuramente riserverà loro delle sorprese.
In Variazione #1: S. Velato il giovane Lorenzo De Simone, nella storica cornice della Quadreria di Palazzo Rossi Poggi Marsili, ha messo in scena un dialogo empatico con uno spettatore trasformato a sua volta in performer. Mediatore della loro interazione di sguardi e di gesti, il collage fotografico Who’s the Sinner? di Cecilia Gioria, inizialmente occultato da uno strato di creta e progressivamente scoperto nel corso dell’azione. La coreografia gestuale di De Simone, complessa nell’alternare sguardi magnetici, tenere fragilità e imperiose prese di posizione sul suo corpo, si focalizza nel rapporto con lo spettatore prescelto e tende ad escludere il mondo (e il pubblico) circostante.
Nella conversazione partecipativa Trasformazioni dell’umano, trasformazioni del potere Daniele Donati (professore del Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell’Università di Bologna), Marco Mancuso (critico, curatore e docente esperto di new media) e Flavia Monceri (professore di Filosofia politica all’Università del Molise) si sono confrontati con il pubblico sulle valenze giuridiche, politiche e creative delle trasformazioni del corpo umano in relazione alle dinamiche più aggiornate della contemporaneità. Da questo brainstorming informale è emersa la “scomodità ontologica” del corpo, ostaggio di istanze contrastanti in cui l’individuo sperimenta i limiti del proprio libero arbitrio, la crescente sfiducia in una società impersonale e conservatrice e l’istintiva paura per gli imprevedibili sviluppi di una tecnologia sempre più pervasiva.
Uno dei momenti più emozionanti della rassegna è stato Darkness Session (expanded), performance sonora al buio di Francesco Cigana con Marcello Batelli all’Oratorio San Filippo Neri. Qui gli spettatori, bendati e introdotti singolarmente nella sala principale, da tempo utilizzata come contenitore culturale dalla Fondazione del Monte, hanno intrapreso una vera e propria esperienza sciamanica nel suono e nell’indeterminatezza, sperimentando paure, solitudini e l’invisibile conforto scaturito dalla consapevolezza di avere dei compagni d’avventura nascosti nell’ombra. La partitura musicale, in cui si alternavano percussioni, tintinnii metallici e rumori rielaborati in digitale, costruiva una solida ambientazione sonora, allusiva a una dimensione ancestrale e rituale, enfatizzata dalla raffinatissima regia di penombre che sembrava trasformare l’oratorio settecentesco nel ventre biblico della balena o in un’impenetrabile foresta notturna. Incerti sulla propria collocazione e posizione nello spazio, impossibilitati a vedere la danzante entità musicale che poteva essere in ogni conca di buio, contemporaneamente vicino ma anche lontanissimo, ci si sentiva accolti, letteralmente si percepiva la presenza (del sé, degli altri, della musica).
PerAspera Festival si concluderà il 16 settembre al Cassero LGBTI Center con la performance audio video Do humans dream of electric lions? di S.ee + Jody Ellen e con un dj set a cura di NEU Radio.
Info:
Ida Bentinger, Intreccio, 2019. Piazza Case Bonazzi, Monte San Pietro (BO)
Simon Wilkinson aka CiRCA69, The Third Day, installation view at Adiacenze
Lorenzo De Simone, Variazione #1: S. Velato
Trasformazioni dell’umano, trasformazioni del potere, conversation with Daniele Donati, Marco Mancuso and Flavia Monceri
Francesco Cigana con Marcello Batelli, Darkness Session (expanded)
For all the images: ph. Grazia Perilli – Courtesy PerAspera Festival
Laureata in storia dell’arte al DAMS di Bologna, città dove ha continuato a vivere e lavorare, si specializza a Siena con Enrico Crispolti. Curiosa e attenta al divenire della contemporaneità, crede nel potere dell’arte di rendere più interessante la vita e ama esplorarne le ultime tendenze attraverso il dialogo con artisti, curatori e galleristi. Considera la scrittura una forma di ragionamento e analisi che ricostruisce il collegamento tra il percorso creativo dell’artista e il contesto che lo circonda.
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