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Shirin Moayya. Il caleidoscopico linguaggio della ...

Shirin Moayya. Il caleidoscopico linguaggio della visione

“La pittura è in rapporto sia con l’arte sia con la vita. Io cerco di operare nello spazio che c’è tra l’arte e la vita” Robert Rauschenberg

Esistono opere d’arte capaci di racchiudere in sé un’idea di mondo e di materializzare davanti ai nostri occhi con lucida coerenza la misteriosa intersezione tra la realtà esterna e le nostre percezioni interiori, fissando per un attimo sotto forma di immagine quest’inafferrabile coacervo di pulsioni e reazioni. Poiché noi non vediamo le cose per come sono, ma per come siamo, l’arte è lo strumento più immediato attraverso il quale le nostre rappresentazioni dell’esistenza vengono a galla, anche quando non esistono parole per tradurle in ragionamento o narrazione. L’arte è ciò che sa fare di una soluzione un enigma, è ciò che riesce a trasformare in un inestricabile labirinto anche gli aspetti più banali della realtà, con l’intento di rivelarne gli impensabili retroscena cognitivi ed emotivi.

Il lavoro di Shirin Moayya è incentrato sull’esperienza emozionale e spirituale della realtà, che nelle serie di dipinti Inward Organized (2015-2016) e Human Beings and Forgetfulness (2017-2018) si traduceva in un linguaggio pittorico di matrice espressionista caratterizzato da una forte accentuazione cromatica e da una potente deformazione emotiva dei dati visivi. L’artista assorbe avidamente tutto quello che vede e che vive: qualsiasi cosa può attrarre la sua attenzione ed è sempre alla ricerca di un’innovazione che si esprime come una continua rivoluzione stilistica e come fusione dei più diversi mezzi espressivi. Se nelle sopramenzionate serie di dipinti era solita inserire ritagli di giornale e di altre illeggibili carte, che trasferivano direttamente sulla tela personaggi ed eventi del mondo contemporaneo, nella nuova serie intitolata Mirror Of Fantasy (2019) fa convivere nella stessa opera pittura e fotografia, innestando nella composizione immagini di cose, luoghi e persone che si presentano come surrogati dei frammenti di realtà a cui alludono. Per questo potremmo paragonare tali istantanee decontestualizzate, che conferiscono all’immagine una vocazione quasi scultorea, agli objet trouvé che erano stati tanto cari a Marcel Duchamp, di cui l’artista iraniana stempera la carica eversiva con la sua delicata sensibilità per le sfumature interiori.

Ogni opera di questa serie sembra cogliere un differente universo in scala ridotta, in cui l’accostamento tra figure disegnate e fotografate manifesta una visione labirintica del mondo, attraversata da una sorta di stupore infantile ma capace allo stesso tempo di sgretolare ogni certezza e di sottoporla a una critica chirurgica. L’impianto compositivo è animato da un sistema instabile di equilibri che combina elementi molto distanti tra loro, atti a innescare connessioni perturbanti che mettono in cortocircuito il familiare e l’ignoto, il logico e l’assurdo, la durata e la fugacità, l’illusione e la realtà, la solennità e l’ironia. Shirin Moayya gioca con la differenza di scala e con la percezione sensoriale per provocare un impatto straniante che incita gli spettatori a guardare la realtà da una nuova prospettiva. L’enfatizzazione della banalità del quotidiano, animata da particolari curiosi e contraddittori, quando non apertamente paradossali, è nutrita dai molteplici mutamenti di sguardi con cui l’artista indaga gli aspetti più normali dell’esistenza.

Il viaggio metaforico tra universi paralleli e panorami lillipuziani che propone in Mirror Of Fantasy nasconde in realtà un’indagine a tratti chirurgica tra microcosmo umano e macrocosmo sociale con l’obiettivo di visualizzarne le contraddizioni. Contaminando fotografia e pittura (sempre centrale nella sua pratica) Shirin Moayya sembra cercare una propria personale strategia per ridiscutere la realtà in cui si trova a vivere e per contestualizzarla dal punto di vista storico e culturale. Queste ragioni l’hanno portata negli anni all’elaborazione di un variegato vocabolario espressivo, abitato da immagini che compongono un’inesauribile antologia di mutazioni, supportata da un uso eclettico dei materiali. I suoi lavori sono spazi di interferenza nei quali mette in discussione le abitudini e le attitudini emotive umane attraverso enigmatici montaggi, la cui visionarietà ricorda le utopiche avanguardie cinematografiche degli anni ‘20, dove i vari elementi della visione sono incastonati l’uno dentro l’altro generando aporie che riescono a convivere in una specie di caos organizzato. Ogni movimento appare congelato, come in una coreografia bloccata o in un inquieto sortilegio. La visione è incagliata in un incantamento stranito, cristallizzata in un fermo immagine ventoso che fa pensare all’ambientazione di un sogno lucido in cui i protagonisti non riescono a varcare la porta d’uscita. Le contraddizioni del presente trasformano fisicamente il piano pittorico, che diventa un palinsesto in cui la composizione assurge a metafora della complessità del racconto culturale, socio-politico e storico contemporaneo.

Shirin Moayya sovrappone più strati di immagini come se fossero successive esposizioni del medesimo negativo fotografico, assimilandole alle velature di un colore che ricerca la sua perfezione attraverso lente stratificazioni di pennellate. Nelle sue opere le presenze della quotidianità sono immortalate per il loro valore evocativo e rappresentativo, come se fossero una preziosa collezione di atmosfere e suggerimenti simbolici.  Per questo il risultato finale, nonostante abbia radici nella realtà quotidiana, poeticamente se ne allontana nel tentativo di corrispondere agli inganni della percezione e alle mutevoli incarnazioni dell’immagine mentale. Per questi aspetti l’universo altro dell’artista ha la rara capacità di conciliare uno sguardo disincantato sulle problematiche del presente con un nuovo empatico umanesimo, che approccia la vita con rinnovato entusiasmo e con una genuina curiosità per le molteplici forme in cui il destino può plasmare le caleidoscopiche forme dell’esistenza.

Info:

www.shirinmoayya.com

Shirin Moayya. Amazing From Mirror of Fantasy Mixed Media, Acrylic on Photo, Canvas 2018 - 2019Shirin Moayya, Amazing. From Mirror of Fantasy, mixed media, acrylic on photo, canvas, 2018 – 2019

Shirin Moayya, Good Mood. From Mirror Of Fantasy, mixed media, acrylic on canvas, 2018 – 2019

Shirin Moayya, Route After Death. From Mirror Of Fantasy, mixed media, acrylic on photo, canvas, 2018 – 2019

Shirin Moayya, Limitation. From Mirror Of Fantasy, mixed media, acrylic on photo, canvas, 2018 – 2019

Shirin Moayya, Good Times. From Mirror Of Fantasy, mixed media, acrylic on canvas, 2018 – 2019


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