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Sol LeWitt. Linea, spazio e dimensione

Sol LeWitt. Linea, spazio e dimensione

“L’occhio non vedrebbe mai il sole se non fosse già simile al sole, né un’anima vedrebbe il bello se non fosse bella.” (Plotino, Enneadi)

Regolarità e irregolarità. La ricerca artistica di Sol LeWitt si esprime in un dialogo costante tra queste due dimensioni fondamentali: unità degli opposti.  Arte concettuale, neoplatonica. Ricerca di una forma spaziale e temporale, a partire dall’idea, dal processo mentale. Un’avventura estetica che si articola con straordinario rigore dagli anni Sessanta fino ai Duemila, nel tentativo di esplicitare l’archetipo della visione. Elemento primario di questa indagine la linea, che diventa quadrato, cubo, poliedro, pittura murale, installazione ambientale.

La mostra Sol LeWitt. Between the Lines, presso la Fondazione Carriero di Milano, offre uno spaccato importante sul lavoro realizzato dall’artista americano lungo l’arco della sua vita. Sono ventitre le opere presentate, sette Wall Drawings, quindici sculture e un’installazione fotografica, sapientemente distribuite sui tre piani dello spazio espositivo. Particolarmente interessante è l’angolatura narrativa scelta dai curatori Francesco Stocchi e Rem Koolhaas. Una prospettiva che permette di apprezzare lo stretto rapporto esistente tra l’opera di LeWitt e l’architettura.

Il percorso si struttura attorno a tre poli fondamentali, continuamente dialoganti e interscambiabili: la bidimensionalità dei Wall Drawings, la tridimensionalità delle sculture, la peculiarità spaziale delle sale espositive. Emerge così il senso di una profonda armonia, si avverte il raggiungimento del giusto equilibrio tra emotività e pensiero: si potrebbe forse parlare di una razionalità sentimentale.

Nella Sala 7 si condensa tutto il potenziale visivo e sensoriale che scaturisce dalla mescolanza calibrata e attenta di questi elementi. Il Wall Drawing #51 trasforma la parete d’ingresso in un reticolato di linee azzurre, germinazione prolifica e sottile, soglia spaziale e temporale. Al centro della stanza si manifesta il Wall Drawing #150, un poliedro irregolare, sulle cui facciate sono delicatamente distribuiti diecimila segmenti, ognuno della misura di 2.5cm. Sul lato sinistro si presentano quattro nicchie che ospitano cinque opere di LeWitt, due nella prima e una per ciascuna della altre tre. I lavori così presentati – Structure with Standing Figure, Geometric Figure #9 (+), Complex Form #34, Corner Piece 1 2 3 4 5 6, Geometric Figure #10 (/) – pongono lo spettatore in una dimensione contemplativa, costringendolo a prendere tempo per la fruizione. Tutta la stanza si presenta come luogo di visione e riflessione. Un’esperienza estetica che porta dentro di sé la possibilità di un momento mistico, fatto di silenzio, osservazione e comprensione. Fu infatti proprio Sol LeWitt nel 1969 ad affermare che “Gli artisti concettuali sono dei mistici piuttosto che dei razionalisti. Saltano a conclusioni che la logica non può raggiungere”.
Ѐ questo atteggiamento meditativo che si dovrebbe assumere per apprezzare intensamente la complessità dell’intera mostra. Ѐ necessario uno sguardo paziente e riflessivo, fin da subito, a partire dal Wall Drawing #263 che dà avvio all’esposizione. Opera esemplare, che dischiude il senso dell’operatività creatrice propria dell’artista. Allo stesso modo, muovendosi lentamente, ci si lascia avvolgere dalla forza espressiva creata dalla coabitazione tra il Wall Drawing #1267 e l’Inverted Spiraling Tower nella Sala 3: sensualità della curva e compostezza della struttura geometrica danno vita diversa allo spazio. La scala che collega i tre piani della Fondazione diventa anch’essa luogo di sperimentazione e visione con Wall Drawing #46. Linee ricurve, che non si toccano mai, salgono dal pavimento al soffitto sulla parete di fondo. Nelle Sala 5 troviamo le celebri strutture primarie di Sol LeWitt: bianche, bianchissime, pure e geometriche, capaci di modificare l’ambiente che le accoglie. A fianco sono presentate invece altre tre sculture. Qui l’equilibrio si gioca sia formalmente sia cromaticamente, tra il il giallo, il bianco e il nero.

Salendo nuovamente la scala, sempre accompagnati dal Wall Drawing #46, si arriva all’ultima sala. Si resta colpiti da una sensazione di stupefacente assonanza, proveniente dalla compresenza di fregi tardo barocchi, segni neri a pennarello sull’enorme specchio a parte (Wall Drawing #1104) e la torre geometrica a otto piani (8x8x1). La visione è riflessa, sdoppiata. I motivi del muro sono gli stessi della prima opera in mostra, la torre dialoga idealmente con quella posta nella Sala 3 al piano terra. Alla fine, citando Gombrich, tutto sembra essere ‘a posto’. Il senso è quello di un’unità cercata e trovata, figlia di un viaggio verso l’essenzialità, a partire da un elemento assolutamente primario: la linea.

Andrea Grotteschi

Info:

Sol LeWitt. Between the Lines
17 novembre 2017 – 24 giugno 2018
Fondazione Carriero
via Cino del Duca 4 Milano

Sol LeWitt, Wall Drawing #263: A wall divided into 16 equal parts with all one-, two-, three-, four- part combinations of lines in four directions, 1975

Sol LeWitt, Wall Drawing #150: Ten thousand one-inch (2.5cm) lines evenly spaced on each of six walls, 1972 and Wall Drawing #51: All architectural points connected by straight lines, 1970

Sol LeWitt, Wall Drawing #1267: Scribbles, 2010

Sol LeWitt, Wall Drawing #1104: All combinations of lines in four directions. Lines do not have to be drawn straight (with a ruler), 2003 and 8x8x1, 1989


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