Alberto Scodro. Eocene

CAR DRDE presenta Eocene, mostra personale di Alberto Scodro (Marostica, 1984), scultore e artista ambientale che vive e lavora tra Nove, Vicenza e Bruxelles. La sua ricerca nasce dalla volontà di mettere alla prova lo spazio e la materia esasperandone le tensioni interne e latenti mediante trasformazioni innescate da scambi energetici di varia natura. Padroneggiando una vasta gamma di materiali e le loro proprietà, Scodro fa interagire tra loro sostanze naturali e artificiali per formare sistemi dinamici compositi in stretta relazione con l’ambiente che li accoglie o che li ispira. Ogni opera è l’esito di un processo che stravolge l’apparente quiete degli elementi costitutivi iniziali attraverso una serie di passaggi di stato (fisici, alchemici o concettuali) che costituiscono altrettante fasi di gestazione di una nuova forma visibile. L’artista, affascinato dall’imprevedibilità del risultato finale, vive la pratica scultorea come attesa di un’emersione, unica e irripetibile, che porti alla luce ciò che è sotterraneo e insito nella materia associando lo stato fluido dei materiali incandescenti al luminoso manifestarsi di tutte le loro possibilità e la successiva aggregazione solida alla segreta resistenza che ne consegna intatte al futuro le potenzialità.

Il suo approccio libero e sperimentale asseconda l’andamento degli equilibri che regolano i naturali assestamenti dei materiali e procede in suggestiva analogia con l’evoluzione geologica che ha determinato l’attuale assetto del nostro pianeta e con la misteriosa vitalità del sottosuolo che tutt’ora ne movimenta la superficie. Eocene, l’era geologica in cui si formarono le più importanti catene montuose e apparvero i primi mammiferi moderni grazie all’uniforme e repentino riscaldamento climatico, è anche il tempo mitico di una scultura originaria che preesiste all’uomo e incarna una sorta di metafora a ritroso delle sue capacità inventive. Per questo Scodro, parafrasando l’etimologia greca della parola che intitola la mostra, concepisce un’ambientazione-incubatrice in cui si fondono suggestioni primordiali e residui di contemporaneità come in una nuova alba della creazione.

L’elemento terra è rappresentato dalle sculture della serie Mole, calchi in resina e bronzo dei nascondigli sotterranei delle talpe, architetture ramificate concepite al buio da un architetto cieco la cui modalità operativa richiama l’istintiva fiducia dell’artista nella materia che si trova a manipolare.  All’esumazione dei cunicoli sommersi fa da contrappunto l’indicazione di un’ipotetica conduttura fumaria che perfora il soffitto per lasciar uscire Untitled (Chimney Brush), un raschietto da spazzacamino trasformato dalla fusione in un ricettacolo di concrezioni minerali. La sua presenza, duplicata dalla spazzola gemella liberamente itinerante negli spazi della galleria, rafforza l’omologia tra cielo e terra evocata dall’allestimento in ironica assonanza con il motto esoterico “come in alto così in basso, come dentro così fuori”.
Terra e acqua, pieno e vuoto ritornano in Navigare per terra, enigmatica sorgente nata dalla contrapposizione di due coni ricavati dal calco di una buca e del relativo ammasso di terra risultante dall’estrazione al centro dei quali zampilla una fonte artificiale di ricircolo in una doppia allusione ad un moto circolare che ritorna all’infinito su se stesso.

Lo scorrere del tempo, implicito nei processi di trasformazione e transizione su cui si fonda la poetica di Scodro, è suggerito anche dalle sculture della serie Spring, Autumn e Winter che traggono il loro nome dal periodo dell’anno in cui sono state realizzate. Protagonista di queste fusioni in cui la piastra metallica di partenza è addizionata di polveri minerali, ossidi e colori ceramici è la superficie che catalizza l’incontro-scontro tra i materiali e le rispettive tensioni: ruvida, accidentata, porosa, fragile, vulcanica e cromaticamente ricercata, se vista dall’alto sembra simulare i sommovimenti orogenetici di un continente ancora inesplorato, mentre nel dettaglio evoca la consistenza del corallo o di altri organismi elementari. A conclusione del percorso di elaborazione alchemica che costituisce il filo conduttore della mostra troviamo Spiga d’orata, ibrido di reminescenza dadaista nato dall’improbabile unione tra una spiga di grano e una lisca di pesce in una colata di foglia oro. Fossile mitologico generato dalla convergenza di un invisibile processo linguistico e di una reale fusione di elementi concreti, risolve l’ideale progressione materica scaturita dal ventre buio della terra nel segno della preziosità assoluta e dimostra l’equivalenza e la complementarietà di ogni tipologia di azione che concorre alla realizzazione del prodotto finale.

Assimilando l’attività umana, nello specifico la scultura, al lavorio della natura che incessantemente crea senza scartare nulla, l’artista amalgama nel suo crogiolo materiali grezzi, parole, sabbie, minerali e oggetti quotidiani inutilizzati in una radicale verifica del postulato “ciò che resiste continua a esistere, il resto evapora e diventa parte invisibile del contesto in cui la scultura ha origine”. L’opera quindi, provvisoria aggregazione di forza e materia, trova la sua più profonda ragion d’essere nella costitutiva predisposizione ad assecondare il ciclo della vita e della storia senza potersi mai considerare pienamente compiuta.

Alberto Scodro. Eocene.
28 gennaio – 18 marzo 2017
CAR DRDE
via Azzo Gardino 14/a Bologna

Alberto Scodro, Eocene, installation view, courtesy CAR DRDE, Bologna

Alberto Scodro, Eocene, installation view, courtesy CAR DRDE, Bologna

Alberto Scodro, Untitled Owl#2, 2016, cast sands, glass, iron, oxids, vulcanic stone, 25 x 28 x 28 cm, courtesy CAR DRDE, Bologna.

Alberto Scodro, Wall: Autumn#3, 2015, cast sand, graphite, glass, oxid, 3 x3 x 44 cm. Floor: Untitled (Pile), 2015/16, cast sands, glass, oxid, pigment, epoxy, 18 x 14 x 18 cm


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