Nato nel 1962 a New York, dove vive e lavora, Alexis Rockman rappresenta nella sua opera pittorica (ormai da più di trent’anni) una visione cupamente surreale e apocalittica della collisione tra civiltà e natura: come nei migliori film da fine del mondo, ci vengono dispiegate innumerevoli situazioni dove il contrasto tra la natura e l’uomo è evidente e manifesto. La pittura è di tipo narrativo e, senza voler apparire sminuenti del suo lavoro, a tratti ci pare anche illustrativa: questa affermazione va intesa come una sua innata capacità di scendere nei dettagli, di amore e cura del particolare e di quegli aspetti di verosomiglianza che le istanze espressioniste ci hanno (troppe volte) fatto dimenticare. Possiamo quasi parlare preziosismo pittorico e sebbene ci possa sembrare insolito non è azzardato parlare dell’amore che Klimt aveva per la stesura del pigmento.
Numerosi musei gli hanno dedicato delle personali; ricordiamo alcuni di questi appuntamenti: “Alexis Rockman: Manifest Destiny” al Brooklyn Museum nel 2004; “Alexis Rockman: A Fable for Tomorrow” allo Smithsonian American Art Museum nel 2010;
“Alexis Rockman: The Great Lakes Cycle” (una grande mostra di dipinti, acquerelli e disegni) al Grand Rapids Art Museum nel 2018; mentre nel febbraio 2021, “Alexis Rockman: Shipwrecks”, una mostra tutta di acquerelli, si aprirà al Peabody Essex Museum prima di spostarsi alla Guild Hall nel giugno del 2021.
Il suo lavoro è presente in molte collezioni museali, tra cui segnaliamo il Baltimore Museum of Art; Brooklyn Museum; Museo d’arte Grand Rapids; Museo d’arte di New Orleans; Museo di arte moderna di San Francisco; Smithsonian American Art Museum; Museo Solomon R. Guggenheim; Whitney Museum of American Art.
Ora Sperone Westwater, nella sua affascinante sede di Bowery New York, progettata dalla archistar Foster + Partners nel 2010, ospita, fino al 16 gennaio, una nuova serie di acquerelli di Alexis Rockman, e questa (va sottolineato) è la sua quarta personale in galleria, a seguito del suo esordio (avvenuto nel 1992) con la mostra “Evolution”.
Per oltre trentacinque anni, l’autore ha unito scienza e fantasia con l’intenzione di fornire una visione preveggente e, a volte, apocalittica dello stato ecologico del pianeta. In queste opere più recenti, concentrandosi sul tema dei corsi d’acqua del mondo, Rockman esplora tutti i modi in cui le vie fluviali non solo hanno trasportato persone e materiali, o hanno contribuito alla diffusione di lingue, culture, arte, flora e fauna, religione, ma anche al proliferare di malattie, schiavitù e sfruttamento. Servendo da “autostrade” per l’espansionismo coloniale, la storia della marineria racconta di uno scambio ecologico e antropologico deliberato e inconsapevolmente disastroso, che ha portato a un declino delle popolazioni indigene e all’attuale collasso di qualsiasi ecosistema a livello planetario. Ecco perché questa mostra può essere vista non solo come una narrazione fascinatoria, ma anche come un percorso capace di alzare il sipario su storie confuse e fosche e che confinano nella tragedia, nell’eroismo, nell’umorismo e nella mitologia.
Info:
Fino al 16 gennaio
“Lost Cargo: Watercolors”
con opere di Alexis Rockman
Sperone Westwater
257 Bowery, New York
info@speronewestwater.com
Alexis Rockman, Hoarfrost , 2014, oil and alkyd paint on wood, 111,7 x 139,7 x 5 cm, ph courtesy Sperone Westwater, New York
Alexis Rockman, The Kraken, 2019, watercolor and acrylic on paper, 45,7 x 61 cm, ph courtesy Sperone Westwater, New York
Alexis Rockman, Cham Sculpture, 2020, watercolor and acrylic on paper, 45,7 x 61 cm, ph courtesy Sperone Westwater, New York
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