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Arte: l’antologica di Fernando De Filippi a Lecce...

Arte: l’antologica di Fernando De Filippi a Lecce

Un titolo che invita lo spettatore ad addentrarsi dentro mondi sterminati, spesso però più vicini di quanto crediamo. La mostra antologica dedicata a Fernando De Filippi dal Museo Castromediano di Lecce, aperta fino al 2 ottobre 2020, accompagna così lo spettatore lungo i sessant’anni di carriera dell’artista. Ma Arte non sintetizza soltanto la sua complessa attività di ricerca, rifacendosi a uno degli slogans da lui utilizzati: Arte intende soprattutto far riflettere sul senso che l’artista ha attribuito a questo concetto.

Pochi come De Filippi hanno inteso l’arte come un vero e proprio ideale, e altrettanto pochi hanno riversato in essa, nella maniera più coerente, gli ideali che hanno acceso il loro pensiero. Tutto questo è evidente soprattutto nella prima fase della sua carriera, quando, attorno alla metà degli anni Sessanta, la sua pittura, di chiara matrice Pop, viene ravvivata dalla presenza di icone fumettistiche che rimandano al clima di lotta che imperversa in quegli anni. L’impegno politico è evidente e le opere rivelano subito il coraggio di un’artista nient’affatto timoroso di schierarsi.

Di lì a poco l’urlo della sua Arte alza ulteriormente il volume: agli inizi degli anni Settanta De Filippi si concentra sulla figura di Lenin, e la serie di pitture a lui dedicata, vicina al Realismo di stampo sovietico, testimonia la sua convinta militanza. La riverenza nei confronti del rivoluzionario russo è tale che nel 1974 ne assume addirittura le sembianze: nella serie video-fotografica intitolata Sostituzione De Filippi si trasforma infatti in Lenin grazie alle sofisticate tecniche del trucco cinematografico – questo “non per semplice consenso ideologico”, ma per vivere la persona del politico in maniera “intima, domestica”. Nel 1975 arriva perfino a imitarne la scrittura nelle opere che fanno seguito a Trascrizione (1975), coerente completamento – come afferma lo stesso artista – dell’esperienza legata a Sostituzione. Si tratta di performance che non solo ribadiscono gli ideali inseguiti, ma che pongono al centro della questione la scrittura, il linguaggio scritto, attraverso l’indagine del particolare alfabeto cirillico.

La voce dell’Arte comincia a invadere il mondo circostante. L’onda d’urto si infrange sulle tele, sui video, sulle fotografie e d’ora in avanti sulle parole. Come accade nel 1976, quando l’azione del mare cancella gli interventi di trascrizione che De Filippi effettua sulle rive di Capo Speranza in Sardegna e di Carmague in Francia: in quell’occasione l’indagine si sposta sui rapporti tra segno e parola, tra parola detta e parola scritta. Le frasi derivavano da alcuni testi di Karl Marx, e il tema principale ruotava ancora una volta attorno al significato dell’arte – sostituito poi dal Capitale del filosofo tedesco.

Ma l’Arte di De Filippi non poteva certo fermarsi lì. Già a partire dal 1975 inizia a diffondersi per le strade attraverso slogans apposti su striscioni: le riflessioni sull’arte di Marx ed Engels invadono le vie di Parigi, Bologna, Venezia, New York, Firenze e Milano. Un’operazione Pop di stampo commerciale che serve però a trasmettere messaggi estremamente profondi: il cortocircuito della parola detta/scritta si trasferisce anche sul piano della visione, confermando – come teorizzato un decennio prima da Marshall McLuhan – che “il medium è il messaggio”. Per le Affissioni selvagge di questo periodo – perché non tutte erano autorizzate –  Fernando De Filippi viene considerato uno dei precursori dell’odierna street art: esse infatti “si muovono nella clandestinità, utilizzando la pratica illegale – spiega l’artista – come sarà poi illegale la pratica della street art, tre o quattro decenni più tardi”.

Nei successivi anni Ottanta e Novanta De Filippi abbandona (temporaneamente) “le vesti dell’agitatore sociale” per inaugurare una “parentesi di sosta […] di riflessione”, come scrive in un testo composto per una mostra allo Studio Trisorio di Napoli. La sua Arte torna alle origini, ai miti del Mediterraneo, senza però abbandonare la volontà di dire, di parlare: le parole, in questo caso quasi sussurrate, si perdono tra le onde del mare – ancora una volta – per poi scomparire del tutto. Prendono forma, di contro, le Architetture del mare caratterizzate da un classicistico rigore geometrico, solitarie dapprima, poi popolate da figure mitologiche e infine dagli alberi: “espressione perfetta del mistero della vita”, questi ultimi rappresentano la mente, il “pensiero pensato” che viaggia attraverso i rami di un intricato sistema nervoso. Col passare del tempo gli alberi conquistano a pieno l’artista, imponendosi come unico soggetto delle sue opere: negli anni Duemila si caricano di atmosfere Pop – un rimando a quando tutto ebbe inizio – facendo da sfondo a parole colorate che tornano alla ribalta per comporre una “nuova narrazione”. Ed è infine negli ultimi lavori che l’Arte raggiunge il massimo del suo fragore. Tornano i concetti che hanno caratterizzato da sempre il pensiero dell’artista – Arte, Revolution, Ideologia, ecc. – ma stavolta ardono tra le fiamme del fuoco: un rituale che comporta la loro estinzione – come nel caso del mare che cancellava le parole sulla spiaggia – ma questo serve soltanto a conferire loro una maggiore potenza, una definitiva affermazione.

Dapprima studente all’Accademia di Brera, poi docente nella stessa e infine direttore dal 1991 al 2009 – anno nel quale assume la stessa carica presso l’Accademia di Belle Arti di Verona per poi divenire presidente in quella di Lecce a partire dal 2016: la vita di Fernando De Filippi è sempre stata un fatto d’arte. E quel che segna maggiormente il suo percorso è la tenacia con la quale ha portato avanti la sua ricerca, la stessa che ha contraddistinto il suo impegno politico. L’arte, d’altronde, come sosteneva Germano Celant, non può essere altro che guerriglia.

Antongiulio Vergine

Info:

Fernando De Filippi, Arte
a cura di Brizia Minerva e Lorenzo Madaro, con il coordinamento di Luigi De Luca
4 settembre – 2 ottobre 2020
Museo Provinciale Sigismondo Castromediano, Viale Gallipoli 28, Lecce

Fernando De Filippi, Il vento del passato, 1972

Fernando De Filippi, Testuale. La parola e l’immagine, Milano, 1979

Fernando De Filippi, Vento che parli con voce leggera di foglie, 2006


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