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Banksy. The Art Of Protest al Mudec di Milano

Banksy. The Art Of Protest al Mudec di Milano

La mostra, curata da Gianni Mercurio, si apre con una introduzione storica. Una citazione sul movimento Situazionista degli anni ’50 e ’60 nelle avanguardie artistiche del ‘900, per giungere all’ hommage al Maggio francese del ’68 , citazione dell’autore stesso su un muro di Parigi durante una sua recente incursione.  Si parla della street art come copyleft e dall’effimera esistenza delle stesse opere su muro, così come si afferma negli anni ’80.

Le prime opere di Banksy sono alcune serigrafie in edizione limitata. Alcune da collezioni private, altre dalla Butterfly Art news Collection e da Lilley fine art trader. I lavori originali in copia unica appartengono alla galleria “Artificial” di Antwerp. Esposti circa 80 lavori tra dipinti, prints numerati (edizioni limitate a opera dell’artista), corredati di oggetti, fotografie e video, circa 60 copertine di vinili e cd musicali da lui disegnati e una quarantina di memorabilia (litografie, adesivi, stampe, magazine, fanzine, flyer promozionali)

Banksy porta avanti il senso di una controcultura. Nella strada (come molti writers prima di lui), trova il luogo ideale e si muove in concreta opposizione all’egemonia culturale mass mediatica di televisione, cinema, pubblicità, radio e purtroppo annovero anche le grandi mostre “esperienziali”, in cui nel nome della spettacolarizzazione, viene sottratta al pubblico la visione dell’opera originale.

Il primo e unico lavoro in mostra staccato da un muro è datato 2002. Uno dei primi di una lunga serie di scempi, per cui è noto che le mostre dedicate a Banksy non sono autorizzate dall’artista poichè le opere esposte spesso sono frutto di speculazioni di mercato e sovente sulla pelle di soggetti più deboli, come i palestinesi o esclusi dalla società, come nel caso dei quartieri sottoproletari di New York. In questo senso, le opere in mostra al Mudec cercano di porsi in modo assolutamente rispettoso.

Vi è inoltre il tentativo di mettere in evidenzia in sezioni differenti le tematiche dell’artista: il controllo, il ribaltamento dello stereotipo borghese e della sicurezza innata che esso suscita, l’infanzia negata… Un corto circuito che si crea attraverso l’inserimento, in contesti semplici, di elementi provocatori e anticonformisti. Come ad esempio le anziane inglesi che cuciono scritte Punk su magliette accanto al thè delle cinque o il poliziotto con la faccina “smile” e le ali da angelo che fa chiedere di chi stia garantendo la sicurezza.

Banksy è sempre stato molto attento e attivo nella politica contemporanea. Per l’artista inglese la religione, l’industria bellica, lo sfruttamento del territorio sono elementi che vanno a produrre le logiche stesse di guerra e alcuni lavori esposti ci ricordano la sua netta posizione: come accade per le serigrafie che beffeggiano la guerra sbagliata in Iraq e l’intervento inglese nel conflitto.

In questa sezione iniziale ci sono le opere più iconiche di Banksy: dalla bambina che abbraccia la bomba, a Ronald MacDonald e Topolino che accompagnano per mano la “famosa immagine”, vincitrice del premio Pulitzer della bimba vietnamita bombardata col Napalm.  Dall’elicottero col fiocco rosa, alla portaerei con scritto applausi come se la guerra altro non fosse che un sanguinario reality show. E la morte è lì che ci guarda sorridendo con la faccia gialla dello smile, seduta sul l’orologio del Big Ben. I bambini spesso rappresentati nelle opere sono l’innocenza delusa, ma anche il futuro difficile da immaginare.

E poi ci sono i suoi personaggi, quelli che lo accompagnano dall’inizio della carriera: il ratto, l’animale invisibile che vive nei suburbi urbani, nelle discariche, sottotraccia.  L’essere scomodo e ripugnante che si muove nell’ ombra, diventa simbolo dello street artista. Così come la scimmia, simbolo da un lato dell‘idiocrazia al potere, ma dall’altro anche di un potere (penso alla Scimmia con le sembianze da regina d’Inghilterra) che perpetra se stesso senza nessuna utilità.

Uno spazio è dedicato al mondo del consumismo e delle sue icone. Madonne che allattano bambini da biberon contaminati, carrelli della spesa in mezzo alla savana dialogano in allestimento con Kate Moss come la Marilyn di Warhol, mentre al posto della zuppa Campbell c’è quella low cost della Tesco.  Una serie di citazioni che non esulano dalla comune cultura occidentale che vogliono condurre il nostro sguardo e il pensiero molto oltre l’ironia, per aiutarci a capire il profondo vuoto dei saldi di fine stagione di un mondo globalizzato, in cui fondamentalmente i valori umani si sono invertiti con quelli commerciali.

Piacevole e ben allestita anche la sezione sulla musica. Alcune collaborazioni ufficiali dell’artista con etichette musicali (e coi Blur), l’intervento performativo in 500 libretti nei CD di Paris Hilton venduti nella grande distribuzione, fino alle citazioni pop-cult di “pulp fiction” o il cane di Keith Haring al guinzaglio nella serie “Choose your weapon” del 2005. Un video aiuta ad entrare in modo più profondo nel mondo di Banksy, nei suoi temi, attraverso delle interviste, immagini di mostre passate, di suoi lavori e il racconto del parco giochi “Dismaland”.

Una esposizione che non presenta le opere di Banksy che altrove hanno creato forti polemiche, poiché come detto sopra derivano da speculazioni di mercato e non certo da guadagni legati all’artista stesso o alle sue scelte.

Credo quindi che possa essere una mostra che cerca di rispettare la visione del mondo che egli ci vuole raccontare attraverso le sue opere, tralasciando delicatamente il contesto di un mercato contemporaneo sempre più aggressivo, le cui dinamiche emergono benissimo dal docufilm “Banksy does New York” in vendita on line e al bookstore del museo.

La sezione finale raccoglie in alcune vetrine una serie di memorabilia e una piccola area dedicata al “The Wallet off Hotel”, albergo nato a Betlemme nel 2017 su un’idea dell’artista. Conosciuto anche come l’hotel con “la vista peggiore del mondo” sul muro della vergogna, voluto da Israele per isolare ancora di più i territori palestinesi. Con questo hotel – fatto allestire e decorare da alcuni amici e da Banksy stesso – egli ha voluto porre l’attenzione su un problema storico che da alcuni anni non suscita più l’intessere mondiale, poiché è cambiata la geopolitica. Questo hotel ha creato un turismo da attrazione artistica, poco attento alla situazione, il che rende difficile capire se i lavori di Banksy fanno bene o male alle aree in cui sorgono, ma resta il fatto che aiutano a parlarne in modo concreto.

Banksy è – al di là del caos del mercato che crea – tra i più grandi artisti contemporanei con una sua narrazione sull’oggi, sui problemi del nostro vivere nel mondo. Il suo lavoro non esula mai da temi scomodi e attuali, usando un linguaggio delicato, profondo, incisivo ma a primo sguardo facile, divertente, iconico che parla al senso comune del nostro contemporaneo.

Ed è un artsita che difficilmente si può chiudere in un museo, per vedere le sue opere l’unica soluzione è visitare quel che resta nei centri urbani in cui sono state create!

Ero molto pensierosa prima di visitare questa mostra. Premetto che seguo Banksy da molti anni e su Juliet siamo stati i primi a pubblicare un articolo su una rivista di settore in Italia sull’artista di Bristol. Anche con qualche riserva – considerato che l’artista non segue, né approva, né sostiene le monografiche a lui dedicate – voglio invitarvi a visitarla (costa 14 euro) perché con rispetto, si pone l’obiettivo di far conoscere a tutti questo geniale artista.

Chiederei solo al Comune di Milano una riflessione importante sul fatto che se ottiene un indotto dalle mostre di street art, sarebbe opportuno smettere di arrestare e perseguire gli street artisti della città.

Alessia Locatelli

Info:

http://www.mudec.it/ita/banksy-mudec-milano/

Banksy, Love Is In the Air (Flower Thrower), 2003 Limited edition screenprint 50 x 70 cm Butterfly Art News Collection  Credito fotografico: Butterfly Art News Collection

Banksy, Donut Chocolate, 2009, cm 56 x 76, Serigrafia su carta, Collezione privata Milano Credito fotografico: © Photo Marta Carenzi

Banksy, Girl with Red Balloon, 2004, Limited edition screenprint, 66 x 50 cm, Butterfly Art News Collection, Credito fotografico: Butterfly Art News Collection

Banksy, Rat and Heart, 2015, cm 52,5 x 57,58, pittura a spray e emulsione su tela, Collocazione: Artificial Gallery, Antwerp, Credito fotografico: © Artificial Gallery, Antwerp

Banksy, Rude Copper, 2003, cm 57,5 x 42, Serigrafia in edizione limitata, Butterfly Art News Collection Credito fotografico: Butterfly Art News Collection


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